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Società

AUGURI SILENZIOSI

GIOIA GENTILE - 11/01/2019

auguriHo una domanda che mi assilla da anni e che rivolgo a psicologi e sociologi: qual è il senso – e il motivo – della pletora di auguri che ci bombardano durante le festività natalizie (ed anche a Pasqua, Ferragosto, Pentecoste, eccetera eccetera)? Riassumo: ci incontriamo tra amici alcuni giorni prima dell’evento per un pranzo, una cena o un aperitivo e ci auguriamo buone feste; se non riusciamo ad incontrare qualcuno, gli telefoniamo oppure gli inviamo un messaggio. Dovrebbe essere finita lì, quel che dovevamo dire l’abbiamo detto. Invece dal 24 dicembre i nostri “amici” e i nostri “contatti”si scatenano sui social network: buona vigilia, buon Natale, buon Santo Stefano, buon San Silvestro, buon anno nuovo, buona Epifania; e poi foto, GIF, filmati, renne che cantano, Babbi Natale che ballano, le solite battute trite sui chili di troppo e sulle donne-befane.

Quest’anno avevo deciso: il 24 dicembre silenzio le notifiche almeno per una settimana. Non sono riuscita. Forse non ho digitato il tasto giusto o forse, come ho sempre pensato, questi aggeggi elettronici vivono di vita propria. Oppure, in fondo, non volevo riuscirci, impigliata anch’io nella rete: che faccio? mi perdo qualche messaggio? Fatto sta che le notifiche mi sono arrivate lo stesso. E – quel che mi fa più arrabbiare – mi sono sentita obbligata a rispondere. Di qui la riflessione, e la domanda iniziale: qual è il motivo profondo della reiterazione?

A dire il vero, mi sono chiesta anzitutto che senso abbia farsi gli auguri per Natale. Perché, a ben pensarci, per chi crede, la Nascita è già l’Augurio, anzi la Promessa. E per chi non crede, il Natale non dovrebbe avere nessun significato. Forse quella degli auguri è un’abitudine che risale alla tradizione pagana di festeggiare in questo periodo il solstizio d’inverno, l’inizio di un periodo in cui la luce torna a vincere sul buio. Ma per noi, ormai, è il primo gennaio ad assumere questo significato e a sollecitare un pensiero benaugurante, anche se basterebbe rileggersi il leopardiano Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere per ricordarsi che l’attesa di un anno migliore è – più che una speranza – un’illusione.

Comunque sia, anche a me piace far giungere alle persone care una parola d’affetto in occasione delle festività. Quel che non capisco è l’insistenza. E soprattutto il senso di messaggi inviati contemporaneamente a tutti, come i “Buongiorno” e i “Buonanotte” che mi tormentano da quando ho installato Whatsapp. Mi sfugge il meccanismo psicologico che induce a trovare soddisfazione in questi gesti. Sospetto sia un modo per dire agli altri “ehi, guarda che ci sono!”; non “guarda che ti penso”, perché in tal caso si scriverebbe solo a quella persona e si troverebbero le parole adatte solo a lei. Credo sia un modo per apparire, per affermare se stessi. Un’ulteriore conferma del fatto che se non ti fai sentire e vedere sui social non sei nessuno, secondo una convinzione ormai purtroppo radicata. È l’unica spiegazione che sia riuscita a trovare.

Per contro, ci sono auguri silenziosi che suscitano il mio rispetto e la mia riconoscenza. Sono quelli che, inconsapevolmente, ci fanno pervenire tutte le persone che nei giorni di festa lavorano per consentirci di vivere e divertirci senza problemi. Mi riferisco ai medici, agli infermieri, agli uomini delle forze dell’ordine e della protezione civile, ai vigili del fuoco, ai volontari che si occupano dei meno fortunati, agli operatori dei trasporti, pubblici e privati, che ci permettono di raggiungere i luoghi di vacanza o semplicemente le case dei parenti e degli amici; penso ai giornalisti; penso agli attori, a coloro che lavorano nelle sale cinematografiche e nei teatri (e sicuramente ne avrò dimenticati parecchi). Alcuni di loro sono soli e scelgono di lavorare a Natale e a Capodanno perché non saprebbero con chi trascorrere la festa; altri sono costretti a farlo e se ne starebbero volentieri in famiglia; però tutti, solo con la loro presenza discreta, ci garantiscono quella serenità che desideriamo per noi stessi e per gli altri. Sono questi gli auguri più graditi.

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