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Cara Varese

CERCASI BELLA GENTE

PIERFAUSTO VEDANI - 05/10/2018

Raimondo Fassa, sindaco di Varese dal 1992 al 1997

Raimondo Fassa, sindaco di Varese dal 1992 al 1997

Non provoca rigurgiti di nostalgia della vecchia Lega Nord l’esito della marcia su Roma di Salvini in nome e per conto di una Lega italica tesa oggi al recupero degli emarginati di tutto il Paese.

Tra i quali, sia pure relativamente ad altre situazioni, possiamo annoverare certamente gli abitanti del Nord Ovest di Lombardia, cioè la nostra gente, che ha visto promettere di tutto e di più e ha dato fiducia a personaggi che avevano inventato l’onda verde del miracolo politico e sociale. Facendo così accettare ai meno avveduti il sogno di un futuro basato anche su indicazioni di una civiltà che aveva già concluso la sua storia anche per uno spessore culturale modesto.

A confondere un tantino impressioni e prospettive di chi non aveva aderito, con il voto, all’onda verde, fu il primo sindaco leghista d’Italia, Raimondo Fassa, insediato a Palazzo Estense.

Notizie riservate provenienti da fonti istituzionali parlavano a noi cronisti di una scarsa propensione amministrativa di Fassa, già collaudato in alcune attività gestionali e di controllo in ambito provinciale. Fassa fu invece una piacevole sorpresa: umanamente più che gradevole, sensibile, colto e di proverbiale dirittura sorprese i cronisti che fecero fatica a non scordare il grido di battaglia dei capimanipolo leghisti: viva il nostro passato, via i terun dalle case popolari, via i magistrati meridionali da palazzo di giustizia. Inviti ai quali sarebbe seguita anche la cacciata degli “scrittori del Sud”, ovvero i giurati del premio letterario dedicato a Piero Chiara.

Da perfetti rozzi come lo sono da sempre gli appassionati di squadrismo, ignoravano che erano nordisti due giurati su quattro, che si trattava comunque di notevoli personaggi, inoltre il premio poteva contare su una star letteraria molto nota e amata come Nanda Pivano, genovese, che in Italia aveva fatto conoscere meglio a tutti Hemingway ed era vicina al grande cantautore Fabrizio De Andrè, ligure come lei.

A queste uscite Fassa non poté replicare, tentò di riassestare il Premio Chiara che poi il Comune avrebbe incredibilmente abbandonato; e da anni oggi va forte come azienda culturale di livello nazionale essendo stata rianimata da personaggi preparati come Oldrini e Roncoroni.

Fassa sindaco diventò un personaggio positivo, l’altra faccia della Lega bosina, e fu invitato anche negli Usa. Era un gentiluomo, una compagnia gradevole per tutti, fu un sindaco di successo che però… divorziò e si ritirò dopo avere, per una tornata elettorale, rappresentato in Europa la Lega.

Avremmo avuto altri sindaci leghisti, Attilio Fontana oggi governatore di Lombardia fu sempre e comunque un signore come Fassa, ma come il suo giovane predecessore è stato sempre frenato dal partito e dagli alleati di Centrodestra che di Varese e del Nord Ovest di Lombardia si ricordavano solo per le elezioni, in particolare per aiutare amici, a noi estranei, senza mai avere attenzione per i problemi del territorio.

Salvini tra i meridionali oggi ci sta a meraviglia e per loro farà molto. Varese però alle ultime elezioni ha sbattuto la porta in faccia ai vecchi padroni, ma non ha voluto partecipare alla rivoluzione a favore dei pentastellati, era bastata loro la ventennale fregatura dei lumbard, i quali se non altro hanno migliorato la composizione delle loro squadre dell’agone civico.

Confrontare e giudicare passato e presente di Palazzo Estense in ordine a una attività complessa come la gestione della città non è corretto, si può accennare a qualche orientamento. Per esempio

la giunta progressista di Palazzo Estense non ha ancora affrontato a fondo il problema dell’assistenza sanitaria pubblica, non si è mossa come istituzione con decisione a fronte di clamorose situazioni negative al Circolo e all’Università. Perderà l’autobus non difendendo i cittadini, non ponendo con il piglio giusto all’attenzione del consiglio comunale la reale situazione della nostra sanità. Uno stallo, una connivenza politici? Forse, dal momento che il PD nazionale al governo per anni ha sottratto miliardi alla sanità delle regioni. Anche in Lombardia la sinistra è stata zitta nonostante l’attività di sfascio del settore da parte del Centrodestra.

Oggi si continua a ignorare una situazione che inciderà duramente sulle famiglie più deboli, sulle cure degli anziani, sull’istruzione dei nostri giovani che vorrebbero diventare medici.

Ed è inspiegabile anche che a Milano il nostro territorio abbia mandato non esponenti del piccolo mondo antico sognato dalla squadra Bossi, ma giovani intelligenti e ben preparati come Emanuele Monti, presidente della commissione sanità della regione, che nei giorni scorsi ha sottolineato la positività del trasferimento dell’ospedale di Angera dall’ambito gallaratese al nostro. Se questi sono i passi vittoriosi della riforma sanitaria siamo a posto.

A Monti la nostra città suggerisce una visita non annunciata, silenziosa e seria, alle nostre strutture sanitarie e alla gente che con grandi sacrifici le fa funzionare. Una visita senza accompagnatori premurosi e interessati. Tempo fa in un ospedale dove a volte vengono rinviati, per affollamento di posti letto, interventi importanti, ci fu un’ ispezione e tutto fu splendore e tranquillità, sconosciute anche le barellaie.

Ecco noi crederemo ancora nella politica, nella bella gente che la fa con spirito di servizio; saremo tranquilli e avremo il massimo della fiducia nel Consiglio comunale e in Monti e Fontana quando ospedale e Università saranno di nuovo un accettabile riferimento anche per la parte più debole e meno fortunata della intera comunità.

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