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Cultura

SIGNOR SOTUTTO

MASSIMO LODI - 14/09/2018

 

Che Mauro Della Porta Raffo avrebbe scritto, prima o poi, un dizionario enciclopedico, era prevedibile. Perché davvero -se non sa tutto, com’egli asserisce- certamente sa molto. Moltissimo. E ha fatto bene/benone a riassumere in tre volumi e un’appendice una parte, credo proprio solo una parte, delle sue riflessioni, dei suoi giudizi, delle sue (finanche) profezie su cose e persone. E poi confessioni, invettive, ricordi. L’opera magna consta di migliaia di pagine, verrà presentata lunedì 17 settembre alle 17.30 al Salone Estense di Varese, ne argomenteranno Claudio Bonvecchio, Giorgio Dell’Arti, Gianfranco Fabi, Cesare Lanza, Antonio Padellaro, Silvio Raffo, Memo Remigi, Francesco Salvi. Ma altri ancora, perché tra il pubblico s’assieperà una fitta schiera d’amici illustri, e consumati compagni di vita dello scrittore. Bendisposti a regalargli una chiacchiera volante.

Scrittore soltanto, poi? Ma no. Mauro è assai di più. Un indagatore genuino/fanciullesco della vita, un curioso di dettagli, un appassionato di nuove e sempre più avvincenti imprese. Ne ha compiute molte, con fortune alterne. E però sempre con entusiasmo intatto. È questo, anni fa, ad averlo spronato all’avventura della summa grondante d’erudizione che ora va a offrirci, intitolata “Nel mentre il tempo si va facendo breve”.

E sì, la vita s’accorcia e le ombre s’allungano. Ma il piacere di gustarne i sapori no. Eccoli qua, distribuiti secondo l’umore momentaneo, l’interesse puntuto, la verve del frangente storico. Con una caratteristica fondante e una promessa mantenuta nel viaggio storico e narrativo: la scelta sorprendente, il brillìo espositivo. Giri le pagine, leggi, impari, non t’annoi. Anzi, sorridi divertito a cogliere l’imprevedibile. Ma guarda, a questo non avevo pensato. A quest’altro neppure. A quello là, poi. È il segreto di Mauro, non a caso divenuto negli anni una penna dotta/arguta ricercata dai direttori di giornali, un conferenziere facondo, un autore televisivo gettonato. Eccetera. Migliaia di articoli, decine di libri, milioni di parole. Ecco, le parole. La parola. Un fantastico giocattolo, a saperlo usare. Lui lo sa usare e se ne compiace in ogni circostanza. Sicché accade un fatto semplice: se la voglia di conoscere e la bizzarria nell’individuare il tema prendono l’autore, la probabilità d’intrigare chi legge si alza considerevolmente. È accaduto sempre, con Mauro. E continuerà ad accadere.

Inutile spendere cenni biografici sul personaggio, così noto da non meritare elenchi di titoli (articoli e libri) firmati e di medaglie giornalistico-letterarie ricevute. Piccolo orgoglio locale: è un varesino da oltre settant’anni, e ci tiene a sottolinearlo. Una nota a margine dell’opera: la dedica ai nipoti Giulio e Tommaso. Il giudizio su presente e futuro: pessimismo disincantato. Perché la sfiducia verso una malinterpretata democrazia prevarica ogni altro sentimento. Per finire: complimenti al meticoloso annotatore di eventi, personaggi, situazioni, pensieri e tant’altro che troverete nell’opera richiedibile all’indirizzo mail mdpr1@libero.it

Qui di seguito due aggiunte che tali non sono. La prefazione di Vittorio Sgarbi (chapeau, maestro), e la prima voce del dizionario che ne conta un imponente numero. Volutamente il testo di Sgarbi è scritto in minuscolo, come l’intera opera. Forse per evidenziare la maiuscola figura dell’autore, Nostro signore della nozione, obbediente al demone del sapere e dello sbalordire insieme.

