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Cara Varese

ORGOGLIO RIFIUTATO

PIERFAUSTO VEDANI - 22/02/2019

varese-prideI promotori della festa dell’orgoglio omosessuale non hanno ottenuto il patrocinio dell’istituzione provinciale. Sulla quale hanno rovesciato la loro grande amarezza.

Anni or sono vidi un servizio della tv di Stato sul gay pride romano. Mi sembrò una collezione, in qualche passaggio disgustosa, di libertà conquistate, ma le passate giornate varesine non hanno sollevato obiezioni, che io ricordi hanno avuto misura e buon senso. E sono state accettate.

Con attori che hanno tenuto banco in tv per decenni, con personaggi contemporanei di grande rilievo, sempre da parte del pubblico c’è stato omorispetto, ma in generale la diversità sicuramente oggi non è ancora accolta come sensibilità e democrazia vorrebbero.

Forse si è perso del tempo lungo un percorso di conoscenza e di maggiore serenità: per esempio non è stata intrapresa da parte degli omosessuali una costante azione tesa a far conoscere l’apporto di gay, straordinari per sensibilità e genio, nel vastissimo campo della cultura nazionale.

Ricordare agli italiani tutti la diversità di grandi personaggi che hanno fatto e fanno appunto la nostra storia culturale – che ha uno spessore enorme – potrebbe essere un primo passo verso un rapporto di normalità, di rispetto e di considerazione.

Mi piacerebbe sapere per esempio se in occasione di un gay pride varesino a Villa Recalcati negherebbero l’esibizione, nei saloni o nel parco, del ballerino n.1 non della Scala, ma del mondo.

Nella storia della cultura italiana, che è riconosciuta parte fondamentale di alcune epoche dell’umanità, non sono mancati pittori, scultori, architetti, scrittori, poeti, musicisti il cui recupero, sia pure parziale, accostato a una grande e civile festa omosex, sarebbe di grande giovamento alla comunità: farebbe infatti comprendere anche la portata del cattivo gusto di chi trascura il rispetto del pluralismo e della diversità che ci accompagnano dalla nascita.

Non voglio processare chi ha detto no alla festa dell’orgoglio omosessuale, credo però che la decisione abbia i crismi legali e politici, certamente non quello culturale e dell’attenzione a un civile gruppo di cittadini.

Rispetto e conoscenza di delicate problematiche non significano condivisione, semmai un dovere   nei confronti dell’intera comunità tanto più che vengono a essere modificati, a volte con metodo discutibile, storici riferimenti istituzionali e civilistici.

E’ già accaduto e accade nel cammino verso un riconoscimento duraturo di una realtà che ha i suoi diritti, anche quello della libertà. Che non può andare oltre là dove comincia quella degli altri.

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