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Società

QUALE COERENZA?

FELICE MAGNANI - 22/02/2019

coerenzaNon è facile essere attenti e coerenti, quando il mondo che ti ruota attorno tende a farti perdere la testa, ma è il momento in cui occorre avere il coraggio di essere se stessi, di non lasciarsi manipolare, di non permettere che la libertà si trasformi in un boomerang a cielo aperto.

Quello che vediamo e sentiamo quotidianamente è il risultato di un lungo e progressivo tradimento della democrazia, quella che ha vissuto le transizioni della storia, alla ricerca di un’affermazione che fosse in sintonia con lo spirito dei padri fondatori.

Chi pensava che fosse un simbolo o una bandiera o un vincolo si sbagliava, altro non era che l’inizio di un cammino lungo e faticoso verso l’autodeterminazione, un viaggio complesso alla ricerca di una maturità capace di confermare la forza persuasiva del diritto e del dovere, la conoscenza progressiva di un rapporto tra la coscienza individuale e quella collettiva, un passo in avanti sulla via di una solida costruzione di valori, in cui il rispetto avesse un ruolo primario.

È su questa via che si snoda il sapore della libertà, quella bella, quella vera, quella sana, quella che rispetta la persona, quella che l’aiuta a trovare la propria identità, a difendere la propria dignità, a non permettere a nessuno di derubare il diritto di vivere adeguatamente la vita, senza dover per forza strisciare o dormire sotto i ponti o sotto i portici delle città per mettere pace nella propria cristiana richiesta esistenziale.

Forse non basta fare uscire il coniglio dal cappello all’occorrenza e forse non basta neppure parlare di elemosine e di povertà, di mondi che esistono solo quando fa comodo, forse siamo un po’ tutti responsabili delle miserie che rendono meno appetibile la vita, per questo la vera politica, quella che cammina di pari passo con i bisogni e le necessità dell’essere umano comincia proprio là dove la vita ha inizio, prende forma, si apre al confronto con la verità per confermare il proprio umano diritto alla felicità.

Oggi le voci si alzano come non avevano mai fatto prima, c’è un grandissimo bisogno di sobrietà e di umiltà, c’è una voglia immensa di affermare i propri limiti, i propri errori, di stabilire un legame profondo con quella parte dell’umanità che è stata tenuta all’oscuro per troppo tempo, ma il problema vero è che tutto è diventato relativo, opinabile, non esistono più verità, c’è una sorta di consumazione quotidiana della vita e i valori, quelli che ci hanno inculcato con estrema determinazione, non hanno più o quasi  un peso specifico anzi, danno fastidio, vengono visti e trattati come impedimenti alla realizzazione del libero arbitrio.

All’origine di tutto c’è una legge che non esercita più la sua autorità e quando lo fa non viene presa sul serio, perché tanto si presta, in molti casi, ai giochi della furbizia umana, quella che riesce sempre a trovare una via di fuga.

Lo vediamo nella gestione della giustizia. In molte situazioni, infatti, prendiamo atto di quanto sia vulnerabile, incapace di dare risposte efficaci e pronte e di quanto dipenda dalla versatilità di caratteri e di appartenenze. In molti casi gli esseri umani, anche quelli meno attrezzati, sanno che le scappatoie esistono e che possono essere praticate in molti modi, per cui ne approfittano per sviluppare una fitta rete di attività illegali.

C’era un tempo in cui l’Autorità era Autorità, nessuno si sarebbe mai sognato di sfidarla, tanto meno apertamente come fanno ora nelle vie, nelle piazze, nei luoghi pubblici. I disastri compiuti ai danni del patrimonio nazionale sono davanti a tutti, si possono toccare con mano. Oggi basta davvero pochissimo perché si frantumino vetrine di negozi, di banche, di uffici pubblici, basta pochissimo per sfregiare, deturpare, spaccare, colpire; la lotta, anche quella politica, è diventata guerriglia e non bastano più manipoli nostrani, ci sono vere e proprie gang europee, pronte a unirsi in un assurdo impeto distruttivo.

L’Autorità si oppone, ma paga prezzi altissimi, in molti casi è costretta a sostenere vere e proprie battaglie; è allo sbaraglio, sotto il tiro di cecchini, che non vedono l’ora di ridurla in schiavitù.

La politica ha perso la sua carica ideale, si muove più sull’onda di interessi privati che non nella convinzione che la difesa della patria sia un impegno di natura costituzionale. Manca una politica della prevenzione, capace di capire molto tempo prima quali siano gli obiettivi e che cosa occorra fare per risolverli.

Si tratta di un problema di carattere generale, che investe tutti i settori della vita pubblica. I problemi si affrontano solo quando sono già diventati irrisolvibili o quasi. La difficoltà di questi tempi è proprio quella di non saper leggere attentamente la storia, di non saper andare alle origini, di non avere progetti adeguati, di non saper lavorare con impegno e attenzione sulla natura delle cause e sugli effetti che queste determinano.

Manca una politica dell’immediato, che sappia affrontare le precarietà, che sappia offrire risposte concrete a chi ne ha bisogno. Nella maggior parte dei casi si sa quali siano i problemi, ma ci si dimentica quasi subito di che cosa occorra fare per risolverli. Quelli legati all’ambiente, ad esempio, sono tantissimi e tutti di grande rilevanza. Dissesti idrogeologici, terremoti, desertificazioni, smottamenti, frane, esondazioni, crolli, rifiuti e più si va avanti nel tempo e più questi fenomeni assumono proporzioni gigantesche.

La burocrazia frena lo sviluppo, impedisce di assumere iniziative rapide, crea conflitti, incomprensioni, rallenta e favorisce l’inserimento della malavita organizzata, molto attenta a sfruttare a proprio vantaggio i disastri ambientali. I governi sono molto più impegnati a difendere interessi di natura clientelare, invece di mettere a punto programmi e obiettivi capaci di unirsi nella difesa e nel rilancio del territorio nazionale.

Il cittadino vuole sentirsi amato e tutelato. Ha imparato ad andare oltre gl’interessi di parte, vuole toccare con mano la capacità di chi si è assunto il delicatissimo ruolo della rappresentanza, vuole risposte chiare ai propri dubbi e alle proprie necessità, vuole soprattutto che chi afferma a parole di amare la Costituzione lo dimostri anche nei fatti, evitando offese e insulti, mancanza di rispetto e presunzioni inutili.

Oggi il mondo ha bisogno di atti concreti, di unioni stabili, di una storia che sappia trovare la giusta pace per ricominciare una nuova vita, dove ciò che conta non è l’interesse coloniale o quello non meno ipocrita di chi sfrutta le situazioni a proprio vantaggio, fregando il prossimo non lontano da casa. Mai come in questi momenti si sente il bisogno di rispolverare l’unità vera, quella che si lega agli affetti più cari, alle tradizioni, alla voglia di fare e di fare bella figura, dimostrando ancora una volta quanto la nostra genialità sia capace di cambiare in meglio le sorti del mondo e di come la nostra cultura abbia ancora la capacità di farsi amare e apprezzare in una realtà che muta repentinamente e a volte in modo drammatico. Forse sarebbe proprio il caso di mettere in pratica tutti, nessuno escluso, quei principi e quei valori che qualcuno ha riassunto storicamente in tre parole, Libertà, Uguaglianza, Fraternità, magari dimenticandosi, durante il corso della propria vita, che la democrazia, quella vera, quella leale, quella sociale, vale proprio per tutti, soprattutto per coloro che sentono il bisogno di vivere e di esprimere ciò che sentono nel cuore, dopo anni e anni di costrizioni forzate.

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