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Incontri

PRETE ARLECCHINO

GUIDO BONOLDI - 14/09/2018

solbiatiNon finisce di sorprendere la creatività di don Piergiorgio Solbiati, sacerdote di Santa Romana Chiesa, che ci offre un terzo libro, con il quale continua il dialogo con i lettori sul suo tema preferito: l’identità del sacerdote.

Dopo che nel 2016 era stato pubblicato “Un prete superfluo” e nel 2017 “Almeno lasciatemi le favole”, l’anno in corso ha visto la pubblicazione da parte di Pietro Macchione editore di “Un solo padrone”, sulla cui copertina un Arlecchino pensoso riflette, come fa don Piergiorgio, sul segreto della propria esistenza.

“Sono una sorta di Arlecchino che ha rimediato per la sua nudità alcune pezze di diverso colore per una identità nuova” (pag. 172).

Dove è andato a cercarle queste pezze di diverso colore ?

In una storia bimillenaria, quella della Chiesa, entrando in dialogo con uomini appassionati di Cristo e del mondo, dai primi secoli fino ai nostri giorni, uomini con un tratto comune: “ho scelto come compagno di cammino chi ha pagato in solido la propria identità sacerdotale” (pag 167).

Leggendo il libro di don Piergiorgio anche il lettore incontra così una folta schiera di personaggi: Origene, Alipio e Agostino, Arialdo con Landolfo ed Erembaldo, il popolo degli Umiliati, Giovanni della Croce con suo fratello Paco, Antonio Rosmini, Charles de Foucauld, Teilhard de Chardin con Léontine Zanta, Jean Danielou e Columba Marmion.

A ognuno di loro è dedicato un capitolo, introdotto da una citazione tratta dalla Lettera agli Ebrei, il cui tema è costituito dal sacerdozio eterno di Cristo, del quale ogni ministro consacrato partecipa. Così ogni capitolo offre al lettore la possibilità di seguire l’autore nella sua immedesimazione con tutti questi compagni di cammino: “Attraverso questi testimoni sono stato accompagnato ad essere partecipe di Cristo” (pag. 172).

Ogni capitolo termina con una riflessione sulla identità del sacerdote: colui che attualizza Gesù, che vive la fraternità, che parla in modo franco e schietto, che riconosce i carismi, che vive la croce, che è innamorato della verità, che desidera stare solo con il suo Signore, che è appassionato dello Spirito ed anche della materia, che è missionario, che vive il silenzio.

 Come dopo il dialogo incalzante con Charles de Foucauld, quando don Piergiorgio annota: “Padre Carlo nell’immensa solitudine del deserto è sacerdote. Abbassa le mani e prende dalla terra l’umanità per rappresentarla, alzando le braccia, al Creatore. Sta come il Figlio di Dio che si fa uomo nella vita ordinaria della gente per ascoltarla e condividere gioie e dolori, salute e malattia… Entra nel linguaggio della gente rendendo accessibile la Parola. Incontra l’amore di un uomo e di una donna per renderlo fecondo, fedele ed eterno. Siede al capezzale di un infermo per fargli sentire che, anche se andasse per una valle oscura, c’è una presenza sicura in attesa di poter sedere a mensa con il Signore. Muore con il desiderio che qualcuno continui la missione, spera nel chicco di grano che messo nella terra farà germogliare e crescere la spiga” (pag. 112-113)”.

 Ciò che rende particolarmente interessante per tutti, anche per i non sacerdoti, il libro di Don Piergiorgio Solbiati, è il respiro di una esperienza presente illuminata dal passato, non solo il proprio passato, ma quello di tutta la Chiesa.

Ho letto proprio in questi giorni un passaggio di don Giussani sull’importanza del senso del passato, che mi ha fornito una chiave di lettura di “Un solo padrone”. “Ciò che caratterizza l’uomo, immediatamente e clamorosamente, di fronte alla realtà animale, è il senso del passato, che è segno che tu sei capace di uscire, di essere libero dal presente e di abbracciare ciò che stava prima…è nell’istante presente che si gioca la rivalutazione di tutto il passato, ma la ricchezza, il contenuto, il materiale della libertà viene dal passato”. (La convenienza umana della fede, pag. 122-123).

Arlecchino sacerdote, servo di un solo padrone, che abbraccia nel suo donarsi passato e futuro, spirito e materia, cielo e terra, offrendoli al Padre in Cristo.

Come scrive San Paolo nella prima Lettera ai Corinti: “Tutto è vostro, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro. Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”.

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