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Noterelle

ALLEVIARE LA SOFFERENZA

EMILIO CORBETTA - 23/11/2018

malatoSi dibatte molto sul concetto di democrazia, sul come realizzarla. È un continuo confronto di idee, pensieri, progetti che prosegue da tanto tempo. Il risultato delle ultime elezioni è stato che oggi persone più o meno sagge, più o meno preparate, si trovano all’apice del potere da esercitare in modo democratico o per lo meno in modo creduto democratico, cosa molto difficile e che richiede tanta saggezza ed onestà d’intenti per essere realizzata. Ora questi personaggi sanno quali sono le reali necessità di quelli che li hanno eletti? Conoscono veramente i bisogni degli elettori? O proiettano i propri pensieri, i propri progetti sulla base, pensando che siano gli stessi?

Limitiamoci ora a considerare i bisogni della Sanità, immensa necessità della popolazione. Quelli del ministero, quelli dei vari assessorati regionali, ossia quelli che la gestiscono, sanno veramente quali sono le necessità reali della gente? Quali i bisogni da soddisfare? Sanno quale è realmente lo stato epidemiologico delle patologie, ossia delle sofferenze reali del territorio, o è l’immenso problema economico che prevale su tutto, per cui si dà più importanza a quello e le persone passano in secondo piano?

Da tempo l’ospedale è considerato il centro della Sanità, il luogo dove si realizzano la diagnostica e la terapia urgente e come tale è organizzato. In ospedale si dovrebbe andare prevalentemente per la patologia acuta. Si, va bene, ma le altre necessità? Vanno in coda alle urgenze o devono essere risolte altrimenti! Ma è giusto? E quale è il criterio che stabilisce l’urgenza? La popolazione può comprenderlo? Ma gli operatori stessi spesso si trovano in difficoltà di giudizio.

Nella nostra civiltà, nella nostra storia, precursori dell’ospedale sono stati i lazzaretti dove venivano portati i sofferenti che non potevano restare nelle limitate abitazioni delle città d’allora. Le epidemie infettive, le incurabili urgenze chirurgiche creavano malati che venivano stipati in queste strutture. L’ospedale di Ippocrate un sogno a quei tempi, ma forse anche ai nostri. Comunque è la realtà del lazzaretto che precorre l’ospedale anche se ci sono state eccezioni, come in Francia l’ospedale di Beaune.

Fino a qualche decennio fa la degenza ospedaliera era molto prolungata ed aveva caratteristiche funzionali che richiamavano il lazzaretto, fortunatamente alla lontana. Restavano ricoverati ovviamente i pazienti acuti e accanto a quelli che avevano superato l’acme della malattia.

Facendo una sintesi forse grossolana, possiamo dire che attualmente la realtà sanitaria ci pone davanti il paziente chirurgico ed il paziente medico che necessitano di due metodiche diagnostiche e di cura ben diverse e conseguenti tempi terapeutici molto diversi ma con grandi possibilità di passare da una metodica all’altra (in parole povere il paziente chirurgico può diventare paziente medico e viceversa), ma che impegnano ugualmente il “posto letto” con il suo odierno peso economico esuberante.

Vediamo infine nei nostri ospedali ritmi di lavoro non continui anche per via delle necessità umane di chi ci lavora, per cui certe prestazioni rallentano in determinati periodi, in determinati giorni. Illogico occupare il posto letto con pazienti che hanno superato la fase acuta o con pazienti in attesa di intervento. Sintetizzando il concetto: errato organizzare il lavoro non in modo continuo, come è attualmente, su una struttura così costosa. Devo poter avere aree dove il posto letto costi molto, ma molto meno in appoggio ad aree dove il posto letto invece inevitabilmente costa molto di più.

Quali sono gli elementi che fanno variare il costo del posto letto? Ci hanno studiato in molti, ci hanno scritto interi trattati. Ovviamente un fattore importante è il prezioso personale addetto al malato che occupa il posto letto, poi tutto il personale tecnico e amministrativo in supporto, ma non solo questo. E poi c’è l’altro protagonista, il paziente che deve capire che è in un ospedale, con le caratteristiche dell’ospedale e non in una pensione, in un albergo. È in un sito comunque sempre di sofferenza, di lavorio e studio serrato, di tensioni intense!

Perché come un tempo c’è la necessità di rivolgersi all’ospedale? Perché in modo diverso, ma un poco come ai tempi dei lazzaretti, i malati anche se non gravissimi non possono essere ben curati a casa …perché? Perchè le nostre abitazioni sono state progettate su misura di donna o uomo adulto e sano. Per gli anziani con qualche disabilità sono state create le cosiddette case di riposo. In effetti in un piccolo appartamento, schiacciato tra altri piccoli appartamenti, se sei un anziano che richiede particolari assistenze terapeutiche, per te vecchione è difficile gestirti, troppo disturbato e troppo disturbante come disturbano anche i bambini; sì i tuoi nipotini. Andiamo all’estremo: molti desiderano morire a casa. Sogno impossibile e per questo sono stati creati gli Hospice, ma anche perché saggiamente è nata una nuova cultura che guarda la morte nella sua realtà senza nasconderla e con il massimo desiderio di viverla in dignità. Sì, vivere la morte!

La conclusione è che costa molto, razionalmente ed economicamente, alleviare le sofferenze al prossimo, ma considerando i tristi tempi che viviamo possiamo dire che costa infinitamente di più fare la guerra. Costa di più una pallottola che uccide rispetto ad una flebo di glucosata che può far vivere. Costa di più un razzo devastante con le sue conseguenze piuttosto che un posto letto.

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