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Apologie Paradossali

CINA PIÙ VICINA

COSTANTE PORTATADINO - 28/09/2018

cinavaticano(S)  Non è un mistero che l’annuncio dell’accordo Vaticano-Cina ha suscitato molti interrogativi, non solo tra i cosiddetti tradizionalisti, in particolare per la vaghezza della comunicazione, la segretezza  contenuto e la sua  chiara  provvisorietà. Per essere il frutto del lavoro diplomatico di un decennio e più, sembra ben poca cosa.  È noto che la diplomazia vaticana tratta con tutti, ma non cede facilmente.  In questo caso invece…

(C) Aspettavo un chiarimento, ma non in tempi così brevi. Mi stupisce che proprio il il Papa in persona, nella tradizionale intervista concessa sull’aereo di ritorno dall’Estonia abbia affermato che le nomine saranno del Vaticano. Un’affermazione apparentemente perentoria, in contrasto con la riservatezza del comunicato ufficiale, da cui traspariva, come unica certezza, la ‘validazione’ delle consacrazioni episcopali illegittime dei vescovi ‘patriottici’.

(O) Perché dici ‘apparentemente’?

(C) Perché trovo poco  convincenti gli esempi storici che il Papa riferisce nella stessa intervista. Li riporto direttamente da Avvenire: “Poi noi dimentichiamo che in America Latina, grazie a Dio questo è superato, per 350 anni erano il re del Portogallo e della Spagna a nominare i vescovi e il Papa soltanto dava la giurisdizione. Noi dimentichiamo il caso dell’Impero austro-ungarico: Maria Teresa si è stancata di firmare la nomina dei vescovi e poi dava la giurisdizione al Vaticano. Grazia a Dio questo non si ripete. Questo con i cinesi è un dialogo su eventuali candidati. La cosa si fa in dialogo, ma nomina Roma, nomina il Papa. Questo è chiaro.”

(O) Ancora non capisco, il Papa dice che  quello cinese è un accordo migliore.

(C) I casi sono molto dissimili.  Allora dialogavi con sovrani cattolici, che avevano un certo legittimo interesse alla nomina, visto il potere politico-sociale dei vescovi; ora il potere dello Stato in Cina è senza dubbio assoluto, ispirato ad una ideologia ostile al cristianesimo e interessato a regolare tutti gli aspetti della vita dei suoi cittadini. Non è fantasioso il sospetto che da parte cinese si pensi di guadagnare un controllo maggiore sui cristiani, eliminando la ‘ necessità’ di una Chiesa clandestina.

(S) Che se si ricostituisse sarebbe dichiarata scismatica da Roma e sarebbe energicamente perseguitata da Pechino con il beneplacito romano. Il partito ci guadagna sicuramente, la Chiesa non so.

(C) Nell’intervista il Papa afferma. ” Quando si fa un accordo di pace o un negoziato, ambedue le parti perdono qualcosa.” Forse è giusto evidenziare  quello che si guadagna in cambio; della Cina ho detto, credo che la Chiesa cattolica possa guadagnare molto di più: una grande libertà di apostolato e di missione. La Cina di oggi non è quella delle Guardie Rosse, è guidata da un pragmatismo moralistico, di stampo quasi più confuciano che marxista, non si sente più minacciata dalla potenza militare americana e può affrontare pragmaticamente i temi politici come quelli economici, quelli civili come quelli religiosi. Sa che oggi anche un’eventuale crescita dell’influenza della Chiesa, oggi irrisoria, non sarebbe una minaccia controrivoluzionaria.

(O) Potrebbero essere tolte, di conseguenza, misure antireligiose assai restrittive come la proibizione di dare un’educazione religiosa ai minori di diciotto anni?

(C) Non lo sa nessuno, forse nemmeno i negoziatori. Credo proprio di no, al massimo potrebbe essere allentata, di fatto, l’applicazione poliziesca di queste misure. Come  credo che i vescovi, vecchi e nuovi, non alzerebbero troppo i toni contro l’aborto e il controllo delle nascite o la pena di morte. Si tratta di trovare un giusto equilibrio che consenta ai cinesi, specialmente ai giovani,  di poter liberamente cercare risposte convincenti ad una esigenza di spiritualità che si afferma quanto più ci si libera dai bisogni materiali più stringenti.

(S) Il tuo ottimismo non è condiviso  da chi in Cina  ci è stato molte volte e continua a studiarne gli sviluppi. Tu sei fermo a Matteo Ricci, grande, ma remoto. Ricci pensava che l’ostacolo da superare fosse in parte culturale e in parte politico. Si adeguò giustamente sul piano politico per poter dimostrare il valore  culturale umano del cristianesimo, sperando di introdurre in un secondo lo specifico religioso. Ma non sono bastati tre secoli. Poco miglior risultato fecero nel XIX secolo i protestanti, al seguito di mercanti e colonialisti. Il fatto è che i cinesi, meglio, l’etnia Han che ne costituisce il 92 % (e il 20% di tutta la popolazione mondiale) ha sempre dimostrato, nel corso della storia, una grande capacità di assimilare altri popoli, senza, al contrario, farsi assimilare. Lasciatemi il dubbio che anche in questa circostanza il risultato sarà il medesimo.

(C) Sono convinto che il desiderio dei papi, non solo di Francesco, fosse quello di superare la divisione tra chiesa patriottica e chiesa obbediente a Roma.  In particolare papa Francesco deve aver voluto applicare la sua direttiva fondamentale: non lottare per difendere uno spazio, ma avviare un processo. Quindi questa scelta avrà bisogno di tempo, di molto tempo, di andare oltre anche ai prevedibili primi insuccessi. Questa è la sfida lanciata alla Cina  della Repubblica Popolare, ma non è dissimile dalla sfida lanciata all’agnosticismo occidentale, altrettanto dominante nell’altra metà del mondo. Questo è senza dubbio il senso della missione delle Chiesa, portare Cristo come salvatore, non una particolare civilizzazione, nemmeno una teologia o una morale.  La positività delle conseguenze dipenderà solo dalla fedeltà all’origine.

(S) Sebastiano Conformi  (C) Costante  (O) Onirio Desti

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