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Garibalderie

TERNO ALL’OTTO

ROBERTO GERVASINI - 02/11/2018

leggirazzialiSe si è affetti da malattia inguaribile, il progressivo avanzare del tempo può portare a conseguenze paradossali. Così, se il Dna ha segnato irrimediabilmente una naturale predisposizione per l’ironia ed il sarcasmo si può arrivare a distruggere con una bella risata cose serissime e tragicissime. Sta volgendo a ingloriosa fine questo terribile 2018. Terribile per noi italioti, per le nostre prospettive future, stando a quelle già tragicomiche e quotidiane. Lungi dal fermare il declino lo stiamo ben sollecitando con volitive pedate nel culo.

Gli anni con finale 8 nella conta sono stati a volte sconvolgenti. Non son mancate, nel frattempo, le “celebrazioni”.

 Si è iniziato con le primavere dei popoli europei del 1848 e la prima sommossa a Vienna; son seguite le cinque giornate di Milano, col vecchio forcaiolo Radetzky in fuga; le sommosse a Palermo, a Napoli, in Toscana; la Repubblica a Venezia con Tommaseo e Manin; la Repubblica Romana dei briganti, Mazzini e Garibaldi, ed il papa Pio IX in fuga a Gaeta.

Si commemora la grande tragedia della Grande Guerra del 1915/1918: seicentocinquantamila morti, due milioni e settecentomila invalidi. Trento e l’amatissima Trieste si unirono finalmente all’Italia, a carissimo prezzo, avendo avuto la possibilità di riaverle gratis da un impero asburgico ormai comatoso ma deferente verso l’imperatore prussiano.

Trascurato forse è stato il 1968, anno di svolta nel costume, per i diritti civili, per le nuove frontiere. Cosa rimane oggi di tutto questo? Nella cultura degli italiani nulla. Siamo troppo ignoranti.

È stato come il cacio sui “macaroni”: sono state ricordate tragicissime ricorrenze, opere sublimi del regime fascista avallate dalla monarchia sabauda. A Trieste, nel settembre del 1938, Mussolini annunciava alla piazza “ nera di folla” mobilitata in tutta la Regione, l’entrata in vigore delle leggi razziali in quanto l’ebraismo mondiale era un nemico irriducibile del fascismo. In realtà si è arrivati a ricordare i tragici fatti con un anno di ritardo rispetto al R.d.L. 880 del 19 aprile del 1937, “Sanzioni per i rapporti d’indole coniugale tra cittadini e sudditi “ di chiarissimo stampo razzista, riguardante i rapporti tra cittadini italiani e sudditi delle nuove Colonie dell’ Africa Orientale italiana. Già il titolo della legge potrebbe tenere sei colonne in prima pagina di un giornale satirico come il glorioso MALE ed oggi del VERNACOLIERE, con tesi ed appendici sanzionatorie nel caso di copulazioni coniugali su alberi di banane piuttosto che sulla groppa di cammelli in corsa lungo la direttrice dall’Asmara ad Addis Abeba, contromano e bendati. In realtà, tragicissima cosa, si trattava del cosiddetto “ Madamato”, cioè del divieto di unione coniugale tra italiani e africani, con severa sanzione: da uno a cinque anni di carcere. Nel 1937 il fascista governatore dell’Eritrea vietava agli italiani e agli altri bianchi (?) di abitare nei quartieri abitati dagli indigeni. Il fascista governatore della Somalia vietò ai cittadini metropolitani,sempre nel 1937, di frequentare esercizi pubblici gestiti dai sudditi delle colonie. I metropolitani non potevano viaggiare su autocarri (?) in promiscuità coi sudditi delle colonie. Vietò di trasportare i sudditi su autovetture in servizio pubblico da rimessa o da piazza guidate da autisti nazionali metropolitani, norma che un napoletano aggirerebbe in meno di un secondo, scambiando autista con passeggero, intelligentemente, ma i metropolitani non potevano trasportare con sé alcun suddito delle colonie, anche con l’auto privata, forse neanche legato sul tetto, con la suocera.

La ciliegina arriva con la Legge 13 maggio 1940 n. 822: “Norme relative ai meticci”. Per la mentalità fascista il meticcio è un ibrido inferiore al bianco ma, fantastico, inferiore anche rispetto alla “razza autoctona pura” del genitore africano.

Nel testo della legge “Sanzioni penali per la difesa del prestigio della razza” del 1939 si prevedeva un inasprimento delle sanzioni per i sudditi coloniali che commettevano reati nei confronti di cittadini italiani metropolitani. Anche per i cittadini italiani metropolitani che commettevano reati nei confronti dei sudditi delle colonie era previsto un inasprimento delle sanzioni penali, ma un po’ meno. Ahahahah. Questo nel Paese di Cesare Beccaria.

Allora, l’albero darwiniano, è assodato da ricerche sul DNA e gruppi sanguigni, nasce in Africa e poi colonizza il pianeta Terra, prima l’Europa e poi l’Asia, circa 55 mila anni fa; le Americhe circa 30 mila anni fa. Siamo tutti africani. Noi italiani siamo tra i più “ meticci “ del pianeta e per questo godiamo di una ricchezza genetica invidiabile, come i cani “ bastardi”. Albert Einstein, fermato all’ingresso negli Usa, richiesto di dichiarare a quale razza appartenesse, negli anni ‘40 dichiarò di appartenere alla razza umana, e magari proprio allora cacciò la lingua fuori.

Vabbè, coraggio, il meglio è passato.

 Cantiamo.

“Faccetta nera, sarai romana,
e per bandiera avrai quella italiana,
noi marceremo insieme a te,
e sfileremo avanti al Duce e avanti al Re”.

Marceremo insieme, a piedi, è chiaro: sugli autocarri è vietato.

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