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Noterelle

ESILI BOLLE

EMILIO CORBETTA - 14/12/2018

bergmanIo, povero essere umano necessito di un “quid”, anche se minimo, di energia per agire, per fare le mie cose, perfino anche solo per pensare, per ideare e quindi posso concludere di essere immerso con tutto me stesso nel concreto della realtà del mondo. Ora mi chiedo: posso io parlare con il Creatore? Lui, puro spirito, che non richiede energia per esistere, Lui che non è soggetto al tempo, Lui può udirmi e, se riesce ad udirmi, può ascoltarmi?

Io, fragilissimo consumatore di energia, che il mio corpo sa estrarre dalle sostanze più disparate (capacità che appare miracolosa), posso essere ascoltato da Quello Lí, l’Essere Supremo ideatore di questo Universo, colmo di cose misteriose e immense, che il mio fantastico cervellino non può contenere?

Ed io, pur essendo immerso nella realtà percepita dai miei sensi, sono dotato anche di un briciolino di anima? Ossia di puro spirito come quello di Colui che ha ideato Tutto? È stato ideato un po’ di puro spirito anche per me? E questo puro spirito, quando io “puf” come una bolla di sapone, cesserò di consumare energia, potrà stare fuori dal tempo?

I miei cari, i miei amici, tutti quelli che hanno smesso di consumare energia, ci sono ancora con il loro briciolino di puro spirito? Sono con l’Ideatore di questo Universo? Gli amici che hanno fede si dicono certi di questo. Noi abbiamo dentro questo puro spirito, che i nostri sensi non possono percepire, e i cari che sono scomparsi come bolle di sapone, che non possono più consumare energia, sono confluiti in Lui? E nuovamente chiedo: Lui, che gli spiriti più belli chiamano Padre, perché col suo amore ci avrebbe ideato e immerso in questa realtà misteriosa e piena di fascino, è in diretto ascolto di noi? Ci può udire? Ci ama veramente? Anche quando facciamo pensieri stupidi? Dobbiamo pregarlo, va bene, ma se preghiamo senza intelligenza, da stupidi, ci ascolta ugualmente? O non ci ascolta perché non può, perché lui è puro spirito? E non ci sente anche quando preghiamo con intelligenza? O siamo noi, lontani dalla sua logica, che sbagliamo a parlargli? Andiamo a chiedergli cose impossibili non per egoismo, ma domandiamo cose non realizzabili nemmeno da Lui, perché illogiche, non coerenti con questa realtà. Ma lui è veramente onnipotente o invece è debole?

Son ragionamenti che tutti facciamo, da quando ci siamo accorti di esistere e di essere destinati a finire in un “puf” fatto dalla nostra bolla fragilissima. Ma allora, constatata la fragilità di questo esistere, di questo breve tempo che inizia quando veniamo “soffiati fuori”, come appunto esili bolle e dura fino al “puf”, perché lo consumiamo così stupidamente? È perché siamo così poco intelligenti, troppo egoisti, ripiegati su noi stessi?

Vista la debolezza della nostra vita, vista la nostra situazione, perché agiamo in modo da renderla ancor più fragile? Perché fabbrichiamo armi che una volta prodotte vengono usate con le conseguenze che tutti vediamo, facendo le guerre? Gino Strada alla TV ha ricordato che dopo la prima guerra mondiale le Nazioni stabilirono che non avrebbero più usato le guerre nei loro rapporti, ed invece stiamo andando avanti a farle. Da secoli abbiamo inventato il denaro, quindi l’economia; perché la usiamo male? Per giustificare, per legalizzare il furto? Abbiamo necessità di salute, perché non ci curiamo bene? Il dolore che ci opprime perché non lo studiamo seriamente e non cerchiamo di alleviarlo veramente? Nel passato ci dicevano che il dolore ci santificava, ma non era una scusa perché incapaci di alleviarlo? Studiamo ora farmaci troppo in funzione del guadagno e troppo poco in funzione dei malati. Il nostro corpo è fragile nei confronti di certe sostanze, delle droghe; perché le consumiamo inopinatamente? Perché sprechiamo la nostra libertà diventando schiavi di queste sostanze? Perché diamo spazio solo al nostro “io” e non invece al nostro “noi”? E questo “noi” quanto deve essere ampio?

E angosciati a chiederci nuovamente: Lui, misterioso puro spirito, perché ha ideato questo immenso universo in cui ha messo la nostra vita? Ce lo ha detto e noi non capiamo o è lui che non può parlarci? Ha cercato di dircelo tramite suo Figlio (è proprio vero?). Ma perché questo Figlio è andato a finire in croce? Era proprio necessaria questa croce, questa sofferenza? Per parlare con lui è proprio necessario il “sacrificio”? O siamo noi che non sappiamo “essere” senza fare violenza? Nella nostra vita ci deve proprio essere il dolore, la stupidità, l’ignoranza? Perché non siamo capaci di dominarle queste cose? È il suo pensiero che ci ha progettati così o siamo noi che deviamo, che colmi di paura degli altri ci “arrocchiamo” come si fa nel gioco degli scacchi? Sì, ma dimentichiamo sempre che il “puf” è immanente e supera gli arroccamenti e vince lui, come si vede in una famosa immagine in un film di Bergman. Non è che invece si possa attenuare il dolore amando e dialogando con i fratelli?

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