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Noterelle

FANFARONI

EMILIO CORBETTA - 19/10/2018

gattovolpeSembra che a noi italiani piaccia essere imbrogliati, essere presi in giro, tanto che vien voglia di usare un termine più figurato, più scurrile, ma molto forte per definire questa situazione. In effetti nel nostro linguaggio, e ci limitiamo alla Lombardia, abbiamo una bella collezione di modi di dire che sintetizzano efficacemente ed in modo colorito questo evento, detto imbroglio in linguaggio “per bene”, ma che sembra sedurre quei bonaccioni d’ italiani. In effetti abbiamo più d’una decina di detti riguardanti le “imbrogliate” che vengono accettate o subite in molti modi; per esempio accettate con indifferenza (dai superficiali e pigri), subite con rassegnazione (dai pazienti), accettate con piacere (dagli stupidi), accolte per errata interpretazione (dagli ignoranti) o per incapacità di difesa (dai deboli), ricevute con sdegno (dagli arrabbiati,che qui si fermano) e infine non accettate da chi ha indignazione (il cittadino vero che civilmente reagisce). Comunque sia, l’imbroglio prende consistenza per azione di certi politici (fortunatamente non tutti) che sfruttano l’onda del loro successo, inquietante in questi tristi anni, sparando fanfaronate e che quindi possono essere definiti fanfaroni.

Abbiamo a che fare con personaggi senza cultura, o al massimo con una cultura da bar, che urlano sentenze e annunciano decisioni sulla vita degli italiani, senza preoccuparsi delle conseguenze delle loro dichiarazioni, che possono scatenare crolli sui mercati dell’economia e –cosa ben peggiore- immani sofferenze su poveri esseri umani indifesi.

Abbiamo detto “senza preoccuparsi” …ma in effetti l’espressione non è ben precisa. Non possono preoccuparsi perché hanno incapacità di autocritica. Convinti che le loro idee siano assolute, originali verità si comportano con supponente sicurezza. Trasudano ignoranza da tutti i pori della loro pelle, come evidenziato dalle banalità dette. E se vengono buttati loro in faccia i risultati negativi, come tutti i politici scaricano la colpa sugli altri. È l’Eur che li odia, sono le agenzie di rating che marciano contro, sono gli studiosi economisti che li vogliono perdenti, e così via. Classico discorso paranoico.

Questi “fanfaroni” sono più manifesti in certi lati del quadro politico, ma sono diffusi po’ in tutti i partiti. Abbiamo il tipo logorroico, che spara parole su parole che frastornano l’ascoltatore, convinto d’essere simpatico, d’avere molta empatia, ormai lontano dagli ideali del suo partito; tanto sicuro del valore della sua personalità, si lede da solo proponendosi dimissionario se non realizza le sue proposte e le fallisce! Poi c’è quello che sembra in apparenza saccente, tutto vestito da bravo figliolo, che non sa comprendere il ruolo affidatogli dai votanti e confonde le sue volontà con quelle dei cittadini. Abbiamo il villano roboante dal facile insulto, abile a dipingere come criminali inermi esseri, definibili “morti di fame”, giunti per disperazione nelle nostre terre. Abbiamo il ricco imprenditore che finge di sacrificarsi per il popolo mentre invece è abile a far leggi “ad personam” con l’aiuto di spietati sinistri avvocati. C’è il fanfarone acculturato, insegnante universitario, abile rullo compressore che spiana verbosamente gli avversari politici. Ci sono numerosi libero professionisti che si creano vantaggi nelle loro città sedendo in parlamento a Roma: quest’ultimi non sono ignoranti, ma catalogabili nella categoria dei furbi o meglio dei “furbetti”. Abbiamo le politiche carine, freddine, impeccabili nell’aspetto, che parlano pulitino ma anch’esse di dubbia cultura. Ci sono anche numerose brave bambine che “parlano ma non hanno attaccato nulla”, ossia in milanese “g’an tacà nagot”. Abbiamo le bellocce che vanno in parlamento con abiti che esaltano la loro attraente femminilità, ma insultano l’austerità che dovrebbe avere il luogo. Abbiamo poi tantissimi che hanno fatto della politica la loro professione, dimentichi che la politica è dono per gli altri e non mezzo per fare carriera. L’elenco potrebbe andare avanti ma tutti, pur con le loro personali sfaccettature, sono classificabili nella categoria dei fanfaroni.

Tutti normalmente brillano per esser “parolai”, mancanti di capacità di sintesi, nella convinzione che la politica sia un gioco di parole con scarsi o assenti contenuti e pochi o nessun fatto.

E gli italiani? Come detto, vivono felici in attesa di ricevere in dono le micidiali promesse elettorali a cui hanno abboccato, dimentichi che ci sono leggi non scritte ma che hanno come fondamento la matematica che, come enunciato da un popolare detto, “non è un’opinione” e che, quando viene violata, crea da sempre quelle spaventose crisi economiche che impoveriscono i poveri e fanno trionfare i già ricchi.

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