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Urbi et Orbi

A SPASSO TRA LA “MONNEZZA”

PAOLO CREMONESI - 22/02/2019

monnezzaPer salvarci dal logorio della vita moderna, avrebbe detto Ernesto Calindri, ce la caviamo con l’ironia. Ed è rimasta davvero solo quella di fronte allo sconsolante  spettacolo della spazzatura per le strada della capitale.

Si cammina, dalla Balduina a Prati, da Tor Bella Monaca a Monte Mario, dall’ Eur  a Ponte Milvio, tra cassonetti nauseabondi e debordanti, materassi per strada, rami secchi,plastica e bottiglie lasciate sui marciapiedi. Cumuli di immondizia che di notte sono un invito a nozze per ratti, cani randagi, cinghiali, volpi. Ma c’è’ anche chi giura di aver ha visto un maiale grufolare tra l’immondizia. Dall’alto plana ogni specie di volatile.

“Aiutiamo i topi, ma a casa loro” scrive su Twitter un cittadino inviperito. “In India li venerano, potremmo cominciare a farlo anche noi” aggiunge un secondo. “Ci sarà un complotto?” ironizza un terzo “Forse topi telecomandati”

Del problema si è interessata anche la stampa internazionale: girare in una città come Roma che da sola varrebbe decine di passeggiate, è diventato uno slalom tra buche, avanzi di rifiuti, chiazze rilasciate dai sacchi di spazzatura che premurosi gabbiani si impegnano a sventrare.

Lo scontro tra sindaca Raggi e l’Ama, che dovrebbe occuparsi per la capitale della raccolta dei rifiuti, è giunto in Procura.  Il Comune non approva il bilancio della municipalizzata per costringere i vertici ad andarsene.  Questi ultimi fanno muro accusando il Campidoglio di non saldare i debiti pregressi. Stretto tra incudine e martello si è dimesso anche il secondo assessore all’ambiente: dopo Paola Muraro, Pinuccia Montanari. Le banche chiudono i rubinetti. I dipendenti minacciano scioperi: ed è un tutto contro tutti.

Come si è giunti a questa situazione?  Sino al 2013 Roma poteva contare sulla più grande discarica d’Europa: Malagrotta, luogo dell’ultimo riposo della monnezza per quasi quarant’anni: 240 ettari di campagna laziale tra Aurelia e Magliana destinati ai rifiuti. Accusati di avere causato forti danni all’ambiente,  hanno anche prodotto una denuncia per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti al proprietario Manlio Cerroni.

Negli anni novanta alla Testata Giornalistica Regionale Rai del Lazio realizzammo alcuni servizi ponendo una serie di domande sulla sostenibilità di quella situazione.

Per porre fine all’anomalia il sindaco Ignazio Marino decretò la chiusura della discarica. Lasciando però la città – complice la prematura fine del suo mandato– senza una alternativa che potesse ospitare la vorace produzione di rifiuti; quasi il sessanta per cento di tutto il Lazio.

Oggi la Regione accusa il Comune di non indicare i siti dove costruire altre discariche. Il Campidoglio, legato al fronte del no grillino a ogni grande opera, si affida al Trattamento meccanico e biologico (Tmb)  e alla raccolta differenziata. Il  primo è in crisi dopo un grande incendio che a Dicembre si e’ sviluppato nell’impianto principale in via Salaria. La seconda e’ inchiodata al 45 per cento.

Si traccheggia e intanto si portano i rifiuti in altre Regioni (se li accettano). Lievita la già salata bolletta  (per chi paga), in attesa di tempi migliori.

Intanto i romani fanno buon gioco, anzi naso, a cattiva sorte. “Monsignor Presidente delle strade proibisce a qualunque persona di farvi il monnezzaro in questo sito” si legge in una targa in via dei Pettinari, a due passi da Palazzo Farnese. Ma era il 1700 non il 2019

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