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Società

AFFANNO

SERGIO REDAELLI - 21/12/2018

tabellaIl 2018 si chiude con più ombre che luci per l’informazione. La morte del reporter Antonio Megalizzi a Strasburgo sottolinea i valori e i rischi di una professione che cerca di fare il suo dovere ovunque, in questo caso sul fronte europeo, evidentemente più pericoloso di quanto sembri. Ma non ci sono solo i nemici esterni. Il 2018 è stato l’anno dei violenti attacchi portati dal ministro Luigi Di Maio ai media, conditi di contumelie e minacce di provvedimenti punitivi, di tagli agli sgravi tariffari delle cooperative giornalistiche, degli enti senza fini di lucro, dei periodici delle minoranze linguistiche, dei notiziari per non vedenti, delle associazioni di consumatori, dei quotidiani e periodici diffusi all’estero e delle radio e tv locali. Un’inquietante forma di pressione.

Un’Italia irriconoscibile cancella per decreto i permessi di soggiorno umanitari che l’avevano resa fin qui modello riconosciuto per l’Europa. E un altro ministro, Matteo Salvini, accusa Famiglia Cristiana di essere un settimanale di “ultrasinistra” per avere pubblicato una storia di migranti – il marito ghanese, la moglie nigeriana incinta e una figlia di sei mesi – cacciati da un centro di prima accoglienza a Crotone. Ogni opinione è lecita, naturalmente, a cominciare da quella di un membro del governo. Ma è indice di un’eccessiva irritabilità in chi, per dovere d’ufficio, dovrebbe fare tesoro delle segnalazioni della stampa.

Il mondo dell’informazione, del resto, ha i suoi problemi. Il focus pubblicato in dicembre da R&S Mediobanca indica che il calo delle vendite in Italia in un quinquennio nero per l’editoria, con perdite complessive per 1,2 miliardi di euro, mostra timidi segni di rallentamento. Le vendite si fermano al -6,3% nei primi nove mesi del 2018 in confronto con il -15,4% del 2017. In Europa anche Germania, Gran Bretagna e Spagna vedono flettere la diffusione dei principali quotidiani (-7,8% The Sun, -10% Bild, -9,8% El Pais). Fa eccezione la Francia dove Le Figaro e Le Monde hanno aumentato le vendite rispettivamente dello 0,6% e del 4,1%. In Italia tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro è diminuita di 3.301 unità, -21,7% rispetto al 2013 e -8,8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unità a fine 2017.

Cairo Editore, la mosca bianca, ha chiuso i bilanci del periodo 2013-2017 sempre in utile con profitti complessivi per 38 milioni. Spicca la sua performance nel 2017 con un utile netto di 12,4%. Nello stesso anno migliorano anche Rcs, che registra un utile netto di 71 milioni rispetto ai 4 del 2016 e Mondadori con 30,4 milioni (22,5 nel 2016). I primi nove mesi del 2018 incoronano Rcs primo gruppo editoriale italiano per giro d’affari con un fatturato di 713 milioni di euro, seguito da Mondadori (658 milioni), gruppo Gedi (470) e il Sole 24 Ore (150). Ma i grandi gruppi editoriali non fermano la flessione del fatturato complessivo nei tre trimestri considerati.

Il 2017 conferma il trend in calo della diffusione della carta stampata, diminuita di circa 400 mila copie giornaliere, passando da 2,6 milioni a 2,2 milioni (-15,4% sul 2016 e -40,5% sul 2013, fonte ADS, Accertamento Diffusione Stampa). Le copie digitali non compensano l’emorragia e le difficoltà economiche sono evidenti anche nel calo degli investimenti, 13 milioni di euro in meno rispetto al 2013 (-40%).

Il Corriere della Sera guida la Top 10 dei quotidiani nei primi nove mesi del 2018 con 221 mila copie giornaliere. Seguono La Repubblica (171 mila copie) e La Stampa (134 mila) del Gruppo Gedi. Chiudono la classifica Avvenire (99 mila), QN-Il Resto del Carlino (94 mila), Il Messaggero (91 mila), Il Sole 24 Ore (81 mila), QN-La Nazione (69 mila), Il Giornale (55 mila) e Il Gazzettino (47 mila). Quanto ai prezzi, i quotidiani italiani sono mediamente meno cari di quelli europei e registrano l’incremento di prezzo più contenuto nel periodo 2013-2017.

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