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Opinioni

TRA IL FARE E L’AGIRE

ANTONIO MARTINA - 16/11/2018

proattivoQuante volte abbiamo sentito l’affermazione: “Noi siamo quelli del fare!”. Ci mancherebbe altro, è un comportamento minimo, di base che riguarda la quotidianità delle persone. Riteniamo soltanto che il concetto di “fare” dovrebbe essere accompagnato da un pensiero altrettanto valido per consentire al verbo di esprimere un’azione più ampia per comprendere: cosa, come, quando e perché.

Il tutto declinato nelle diverse situazioni e con la massima trasparenza.

 “Fare” significa forgiare la materia. Il falegname che realizza un tavolo oppure un impiegato che gestisce una pratica amministrativa. Occorrono: regolarità dei processi e la loro produzione. Il fare implica scienza e tecnica, entrambe servono per “realizzare”.

 “Agire” significa decidere quale orientamento dare al “fare”, quali delle azioni possibili sono da mettere in campo. Occorrono: regole in continuo adattamento, passaggio dal fare al vedere. L’agire implica pensiero, visione, regìa, caratteristiche indispensabili per “dare un orientamento al fare”.

 Entrambi i verbi prevedono un approccio che dipende dalle caratteristiche delle persone nel mettere in atto le azioni. I comportamenti più frequenti sono quelli della proattività e della reattività. La proattività si riferisce a una modalità anticipatoria, orientata al cambiamento e ad auto-iniziativa. Implica un forte pensiero orientato al futuro. Significa quindi prendere il controllo e far accadere le cose. Per meglio rendere comprensibile questo comportamento si può anche sostenere che la proattività avvia il cambiamento.

La reattività, al contrario, fa riferimento alla capacità di seguire un evento. Pertanto, le persone reagiscono perché un accadimento, una decisione, vengano applicate ed eseguite. Essere reattivi significa accorgersi dei cambiamenti quando sono già in atto.

Per esempio, nel mondo del lavoro ho conosciuto aziende solo reattive. Alla base di ciò potevano esserci varie cause: l’assenza di una cultura orientata alla ricerca e comprensione dell’innovazione; l’ottenimento dell’utile immediato; l’utilizzo di processi aziendali; approcci al mercato e sistemi informativi superficiali. Forse il frutto dell’analisi di segnali deboli e poco significativi; certamente un’incapacità di riconoscere l’impatto positivo dei collaboratori migliori sui risultati del business e la mancanza di una politica di sviluppo e pianificazione del loro lavoro.

Le aziende proattive, anch’esse facilmente riconoscibili, hanno nel loro dna: una cultura orientata alla ricerca come principale motore dell’innovazione; l’ottenimento dell’utile sempre orientato anche allo sviluppo futuro e non solo alla soddisfazione dell’imprenditore o degli azionisti; l’attenzione all’ammodernamento dei processi aziendali; l’utilizzo avanzato della digitalizzazione e la corretta comprensione dell’andamento dei mercati.

La vera innovazione funziona quando si riesce ad anticipare il mercato. L’imprenditorialità proattiva sviluppa la valorizzazione dei lavoratori, le loro capacità individuali e soprattutto quelle di squadra, applica la meritocrazia.

Naturalmente lo stesso criterio può essere usato per definire i macro-comportamenti delle persone. L’individuo proattivo, di solito, agisce in uno scenario sufficientemente condiviso, considera il raggiungimento degli obiettivi dichiarati e accettati come un vincolo, conosce l’importanza dei ruoli che interagiscono nella società, ne è rispettoso e si adopera molto per la “crescita” delle altre persone. L’individuo reattivo agisce quando è costretto ad affrontare quei problemi che non può ignorare; non sa pianificare le azioni, ricopre un ruolo nella Società di cui non comprende e non conosce le responsabilità.

Spostando le considerazioni sul versante politico potremmo pensare che gli attuali protagonisti facciano sfoggio di una decisa proattività perché nel loro protagonismo, trasmesso tramite i social, si confrontano sul numero dei follower (seguaci) i quali, per definizione, non possono che esprimere giudizi e comportamenti reattivi. Questa è la vera preoccupazione!

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