L’ultimo e imprevedibile poligrafo è mauro della porta raffo.ha pochi, ma considerati, corrispondenti; e io ho il privilegio di essere uno di questi.mi arrivano suoi messaggi nei quali mi trasmette un sapere capriccioso, imperioso e sconfinato.egli si manifesta su qualunque argomento, specie se peregrino, e sa che in me trova ascolto:“il movimento animalista debutta al colosseo, dove i leoni mangiavano i cristiani. giusto!”dopo tanti lampi chiede un’epigrafe:“caro vittorio, sarà pronto ad ottobre il mio ‘incontri e secessioni. dizionario enciclopedico’.all’incirca milleseicento pagine articolate in oltre novecento voci.non ti chiedo di leggerlo (sarebbe bello).mi piacerebbe, però, poterlo introdurre con qualche tua parola che mi riguardi. che ne dici?magari, puoi cercarla adesso, al volo.grazie.mauro”.devo introdurre, dunque, non quello che leggo di lui, ma quello che suppongo. poco dopo mi invia le sue considerazioni su ‘siccità, sciamani e sangue dalle vene’.poi ritorna sulla terra e, aleggiando, scrive:“sto raccogliendo firme per aumentare i vitalizi.sei con me?”delizioso provocatore.so di averlo vicino per qualunque battaglia impopolare.scrive:“hanno sperato in mille che contrada morisse.è riuscito a restare vivo.che fregatura!”.della porta raffo di me si fida.e mi confida pensieri impertinenti e spettinati. sa che i nostri concetti si incrociano e si attraversano, e che io sono popolare anche quando dico cose impopolari.e questo lo eccita e lo indispettisce.così, oltre alla introduzione (questa), mi chiede anche consigli (per un libro che non mi ha mandato e che posso soltanto supporre, intercettando il mio pensiero per trovare il suo) e suggerimenti per il titolo:

“credo che il titolo ‘giusto’ per l’opera monumentale – il mio ‘dizionario enciclopedico’ – che sto finendo (che invero non dovrebbe mai finire, ma mi costringerò a farlo) considerando il fatto che vado verso i settantaquattro anni, sia ‘nel mentre il tempo si va facendo breve’.

il riferimento, utilizzando le parole colà a ben altro tese – non devo certo dirtelo – è alla ‘prima lettera ai corinzi’ di paolo di tarso.ti piace?”.io gli rispondo, laconico:

“non troppo”.lui reagisce subito, tentando un’inutile resistenza:“posso chiederti il perché?”rispondo subito:“troppe parole.è terribile il ‘nel’.meglio: ‘il palazzo non finito’ e, ancora: ‘note per il tempo breve’, o: ‘appunto per l’eternità provvisoria’.anche ‘si va facendo’ è insopportabile.un buon sottotitolo potrebbe essere: ‘dizionario per il tempo breve’.per il titolo invece: ‘non c’è più tempo’, o: ‘il libro estremo’, o: ‘alla fine del tempo’”.della porta prende tempo per pensarci, e ritorna a paolo di tarso, proponendo: “il tempo ormai si è fatto breve”.io ribatto:“meglio: ‘dizionario per il tempo breve’.‘si è fatto’ è da frocio drogato”.questa è la nostra corrispondenza sul libro che non ho letto, ma che posso intuire, divinare.anche meglio.così, quando lo leggerete, confermerete le nostre affinità, le nostre concordanze, le nostre corrispondenze.se leggerete queste mie parole vorrà dire che gli sono arrivate in tempo (il suo ultimo messaggio allarmistico è di domenica 3 settembre:“caro vittorio, consegno al grafico domani alle sedici il mio ‘dizionario enciclopedico’.spero davvero – tengo molto ad averla – di ricevere oggi la tua prefazione. un saluto e un abbraccio”).io continuo a brancolare nel buio, pur essendo illuminato come lui e da lui.ma ormai è passata una settimana (siamo al 10 settembre) e, della porta, non ha avuto risposta.è deluso, irritato, disilluso.in fondo, l’introduzione se la meritava.mi scrive soltanto con sobria amarezza:“grazie.mauro”.sarcastico?sconfortato?indispettito?ecco: la prefazione c’è.

Vittorio Sgarbi

***

abierto’ ‘open’

‘aperto’, in italiano.questo il significato del vocabolo inglese ‘open’ (fra l’altro, usato da andre agassi come titolo della sua autobiografia).in campo tennistico, è dal 1968 che i maggiori tornei sono in cotal modo denominati.fino appunto al 1968, essendo riservati ai dilettanti ed escludendo i professionisti, non erano ‘open’.tutti (sembrerebbe), da subito, si sono adeguati all’espressione.si parla quindi e pertanto di ‘open’ d’italia per quanto riguarda gli internazionali di roma, d’australia parlando della competizione organizzata a melbourne, di francia a proposito del roland garros, di ‘us open’ trattando di flushing meadows e via elencando.fanno però eccezione i tornei in programma nei paesi di lingua spagnola.colà, ‘open’ semplicemente non esiste.ogni campionato è invece ‘abierto’!

 

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