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Attualità

PRIMA GLI EGOISTI

LUISA NEGRI - 19/10/2018

riaceLa vicenda di Riace, culminata nella decisione giudiziale degli arresti domiciliari per Il sindaco Lucano, si è tramutata in pochi giorni, e proprio mentre scriviamo, addirittura nell’obbligo per lo stesso di lasciare il suo paese. La parallela, precedente decisione ministeriale di spostare altrove gli ospiti stranieri si è a sua volta modificata nella ‘sollecitazione’ ad andarsene.

Non importa se l’invito appare rivolto persino a famiglie con bambini, da tempo accolti dal sindaco e dai residenti allo scopo di integrarli e far rinascere insieme un paese ormai abbandonato dai nativi.

L’ inquietante notizia si accompagna a quella riguardante la scuola di Lodi, città a conduzione leghista, dove alcuni bambini sono stati lasciati senza mensa: perché i genitori, che non riuscivano a coprire l’aumento dei buoni pasto, non avrebbero provveduto a esibire a tempo debito un certificato sulle proprie condizioni economiche, da richiedere in patria e, per evidenti motivi, difficilmente ottenibile.

Il pretesto ha permesso anche di separare al momento del pasto i bambini solventi dagli insolventi che hanno consumato i panini preparati a casa in un’altra sala.

I due incredibili episodi hanno sollevato giusta indignazione da molte parti.

Perché le motivazioni messe avanti da chi ha deciso non sembrano umanamente, moralmente, civilmente giustificabili in sé: tanto più a fronte delle evidenti conseguenze che toccano da vicino creature già in profonda difficoltà.

Nel primo caso l’attacco a Lucano e il suo obbligatorio allontanamento si configurano come un duro ostracismo che porterà alla vanificazione di un progetto nobile e intelligente, che ha già dato risultati concreti di integrazione: e che dovrebbe invece far scuola in un Paese in cui è noto a tutti che esistono (anche sul nostro territorio ne conosciamo diversi) interi paesi destinati a morire. Sono tutti, al contrario, potenziali luoghi di accoglienza dove far rivivere case abbandonate e mestieri artigianali che si stanno perdendo nell’indifferenza di chi vanta da sempre l’ importanza di mantenere vive tradizioni e radici.

Si teme di essere sopraffatti dagli stranieri ma si lasciano morire case un tempo abitate, paesi immersi in siti bellissimi, dove l’aria è pulita e un buon vivere sarebbe possibile. Lo si fa per egoismo, paura dell’altro, ignoranza e miopia culturale.

Nel secondo caso, quello di Lodi, le stesse mamme dei più fortunati, indignate per il trattamento umiliante inflitto ai bambini stranieri, hanno provveduto a raccogliere la somma di denaro utile a coprire le spese della mensa fino a dicembre. E hanno pregato tutti coloro che hanno aderito, raggiunta la somma desiderata, di non inviare più nulla. Un atto che dimostra intelligenza e umanità, praticità e capacità organizzativa, generosità e correttezza, meglio, per usare una parola un po’ in disuso, onestà.

Queste le doti espresse dalle mamme di Lodi e da quanti hanno deciso di aderire mettendo assieme sessantamila euro nel giro di poche ore. Ma allora non è poi così difficile venirsi incontro e cercare di capirsi, di darsi una mano, sollevare chi ha bisogno dall’angoscia.

“È una vergogna -ha commentato Matteo Renzi, incalzato da nervosi e impazienti giornalisti nel corso di una intervista a ‘casa’ Floris,- non dare la mensa a un bambino: ci sono valori che valgono più dei sondaggi. E salvare una persona in mare ė meglio che vincere le elezioni”.

Qui sta il punto. Si potrebbero citare altri episodi di cieca intolleranza e xenofobia, e spesso si sfocia anche nel ridicolo: che dire della chiusura entro le 21 dei “negozi etnici”?

Le vicine elezioni europee inducono certi politici, non solo in Italia, a cercare di guadagnarsi il consenso dimostrando severità e intolleranza nei confronti dei soliti capri espiatori, cioè stranieri, profughi fuggiti dalla miseria, inseguiti dalla guerra, dalle violente persecuzioni politiche e religiose. Che già hanno sofferto in patria, o negli spostamenti drammatici, umiliazioni subite nell’anima e nel corpo.

Cosa ancora più triste che al centro di queste manovre politiche a pagare siano soprattutto sempre loro, i bambini: scacciati da case e luoghi che hanno dato loro momentanea accoglienza e speranza, costretti ad altre diaspore e angosce, al rischio di nuovi respingimenti, e delle insidie e delle trappole che gli occhi e i cuori turpi dei trafficanti sanno intravedere, appena le vittime sono di nuovo allo scoperto.

Sono stati loro, i bambini, nel corso della storia, a soffrire per primi e a pagare per tutti il salato prezzo delle storture degli adulti: quanti minori nati degli anni quaranta non sono cresciuti, non sono mai diventati adulti per colpa di una politica folle?

A proposito del caso di Lodi è intervenuta anche la senatrice Liliana Segre, scampata all’olocausto.

“Un bambino scartato ne risente per tutta la vita. E come fanno a tornare a casa dai loro figli e guardarli negli occhi quelli che hanno messo da parte i bambini con la scusa che manca un timbro?”.

Ad Auschwitz c’è un paio di scarpette rosse in cima a una montagna di migliaia di scarpe di bambini. Che hanno terminato la loro innocente corsa dietro un filo spinato, o davanti alla bocca di un forno.

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