Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

PIÙ EDUCAZIONE CIVICA

FELICE MAGNANI - 21/12/2018

civicaL’educazione civica è aspirazione comune di chi crede nella forza dell’educazione, è respiro che include, che sostiene e indirizza, è stile che accompagna un percorso, metodo in cui il contenuto, qualunque esso sia, si trasforma in capacità di prendere coscienza di quali siano le norme che regolano una convivenza democratica. Sviluppare una dimensione critica dell’apprendimento, finalizzata alla formazione di chi dovrà interagire con la comunità, è fondamentale.

L’educazione civica è il collante di una comunità il cui obiettivo è preparare il cittadino che diventerà garante delle libertà democratiche, con un ruolo determinante nella difesa e nella promozione di quei valori di cui la società democratica si avvale, soprattutto quando le difese immunitarie sono deficitarie.

Nella scuola tradizionale l’educazione civica aveva un ruolo fondamentale, ben rappresentato dal voto di condotta, dal quale dipendeva il giudizio complessivo del corpo docente della classe. Chi aveva sette in condotta alla fine dell’anno andava a ottobre con tutte le materie, con il pericolo di essere bocciato.

La scuola prendeva sul serio la sua missione, sapeva sollecitare, guidare, orientare, aiutare, ma anche far valere i suoi divieti, se necessario. La democrazia poneva paletti precisi, lo faceva con la convinzione che la legittimità di un comportamento fosse la base su cui costruire una personalità matura, si trattava di una scuola attenta all’educazione e alla formazione, solido baluardo contro il dilagare di varie forme di trasgressione, qualunquismi e relativismi.

La condotta era al di sopra delle parti, per guadagnarsi la promozione bisognava dimostrare sul campo, sempre, in ogni disciplina, di esserne all’altezza, l’educazione era il vero collante di tutto il sistema, si fondava non su forme di buonismo superficiale, sapeva promuovere o bocciare a seconda di come le persone sapevano gestire i propri diritti e i propri doveri. Non aveva nulla di assolutistico, metteva in guardia, insegnava a riflettere sulle azioni e sui comportamenti, chiamava in causa il senso di responsabilità personale, l’idea che il rispetto delle regole fosse la condizione necessaria per adire alla conquista di una responsabilità sociale.

Certo il genitore non sarebbe andato dal professore a recriminare, a minacciarlo, a insultarlo, ma lo avrebbe incoraggiato e ringraziato, anche i genitori apparentemente più “pericolosi” erano perfettamente d’accordo sulla necessità della punizione, se meritata e necessaria.

Il clima era radicalmente diverso. Il professore operava sulla base del consenso, era tranquillo, sapeva di poter agire nel pieno rispetto della prassi educativa. Lavorare in un clima sereno, dove ci si rispetta e dove si è convinti della bontà dell’impegno e della professionalità di ciascuno è fondamentale per raggiungere obiettivi importanti. Oggi viviamo in un clima impregnato di diffidenza, di eccesso di protezionismo, di omertà, prevaricazione, trasgressione, superficialità, le persone lavorano spesso con la paura e in molti casi non godono di fiducia da parte delle istituzioni e della famiglia in primo luogo.

Il clima generale determina forme di conflitto permanente, le istituzioni hanno perso di autorità e di autorevolezza, sono spesso in balia di chi sa che gode dell’impunità più assoluta. I minori sono diventati una categoria a rischio e in molti casi diventano pedine intoccabili di varie forme di delinquenza, trasgrediscono perché sanno che la legge li protegge.

La certezza dell’impunità determina molti dei mali che affliggono la nostra società e la convinzione che tutto si possa fare perché tanto c’è sempre una via d’uscita. Lavorare nel campo educativo non è facile, richiede senso di responsabilità comune, fiducia reciproca, convinzione e coesione, richiede soprattutto che alle spalle ci sia una forte e solidale coesione sociale, una politica capace di guidare e di orientare, mettendo sempre davanti a tutto il significato di essere cittadini, membri attivi di una comunità civile, esempi di buona condotta sociale e morale.

È molto importante che ci siano famiglie che collaborino, riconoscendo e rispettando l’autonomia dei ruoli e delle competenze. Partire dalla famiglia e dalla scuola significa produrre un modello di società da conquistare, da realizzare strada facendo, dove non c’è mai nulla di scontato o di troppo ingombrante da non poter essere migliorato.

Tutto va costruito mattone su mattone con pazienza, ma anche con molta fermezza, strada facendo, sapendo che è partendo dai giovani che la democrazia avrà un futuro migliore, dialogando, discutendo, senza mai dare nulla per scontato, chiedendo a ciascuno un contributo, un suggerimento, un consiglio, senza avere la pretesa di arrogarsi primati che non esistono, partendo dal presupposto che la realtà possa sempre essere migliorata.

L’educazione civica è il punto di partenza che aiuta a convergere sulle necessità e sui bisogni delle persone, consente di aprire il proprio cuore a un confronto leale con se stessi e con il mondo, induce alla riflessione e consente al pensiero di emanciparsi e di esplicitarsi, mettendo sul campo la propria forza investigativa.

Rimettere in circolo l’educazione civica significa ridare spazio e credibilità alla possibilità di un ordine che sia prima di tutto di carattere morale, che parta quindi dalla convinzione personale che prima di cambiare il mondo dobbiamo avere la presunzione di dover cambiare noi stessi.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login