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Apologie Paradossali

L’IO, LA REALTÀ

COSTANTE PORTATADINO - 19/10/2018

ego(S) So che Onirio si è particolarmente preparato per completare l’illustrazione degli autocomandamenti secondo e terzo, in modo da completare il parallelo con quelli che nel decalogo sono fondamentali, in quanti rivolti direttamente a Dio, come doveri, direi, costitutivi del rapporto religioso. La prima domanda è: sono altrettanto costitutivi nei confronti dell’IO?

(O) Comincio col ripeterli: 2) Cercherò di far nominare il nome del mio Io sempre e dovunque. E 3) Festeggerò le Mie feste con tutte le mie forze. Rispondo: certamente sì, anzi sono forse ancora più stringenti e impegnativi nei confronti dell’IO di quanto non lo fossero quelli cristiani nei confronti di Dio. Almeno nella prassi corrente, in apparenza. Sembra facile non cadere nell’idolatria, non bestemmiare e solo questione di educazione, andare a messa la domenica non è così impegnativo, un’ora scarsa tra il sabato pomeriggio e la domenica sera si trova, almeno nelle feste principali …

(S) A Natal, Pasqua e Capodan, van in gesa anca …

(C) i bravi tusan! Lascia che Onirio sviluppi l’argomentazione, senza buttarla in ridicolo.

(O) In realtà la battuta di Conformi non si distacca molto da quanto sto per dire. Mentre la religione ebraico-cristiana ha la peculiarità di prescrivere un’adorazione incondizionata del Dio unico, le varie forme d’idolatria antiche e contemporanee propongono uno scambio reciproco tra il fedele e la divinità: ti offro le mie preghiere, la vittima, il denaro e tu mi assicuri la salute, l’amore, il successo, eccetera. Ma oggi, forse più che nel vecchio paganesimo, nemmeno l’idolo è più al centro, è stato scacciato dall’IO. L’IO non ha più nemmeno la necessità di chiedere, pregando; pretende, pagando. Non prega Venere per avere l’amore o Esculapio per la salute o la Fortuna: compra la prestazione sessuale, la medicina o il biglietto della lotteria e si aggrappa alla manovella della slot-machine. Ma questo e quant’altro può desiderare è frutto della sua libertà e delle sue capacità.

(C) Quindi possiamo allargare il senso del secondo auto comandamento dal desiderio di fama al successo.

(O) Questo intendevo. E vedete subito quanto questi primi autocomandamenti siano impegnativi, faticosi, direi tirannici, rispetto a quelli cristiani. L’impegno all’autorealizzazione non conosce né limite, né misura. Una volta che l’IO ha preso questo impegno con se stesso non troverà mai pace, perché ogni meta raggiunta non sarà altro che la base di partenza per una nuova sfida. Chiamo questo sentimento ‘la lotta infelice’, in un certo senso è una lotta contro se stessi, che richiede sacrifici, rinunce ed energie ben più grandi del riconoscimento della inarrivabilità del divino, che si manifesta nella proibizione della bestemmia,

Così, la santificazione della festa, che significa essenzialmente posporre i propri progetti, ma anche, nella legge ebraica, l’uso dei servi e persino degli animali, al culto del divino, si rovescia nel suo opposto, ogni festa, vacanza o fine settimana, diventa il tempo privilegiato della realizzazione di sé, in quello che abbiamo di più caro, ma che, purtroppo diventa spesso un’altra catena.

(C) Quindi, se ho ben capito, identifichi nella libertà il punto dolente della condizione umana. Se viene staccata da una tensione religiosa, diciamo verso l’alto per intenderci, e da una identità comunitaria, diciamo in orizzontale o verso l’altro, la libertà ripiegata su se stessa non produce soddisfazione, ma ansia da prestazione.

(S) L’inarrivabilità del divino è meno frustrante di quella dell’IO per se stesso. Una bella fregatura per l’IO.

(O) Cerchiamo di vedere il lato positivo: per la società questa ‘lotta infelice’ costituisce comunque una risorsa, in quanto spinge le persone ad essere attive e produttive, per sé e di riflesso per tutti. Nessuno è in grado di vincere facilmente e con piena soddisfazione la propria sfida contro se stesso, quindi cerca nuovi aiuti: Qualcuno riscopre i legami familiari tradizionali, altri ne scopriranno di nuovi: il meccanismo dell’incontro si rimette in moto.

(C) Ma se lo scopo della festa diventa la propria autocelebrazione, c’è bisogno tuttavia di spettatori davanti ai quali esibirsi, nella propria potenza o, al contrario nella propria bontà, quindi il movente resta sempre l’affermazione dell’IO e il risultato finale la creazione di un rapporto di disuguaglianza. Badate bene, non mi spaventa il fatto che le persone abbiano talenti differenti e destini più o meno fortunati, tra loro. Non penso che né Dio né la società debbano essere dei livellatori economico-sociali. Anche personalmente sono più felice se qualcosa di mio, poniamo questo articolo, viene lodato piuttosto che lasciato cadere nell’indifferenza. Tuttavia non mi rassegno ad ammettere che questo sia sufficiente ad accontentarmi, vorrei poter dire a me stesso prima che a qualsiasi altro, che ho scritto una cosa vera e fatto una cosa giusta o bella, qualcosa che sia giusto o bello in sé e non per la convenienza che me ne possa venire.

(O) Devi ammettere, Costante, che non puoi definire, né dare per scontato questo ‘vero’ o ‘giusto’ o ‘bello’, cui ambisci. Resta chiuso nel mistero dell’essere, che nemmeno il comandamento ebraico, quello del Sinai, svela. Lo chiarisce il percorso del popolo d’Israele e lo ribadisce Gesù: il Primo comandamento è: ‘Amerai il Signore Dio tuo con tutto te stesso’. Il rapporto con Dio è stabilito dalla coscienza dell’IO, non da una norma o da una purità legale, cioè da qualcosa di estraneo all’io stesso. Questo supera ogni possibilità di contrapposizione dell’IO, ma senza annullarlo. Al contrario, quando il pensiero irreligioso contemporaneo annuncia la morte di Dio per liberare l’uomo, non si accorge che questa ‘liberazione’ dell’IO lo abbandona a brancolare in un vuoto di significato.

(C) Questo ci porta a concludere che i primi tre autocomandamenti dell’Io non possono essere adempiuti senza generare una insostenibile e sofferenza.

(S) Avete ambedue idee belle e buone intenzioni, ma vedremo le prossime volte, se reggeranno la prova della realtà, quando dovranno confrontarsi con i rapporti verso il prossimo, laddove la distanza tra i comandamenti divini e gli autocomandamenti dell’IO, vedrete, si allarga di molto e la facilità del loro adempimento e la soddisfazione umana andrà nella direzione dell’IO.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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