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Noterelle

A PASSEGGIO NELLA NOSTRA STORIA

EMILIO CORBETTA - 05/10/2018

natureÈ stata vissuta una bella esperienza da parte dei varesini appassionati della natura e della bellezza che in questi primi giorni dell’autunno hanno avuto la possibilità di visitare i fantastici parchi delle ville delle nostre contrade che hanno generosamente aperto i loro cancelli. Hanno potuto approfondire la storia del nostro territorio studiando le architetture delle eleganti abitazioni adagiate sull’ondulata orografia che caratterizza il paesaggio dove abbiamo la fortuna di vivere il nostro quotidiano.

È stato bello unirsi agli altri visitatori, tutti molto carichi di entusiastico civismo, e ascoltare i racconti delle guide incaricate, che illustravano le caratteristiche delle numerose essenze arboree presenti in questi parchi e giardini; è stato bello ammirare i sapienti accostamenti di colore degli alberi e dei fiori, udire le notizie riguardanti le storiche famiglie protagoniste, notizie raccontate con profondo rispetto della privacy, e rivivere gli eventi dei secoli che ci hanno preceduto. A dir la verità in certi borghi si è andati molto più lontani nel tempo, come ad esempio a Velate caratterizzata dalla presenza dei resti delle sue torri, di cui alcune risalenti ai secoli dei romani, mentre in altri la voce narrante ci ha condotti in eventi non a tutti noti, anche perchè certi visitatori venivano da fuori città.

Il momento più prezioso di queste visite è stato l’accomunare tante persone nello studio, nel gustare lo spettacolo stupendo di questi alberi, i loro colori, come detto, il loro portamento, il loro svettare nel cielo, il loro radicarsi nel suolo, il loro spontaneo riprodursi, la loro simbiosi con l’uomo, il reciproco adattarsi nell’atmosfera, il loro filtrare l’ossigeno, ed anche il reciproco terminare.

Affascinante l’unirsi in comunità nel meditare la storia, le sofferenze, la genialità di scelte e di volontà, di risoluzioni di problemi, di risposte ad avversità. Valutare tutti assieme il mutare dei modi di vivere, di dare risposte a quello che certe generazioni chiamavano “fortuna”, altre destino, altre ancora provvidenza.

L’altro aspetto prezioso è stato il confrontarsi con momenti di storia dell’architettura. Ogni edificio ha una sua originalità, un suo essere progettato, una sua singolarità estetica nell’essere collocato nella scenografia del paesaggio, un apparire discreto in certi casi oppure un esplodere spettacolare nel verde globale del nostro grande anfiteatro, dell’ampia valle che va dalle Prealpi ai sette laghi, alla presenza più lontana ma importante delle maestose vette Alpine.

Queste visite di giusta apparente lentezza, impregnate di momenti meditativi sull’azione dell’uomo, positiva ma talvolta anche negativa, sul vivere della natura che si adatta, o contrasta o subisce le decisioni di questo protagonista umano che mostra spesso grande saggezza nel suo agire, ma anche momenti di dabbenaggine, talvolta di follia, d’azione suicida o di speculativa aggressività, sono state lezioni di educazione per persone di tutte le età, di tutte le espressioni culturali della nostra società.

Il vivere la spettacolarità dei parchi o dei più piccoli giardini, di angoli di servizio, di scorci panoramici, di scenografie limitate e intime ma anche improvvisamente immense, capaci di precipitarsi nell’ampiezza di un paesaggio troppo superbo nella sua suprema bellezza ma anche in certi punti violato dalla oltraggiosa, brutale vista dell’opera edile di anni recenti, opera pur necessaria alla vita ma troppo spesso speculativa, sottolinea il contrasto con l’epoca della ricerca romantica, della scena dolcemente riposante, meditativa e, diciamo pure, talvolta ostentante sfacciata ricchezza.

È lezione di vita il contrasto col ruggito dell’industria, ora attenuato da inopinate crisi, della trafficata città, della fumosa atmosfera dei motori che rispondono alla fretta di molti, amanti del rombo, della velocità, del rumoroso volare. Ha fatto anche meditare lo scoprire spazi con residui di orti che parlano dell’evolvere dell’antica attività agricola della nostre terre, ma anche dei momenti drammatici dei così detti “orti di guerra”, in certi punti invece intelligenti rimedi alle violazioni provocate dalle esplosioni dei bombardamenti dell’ultima guerra.

In sintesi: non è stata un’esperienza rivolta solo all’estetica, ma un rivolgersi nel bello verso la storia della vita passata nelle nostre contrade, ed un invito a valorizzare quanto ci è stato donato.

Chicca finale di questa manifestazione gli incontri serali sempre in parchi, questa volta pubblici, con la lettura a tappe dell’Isola del tesoro.

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