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Attualità

GIORNALI E VINILI

SERGIO REDAELLI - 23/11/2018

vinile“Oggi i ragazzi riscoprono i dischi di vinile, presto torneranno di moda anche i giornali di carta”.  Ne è sicuro Patrick Soon-Shiong, il chirurgo californiano definito da Forbes il medico più ricco della storia il quale ha speso 500 milioni per comprare il Los Angeles Times. “La carta stampata – dice – è l’antidoto alla riduzione della capacità di attenzione indotta dal digitale. Abbiamo cominciato con i geroglifici e sono sicuro che la carta non sparirà”. Il suo patrimonio di nove miliardi di dollari è il risultato di una carriera dedicata in gran parte alla creazione e alla vendita d’imprese nel settore della biotecnologia, imprese che sperimentano farmaci innovativi per la cura del cancro e del diabete di tipo 1.

Nel 2017 Soon-Shiong è stato  consigliere di Donald Trump sui temi della sanità durante il periodo della transizione presidenziale e prima ancora al fianco dell’ex vice presidente democratico Joe Biden, nell’amministrazione Obama, per un’iniziativa contro il cancro.  Un miliardario bipartisan. Dunque la funzione dei giornali non è ancora defunta e Soon-Shiong non è l’unico miliardario a credere che la stampa sia fondamentale nella vita di una democrazia sana. Nel 2010 l’oligarca russo Aleksandr Lebedev comprò l’autorevole quotidiano The Indipendent di Londra che però per problemi finanziari, dopo una fugace esperienza in formato tabloid, esce dal 2016 esclusivamente in edizione digitale.

Il web, di qua e di là dall’oceano, è un condor appollaiato sull’insegna dei giornali cartacei. Nel 2013 Jeff Bezos, padrone di Amazon, uno dei più grandi siti web di commercio elettronico al mondo e considerato l’uomo più ricco degli Stati Uniti, acquistò il Washington Post per 250 milioni di dollari. Il Post, fondato nel 1877, è il più antico e diffuso quotidiano della capitale, il quinto per tiratura negli degli Stati Uniti con 450 mila copie al giorno. Punta sulla politica nazionale ma vende la maggior parte delle copie cartacee sulla costa orientale Usa. E vive di rendita da quando diventò celebre nei primi anni Settanta del ‘900 rivelando lo scandalo Watergate che provocò le dimissioni del presidente Richard Nixon.

Pur minacciati dalla rete i giornali cartacei sono un buon investimento per il peso politico che esercitano. Da ottobre l’industriale miliardario ceco Daniel Kretinsky, patron del club di calcio Sparta Praga, è entrato nel capitale del quotidiano francese Le Monde rilevando il 49% della quota del banchiere Matthieu Pigasse, uno dei soci. Kretinsky è proprietario del primo gruppo energetico dell’Europa centrale, Eph, che tratta carbone e gas e in patria è già padrone del tabloid Blesk che secondo Le Monde può “demolire la reputazione di chiunque”. Una quota di Le Monde, il faro della gauche francese, appartiene ai suoi stessi giornalisti che ne garantiscono l’indipendenza.

La controprova dell’indispensabile funzione che i giornali svolgono è il fastidio che provocano nei potenti di turno. Non solo nel governo italiano che minaccia di colpirli con provvedimenti punitivi, ma ovunque nel mondo. Il caso emblematico è Donald Trump. Il 45° presidente degli Stati Uniti ha ingaggiato una guerra personale contro gli organi d’informazione. Li chiama “nemici del popolo americano” e li tratta come oppositori politici che, per colpirlo, producono fake news, notizie false. Il quotidiano Boston Globe ha reagito orchestrando la risposta collettiva di 350 giornali statunitensi, ognuno dei quali ha pubblicato un editoriale per difendere la libertà di stampa minacciata.

“La grandezza dell’America – ha scritto il Globe – dipende dal ruolo della stampa libera di dire la verità ai potenti”. E uscendo dai confini dei propri interessi di bottega, il New York Times si è fatto promotore di una chiamata alla responsabilità collettiva invitando gli americani ad acquistare i giornali locali. Soprattutto, ha precisato, quelli che versano in ristrettezze economiche e rischiano di chiudere, indebolendo il fronte del necessario controllo che la stampa esercita sull’operato della politica. “Lodateli quando pensate che abbiano fatto un buon lavoro – ha scritto il giornale – e criticateli quando pensate che possano fare meglio”. Ma non lasciate che chiudano.

 

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