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Ambiente

RUDERI DI PREGIO CRESCONO

ARTURO BORTOLUZZI - 16/11/2018

Il “Conventino” a Busto Arsizio

Il “Conventino” a Busto Arsizio

Francamente non riesco a comprendere come sia possibile che dei pubblici amministratori lascino degli immobili, in particolare quelli di pregio, di pubblica proprietà, cadere a pezzi restando apparentemente indifferenti a quanto accade e non informando neppure il corpo sociale che è di fatto il vero proprietario del bene pubblico.

 Una simile affermazione è esattamente quella che riporto dal professor Salvatore Settis, che così giustamente interpreta la Costituzione Italiana. La ritengo, di questo breve scritto, un elemento assolutamente centrale che tutti gli amministratori pubblici devono tenere bene in conto.

Non è plausibile che (specie nelle grandi città) chi abbia a rivestire un ruolo pubblico finisca sempre molto spesso per considerare gli immobili di proprietà pubblica un vero e proprio peso e non una ricchezza. Di questi viene solo attesa, con completa indifferenza e, con completa conseguente inazione, la caduta definitiva per non dover rispondere a cittadini interessati che chiedono ragioni per la loro fatiscenza.

Non parlo di questioni occasionali, ma di una vera e propria prassi portata avanti da gran parte degli enti pubblici che non fanno manutenzione ordinaria e che si trovano poi a dover gestire, di conseguenza, veri e propri ruderi che non è possibile, per costi divenuti esorbitanti, rimettere in pristino. Il corpo sociale assiste a uno spreco di denaro pubblico in iniziative inutili. L’ente pubblico se avesse gestito meglio, in passato, le proprie risorse, avrebbe potuto poter mettere delle importanti pezze per salvaguardare immobili di pregio. Parlo delle cascine storiche di Busto Arsizio tra cui la Burattana e il Conventino e, a Varese, del Castello di Belforte. Un numero significativo di cittadini che ha partecipato alla recente visita organizzata da Amici della Terra Varese sugli affreschi più o meno cinquecenteschi nell’area varesina, dimostra come sia importante salvaguardare i beni del passato soprattutto nei piccoli comuni. Nelle città più grandi quest’amore sembra meno intenso perché il cittadino si sente maggiormente solo nei confronti dei pubblici amministratori, ma è compito di questi instillare la passione e il senso di appartenenza dei beni pubblici.

Quello che più manca è la capacità degli amministratori di voler mettersi assieme e di studiare possibilità economiche e gestionali per poter recuperare gli edifici appartenenti al demanio pubblico e poi per metterli a sistema assieme a tanti altri similari. La ricchezza italiana sta nella presenza delle arti che nel corso degli anni è stata espressa differentemente da territorio a territorio sia in architettura che in storia dell’arte.

L’amministratore di Busto Arsizio come quello di Varese non può essere chiuso nei confini del Comune per cui opera, ma, invece, deve aprirsi all’esterno verso altri orizzonti con capacità di accordarsi con il vicino per valorizzare la storia del nostro passato e renderla fruibile ai cittadini. Invece questo è quanto non accade e i risultati del conseguente degrado sono sotto gli occhi di tutti. Il sindaco del comune di Busto Arsizio non ha mai risposto alle mie lettere e l’assessore alla cultura del comune di Varese ha presentato due richieste alla Cariplo perché possano essere finanziate almeno delle opere base. C’è stata da parte di Cariplo una risposta negativa. Se posso dire: mancava proprio un progetto di sistema.

Davanti alle dimenticanze degli amministratori, di cui ho detto, propongo venga promosso un referendum tra i cittadini riguardo al recupero dei beni storici, e di non scordarli.

Non possiamo tollerare oltre che venga governata la provincia di Varese all’insegna della compromissione dell’identità delle città per una presunta (e diciamo scellerata) modernizzazione.

Occorre cambiare modo di amministrare e bisogna salvare il salvabile considerato il fatto che ancora abbiamo beni di grande fascino e preziosità.

Ho quindi scritto come legale rappresentante dell’Associazione Amici della Terra Varese al nuovo Presidente della Provincia per chiedergli di trovare una soluzione a questo problema che possa soddisfare la necessità di salvaguardare il nostro passato. Ho anche mandato una nota al Soprintendente della Regione Lombardia ai beni culturali (in considerazione del fatto che tutti i beni di cui tratto sono vincolati), chiedendogli di supportare questa azione nei confronti della Provincia di Varese, per la quale intervenire, rivolgendosi a più enti italiani ed esteri, è da essere un assoluto dovere.

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