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Cultura

IL DOPO-FREUD

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/01/2019

jungCarl Gustav Jung (1875-1961) contesta l’eccessiva importanza data da Freud al fattore sessuale e constata l’esistenza di un inconscio collettivo, insieme di simboli comuni (archetipi), alcuni dei quali derivano dall’esperienza storica dell’umanità, altri da quella delle singole culture. Avanza l’ipotesi suggestiva e feconda di questo inconscio nello studio dell’immaginario collettivo dei vari popoli, nell’interpretazione dei miti classici e nell’analisi dei simboli presenti nella produzione artistica e letteraria, nei riti e nelle concezioni religiose.

Nuovo è in lui il metodo dell’analisi clinica (psicologia analitica o psicologia del profondo). Ognuno costruisce la propria personalità, il sé, come espressione individuale dell’universale umano. Si tratta di un processo non intenzionale (in ognuno si costituisce una realtà individuale come risultato, legato alla storia particolare, di interazioni tra componenti inconsce che sono impersonali e comuni).

 La dinamicità psichica è spiegata mediante la libido, spogliata del significato sessuale, intesa come forza che guida il processo di integrazione tra il particolare e l’universale, tra l’individuo e la cultura o l’umanità in generale. I disturbi della personalità vengono interpretati come disturbi e disequilibri nel processo di interazione, che porta alla costruzione del sé. L’individuo ne prende coscienza mediante la terapia analitica.

Nato a Kesswil sul lago di Costanza, psichiatra svizzero, figlio di un pastore protestante, Jung mette presto in discussione gli assunti dogmatici della religione paterna. Intensa è la sua esperienza interiore incentrata sulla rivelazione di un divino che resta al di là della Bibbia e della Chiesa. È alla ricerca del fondamento empirico-storico dei valori spirituali, per inserirli nel mondo della conoscenza storico-scientifica. Si attiene al criterio empirico e a quello fenomenologico.

Nel 1985 si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università di Basilea; una volta laureato, è assistente nell’Ospedale psichiatrico di Burghölzli a Zurigo. Affronta lo studio del comportamento del malato di mente alla luce del concetto freudiano di rimozione.

Per comprendere le manifestazioni psicotiche non si può prescindere dalla storia individuale del malato. Nel 1906 pubblica gli Studi di associazione diagnostica, in cui definisce la nozione di complesso (insieme di nuclei inconsci che si correlano in un tutto unitario dotato di una forte carica psichica (l’attività inconscia possiede una propria logica e capacità di autoorganizzazione).

Nello schizofrenico la forza perturbatrice che il complesso esercita sull’Io supera stabilmente i poteri inibitori e di controllo dell’Io determinandosi l’intensità affettiva di un conflitto irrisolto.

 Dal 1907 entra in collaborazione diretta con Freud. Sempre nel 1907 pubblica la Psicologia della demenza precoce. È formulata l’origine psichica della schizofrenia. Il comportamento e linguaggio del malato sono considerati quali espressioni di fantasie inconsce, che hanno sostituito completamente l’attività della coscienza.

Oltre le latenze di rappresentazioni appartenenti originariamente alla coscienza del singolo individuo nell’inconscio ne figurano altre di carattere universalmente umano (inconscio collettivo). La psiche umana si colloca in una dimensione storica.

Nel 1909 Jung è il primo presidente dell’Associazione psicanalitica internazionale. Lascia al contempo il Burghölzli per dedicarsi agli studi e all’attività privata. Rimane docente di psichiatria e psicoterapia presso l’Università di Zurigo. Nel 1914 esce l’opera Il contenuto della psicosi.

La schizofrenia è l’abbandono della dimensione cosciente. Jung va orientandosi verso il principio che il concetto di sessualità formulato da Freud non vada riferito alla semplice funzione biologica, quanto ad una energia psichica che agisce con uguale violenza sull’anima umana a prescindere da qualsiasi spiegazione causalistica, sia essa Dio o la sessualità. È la premessa di una rottura con Freud.

Trasformazioni e simboli della libido (1912). Il simbolo è posto come determinante dello sviluppo della coscienza nell’evolversi della cultura, come nel processo di individuazione. L’attività di produzione simbolica consente il passaggio dell’energia psichica da manifestazioni immediate pulsionali a manifestazioni mediate culturali.

La libido che per Freud è una pulsione di natura essenzialmente sessuale, regolata dal principio di piacere, per Jung, dietro forte influsso della filosofia bergsoniana, è una forza vitale che si esprime a livello biologico e psichico in una pluralità di funzioni. Congiunge l’inconscio collettivo con l’anima individuale. L’individuo si costituisce interpretando in modo personale significati universali.

Il fattore che garantisce l’integrazione delle diverse manifestazioni della libido è la funzione simbolica.I simboli non sono come per Freud la semplice rappresentazione di conflitti interni, ma hanno una funzione di sintesi e di interpretazione dell’esperienza possibile.

Alcuni simboli sono ricorrenti e si presentano come universali (archetipi). Questi esprimono esperienze primordiali e ricorrenti nella storia dell’umanità e nell’orizzonte di ogni individuo. Assumono un particolare valore, che l’umanità ha da sempre espresso attraverso le nozioni del sacro, dello spirituale, del religioso.Lo studio dei simboli dell’inconscio collettivo orienta Jung verso l’analisi dei miti e delle visioni (Weltanschauungen) dei vari popoli, specialmente dei primitivi.

Nel 1913 si dimette dall’Associazione psicanalitica e dalla direzione dello Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen. Fino al 1919 si impegna in una ricerca interiore. Vede nel simbolo del sé il principio e l’archetipo dell’orientamento e del significato, centro della personalità con funzione guaritrice.

Il riferimento oggettivo e storico all’esperienza personale del sé è nel simbolismo del mandala. La funzione trascendente, sostituendosi all’io cosciente, consente all’uomo di ritrovare un’identità che abbracci la dimensione storico-sociale.

Del 1920 sono i viaggi per studiare le culture primitive. Nel 1921 pubblica i Tipi psicologici, teoria sulla personalità alla luce della dialettica tra i due atteggiamenti fondamentali dell’uomo, introvertito ed estrovertito. Nel 1928 esce l’Energetica dell’anima, postulando il concetto di energia psichica (libido).

Jung riprende il tema della trasformazione della libido operata dall’uomo grazie all’attività simbolica. Del 1929 è il commento psicologico al Segreto del fiore d’oro, antico testo simbolico cinese di alchimia taoista: sottolinea il parallelismo tra il significato del testo e la descrizione del sé, le analogie tra le figure dei mandala, quali simboli cinesi del sé e quelli dei mistici cristiani, nonché l’importanza del pensiero orientale nella sua funzione complementare rispetto al razionalismo occidentale.

Nell’introduzione a I King, libro oracolare cinese Jung contrappone al criterio interpretativo causalistico della realtà un criterio che dà significato alla coincidenza dei fatti e non alla loro derivazione causale. Per il concetto di sincronicità ogni evento è elemento di una totalità.

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