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Cara Varese

BRAVA GENTE

PIERFAUSTO VEDANI - 26/10/2018

L’manoera elettronica tende ad allontanare lentamente dal contesto umano generale le fasce che, per problemi generazionali, culturali – a volte anche di semplice comunicazione – non ricevono adeguati stimoli da novità, magie ed eventuali utilità, che accompagnano la diffusione dell’impero del web, di questa rete che è in espansione travolgente, un razzo sui quali balzano a milioni, a cominciare dai giovanissimi.

Il problema è serio addirittura per qualche continente, non certo in Europa e tanto meno in Italia dove però l’arrivo della Rete sul piano dei rapporti e delle sensibilità inevitabilmente provoca qualche scollamento culturale e a volte anche sociale se ci riferiamo agli ambiti familiari.

A me sembra per esempio che sentimenti e attenzioni di una età lontana, ma è poi soltanto quella di ieri, stiano scomparendo a causa della turbinosa irruzione nella società dell’impero elettronico. Da tutto il mondo news e idee e proposte scaricate a migliaia sul web e troppe volte portatrici di falsità, di idolatrie, di malevolenza e di irresponsabilità,. Tutte però presentate e indicate come inno alla libertà.

Molto appunto ci sarebbe da discutere in tema di libertà e giornalismo, una professione la nostra che per essere esercitata richiede l’iscrizione a un Ordine, come succede ai professionisti di numerose categorie. E sopra di noi c’è una legge penale che ci punisce severamente quando deragliamo. Io ho sempre rispettato il mio Ordine, sono stato alle regole, ma avrei preferito che a rappresentarci e a tutelarci sarebbe stato più efficace un sindacato molto forte, rigoroso, comunque sempre rispettoso delle leggi e di un papà saggio come l’Ordine, organo di indirizzo e di confronto.

La Rete oggi accoglie come se fossero giornalisti attendibili cittadini che esprimono pareri e giudizi a volte insultanti,Poi accade che se un direttore ”tradizionale” è lontano dalla sede per giustificati motivi e il giornale esce con una notizia inattendibile, a venire querelato e condannato è l’innocentissimo direttore, impossibilitato a essere in sede.

Un sindacato forte e libero non avrebbe permesso che entrasse in vigore una norma inaccettabile.

Noi in provincia riusciamo ancora a rispettare regole auree della nostra professione, si cerca sempre di controllare che cosa ci sia dietro una notizia anche tranquilla, poi non manca qualche birbone, soprattutto in politica, che si fa avanti, ma non si fanno tragedie.

Ci piace soprattutto avere attenzione anche a piccole storie e tradizioni di uomini e pure di animali che ci ricordano il mondo buono della nostra brava gente. Si cerca l’atmosfera giusta, la serenità di momenti indimenticabili, si pensa a come poter essere utili alla comunità ricostruendone la piccola storia fatta di una semplicità e di una partecipazione destinate a essere solido riferimento.

E alla grande crescita di una nuova cultura che i tempi richiedono si risponde spesso trasformando in letteratura vera memorie, racconti, situazioni raccontate o cantate anche in versi nella lingua di casa nostra.

Noi a Varese abbiamo avuto e abbiamo scrittori e poeti di rara sensibilità che ci fanno rivivere, divertendoci o commuovendoci, i tempi di una comunità ancora in fasce, ma giù ricca di acutezza e sensibilità nel valutare i momenti più diversi della vita.

La gioventù odierna ho l’impressione che cerchi nuovi canoni in tutti i campi ed è disposta a grandi evoluzioni che sembrano tali ma poi alla prova dei fatti vanno verso il naufragio.

Un tempo le semplici unioni erano anche atti di coraggio, attestazioni di non condivisione delle nobili regole del matrimonio cristiano.

Oggi non si parla più di marito e moglie, ma di compagno e compagna. Potremmo avere l’impressione di essere sotto un regime staliniano se ai tempi di Baffone il matrimonio, sia pure ateo, non fosse stato una cosa seria. Già, Stalin, quando fallivano i suoi piani economici quinquennali, se ben ricordo ci faceva scappare qualche fucilazione.

Oggi con la possibilità di una simile procedura anche gli affamati fans dei comici diserterebbero Roma.

Mi sono sposato nel 1961, non sono un cristiano esemplare,ma dopo 57 anni di matrimonio io e mia moglie ci addormentiamo tenendoci per mano. Come fanno tante coppie di vecchietti come noi. Alle giovani coppie di compagni porto rispetto per la loro scelta che però non condivido.

Tanto rispetto e un augurio: di ritrovarsi tra anni e anni nei semplici, delicati, commoventi versi che un nostro grande della poesia dialettale, Natale Gorini, ha dedicato alla moglie.

VURETT BEN
Andà fo a guarda bass dul pugiò
par vidé quand te vett
Tira indré ul cantun di tendinn
par vidé sa te rivat
Scultà i pass in su i scàar
par sentì s’hinn i tò
Scultà, da nott, ul respiir
par sentì sa te dormat
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