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In Confidenza

VINO DELL’AMORE

Don ERMINIO VILLA - 18/01/2019

Le Nozze di Cana di Giotto

Le Nozze di Cana di Giotto

Oggi il matrimonio è in crisi; molti, infatti, preferiscono vivere il rapporto di coppia in modo provvisorio, spesso come una dimensione passeggera dell’esistenza… Ma Dio non la pensa come noi e non si lascia condizionare dalle tendenze culturali relativiste. E se pure egli ha sperimentato che il suo matrimonio con l’umanità è soggetto a infiniti fallimenti, per la nostra infedeltà, egli ripropone il suo amore come unica salvezza di tutti e come suo compiacimento.

Ne è segno la mutazione dell’acqua in vino, alle nozze di Cana. Durante un matrimonio fra due giovani sposi, su iniziativa della Madre che sembra comprendere le reali esigenze dell’umanità, Gesù compie un gesto che rivela i tempi messianici e causa gioia grande.

Maria da madre si fa discepola che ascolta, obbedisce al figlio e chiede agli altri di fare lo stesso: “Tutto quello che vi dirà, fatelo”. La madre, divenuta discepola, chiede che siano riservati a Gesù ascolto e obbedienza. Non può dire altro, perché è una donna credente, capace di ascolto, obbediente al Signore.

A questo punto Gesù dà un segno che anticipa la sua ora, non ancora venuta, ma che giungerà solo alla croce, dove si celebreranno nozze di sangue. I servi di tavola subito gli obbediscono: portano sei giare piene di acqua, che servivano per la purificazione.

Non c’è però più bisogno di quest’acqua, perché è la presenza dello Sposo a purificare tutti i convitati. Ed ecco che quell’acqua così abbondante (più di 600 litri), diventa vino per le nozze! Quantità e qualità eccezionali dicono che quel vino è “il vino dell’amore” donato da Gesù ai suoi, è l’amore che non può più mancare.

Noi ancora oggi continuiamo a bere di quel vino donatoci da Gesù, e alla sua tavola, quando celebriamo l’incontro con lui, la fede in lui, celebriamo le nozze tra lui e la chiesa, suo corpo. Come nelle nozze i due diventano “una sola carne”, così nell’eucaristia i credenti diventano carne di Cristo, Sposo che si dà totalmente alla sua comunità. “Questo” – scrive l’evangelista – “fu l’inizio, il primo dei segni della manifestazione della gloria di Gesù, quando i suoi discepoli credettero in lui” e divennero la sua comunità, la sua sposa.

Perché è così potente e intrigante la metafora delle nozze? Perché più di altre esprime la verità dell’incarnazione: corpi che diventano un solo corpo, comunione e comunicazione nel canto dell’amore, nella sobria ebbrezza del vino.

Siamo sempre invitati al banchetto di Cana per essere noi coinvolti nell’incontro tra Cristo, Signore e Sposo, e la sua comunità. Andiamo a Cana per cercare di vedere con occhi di fede, di ascoltare le parole della fede, di eseguire le parole dette da Gesù, di gustare il vino del Regno e di toccare il corpo di Gesù. Allora sentiremo che lui è in attesa di bere presto con noi il vino nuovo del Regno.

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