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Attualità

UN ANGELO TRA NOI

MANIGLIO BOTTI - 02/11/2018

angelicaSe esistono gli angeli sulla Terra, una ragazza malata di fibrosi cistica morta alcuni giorni fa dopo un aspro combattimento con la malattia durato 26 anni – Angelica Angelinetta, proprio così, di nome e di fatto – era uno di essi, e se n’è andata come dopo avere portato a compimento una missione.

Ai suoi funerali, svoltisi nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Dongo c’erano più di duemila persone, stipatesi all’interno della chiesa, sul sagrato e sulla piazza. Amici, tantissimi, i molti conoscenti dell’Alto Lario, altri provenienti da tutto il Nord d’Italia, i sacerdoti che nel corso del loro ministero si sono avvicinati a lei e al suo sorriso, i medici che l’hanno avuta in cura.

Perché Angelica era un angelo. Nonostante le sofferenze patite, fino alla fine, ha sempre avuto il coraggio di sostenere gli altri malati, soprattutto i bambini, di invitare i sani a essere presenti e a aiutare e a superare le paure – chi possiede la salute, soleva dire, è padrone del mondo – con un motto fortissimo e semplice: l’Amore sovrasta ogni cosa.

Un anno e mezzo fa, dopo stagioni di ricoveri e di cure, Angelica era stata sottoposta al trapianto dei polmoni: “Io – aveva scritto dopo essere entrata nelle liste per il trapianto – davvero sto facendo e dovrò fare tutto questo? Davvero dovrò affrontare un intervento lungo una giornata intera? Riuscirò a sopportare il dolore? Riuscirò ad avere pazienza? Riuscirò ad aspettare la chiamata ogni giorno e cercare di stare serena? Riuscirò a essere abbastanza forte per le persone che mi amano? Quando ho deciso di darmi questa seconda opportunità di vita (…) l’ho fatto con la consapevolezza di avere il coraggio e la grinta che servono per affrontare tutto. La speranza di potercela fare è pari alla forza che ci sto mettendo per far sì che tutto vada come desidero. La mia voglia di vita è tanta. Sono certa che riuscirò e che vincerò ma non posso nascondere tutta la paura che ho dentro”.

La battaglia di Angelica – un anno e sei mesi dopo l’intervento – non è stata vinta. Ma le sue parole coraggiose e “normali”, i suoi messaggi, il suo comportamento sono lì a dimostrare invece che la guerra probabilmente si può ancora vincere.

Angelica era una ragazza molto bella e semplice; aveva studiato – si era laureata in mediazione linguistica – è stata fino all’ultimo una testimonial importante sia nell’ambito della Fondazione Marzotto sia della Lega per la lotta contro la fibrosa cistica. La Marafibrositona – una marcia benefica organizzata da Angelica e da alcuni amici nell’Alto Lario svoltasi nel mese dello scorso settembre – aveva portato nelle casse delle due associazioni qualcosa come 85mila euro, tanti erano stati i partecipanti, tra cui il cantautopre comasco Davide Van de Sfroos, anch’egli suo estimatore e amico. Angelica, che stava combattendo le ultime giornate della sua battaglia terrena, era su una sedia a rotelle.

La fibrosi cistica è considerata la malattia rara più… diffusa nel mondo. È una malattia genetica, ereditaria dunque. I portatori sani, anche in Italia, sono milioni. E quando si incrociano due portatori sani – che spesso nemmeno sanno di esserlo – c’è una possibilità su quattro che il bimbo nasca malato.

In Italia nascono ogni anno più di duecento bambini malati. La malattia colpisce più organi, ma non tutti i pazienti nello stesso modo. Anche se per quasi tutti i danni più gravi si registrano a carico dell’apparato respiratorio.

Non esistono cure definitive, per il momento. Ma la scienza medica e delle terapie, nell’ultimo quarto di secolo, ha fatto passi da gigante. Negli anni Cinquanta e Sessanta un ragazzo colpito dalla fibrosa cistica non arrivava al liceo, oggi la media di vita può toccare i quaranta, quarantacinque anni.

La ricerca continua. E anche la solidarietà è importante. “Trovo la forza in chi vive la mia stessa situazione”, scriveva Angelica “la guerriera”, come amava definirsi. “La trovo in chi la ha già vissuta o in chi la vivrà, la fibrosi cistica crea nei malati un legame fortissimo in cui uno è l’esempio dell’altro. Siamo tutti compagni di vita e le parole di conforto, l’aiuto, gli occhi che sorridono sbucando fuori dalle mascherine sono fondamentali”.

Angelica, il nostro angelo che per adesso è tornato lassù, per il modo in cui è vissuta dando forza e fiducia agli altri, ci è riuscita. Se dovessi rinascere, aveva detto nella sua testimonianza a Rai2, vorrei rinascere con la fibrosi cistica, altrimenti non diventerei mai la donna che sono.

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