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Politica

PD/1 PRIMARIE, SCOSSA UTILE

GIUSEPPE ADAMOLI - 01/03/2019

pdLe primarie di domenica prossima saranno certamente meno partecipate che in passato ma non per questo meno importanti essendo il Pd il maggiore partito di opposizione e dio sa quanto ce n’è bisogno. In ogni caso l’affluenza ai gazebo sovrasterà quella dei Cinquestelle pur con il comodo mouse a casa o in ufficio.

Le cause della disaffezione sono tante e note: la crisi elettorale del partito, la pallidissima gestione dell’ultimo periodo, le difficoltà di tutte le forze riformiste in Europa. Inutile accusare l’oscuramento mediatico, seppure reale ed astioso, se non si hanno le carte completamente in regola.

Il 18% che i sondaggi (da prendere con le molle) accreditano al Pd sembrano perfino una mezza grazia e rappresentano comunque il sintomo di una possibile ripresa dentro una fase storica dominata dalla volubilità politica e dal susseguirsi di governi diversi ad ogni legislatura.

Sarà compito della prossima Assemblea Nazionale decidere se continuare oppure no con le primarie. Sono favorevole a questo sistema che andrebbe però almeno in parte riformato stabilendo regole precise di partecipazione. Solo gli elettori seriamente intenzionati a votare Pd dovrebbero prendervi parte altrimenti saremmo in presenza di una indecorosa intrusione.

Se si osserva bene non mancano tuttavia i segnali positivi. Ci sono rimescolamenti significativi che smontano vecchie e tradizionali solidarietà di gruppo che alla lunga sono deleterie. Ad esempio: Gentiloni e Franceschini sostengono Zingaretti e alcuni ex Ds stanno con Giachetti mentre la grande maggioranza dei parlamentari sono con Martina ma con segni di incertezza non irrilevanti.

Sono movimenti che daranno una scossa positiva se il nuovo coagulo sarà davvero intorno ad una linea politica. I punti mi sembrano chiari. Europa al centro con il rafforzamento della sua unità politica senza la quale tutti i Paesi europei saranno totalmente fagocitati dagli Usa, dalla Cina e dalla Russia. Quindi negazione alla radice di sovranismo e nazionalismo. E poi lavoro; giustizia sociale; ambientalismo concreto; grandi opere veramente necessarie; valorizzazioni delle politiche più azzeccate dei governi precedenti, riforma del partito con maggiori prerogative assegnate ai territori.

L’alternativa alla Lega e alla destra deve essere secca. Così come quella all’attuale M5S guidato da Di Maio-Casaleggio. La differenza fra i gialloverdi è però rilevante. Cosa sarà fra qualche anno la destra di Salvini lo sappiamo bene. Cosa saranno i Cinquestelle non lo sappiamo affatto. Chi può dire quale sia la loro visione del mondo? Per ora si vede solo un fortissimo patto di potere che potrebbe rischiare di diventare una pericolosa saldatura elettorale.

Per questo c’è bisogno di un centrosinistra che sia ed appaia come un’alternativa credibile ad un governo che non fa certamente bene all’Italia. Altrimenti anche i grillini molto critici resteranno dove sono e semmai ingrosseranno le fila dell’astensionismo.

C’è da augurarsi che il vincitore delle primarie abbia più del 50% del consenso per evitare il ballottaggio affidato all’Assemblea Nazionale. La cosa peggiore sarebbe che il secondo e il terzo candidato si mettessero insieme per ribaltare il risultato delle primarie. Sarebbe un colpo mortale a queste consultazioni e alla credibilità complessiva del partito.

Molti auspicano l’unità del Pd ed io convintamente sottoscrivo non essendomi per niente piaciuti gli eccessi polemici e divisivi degli anni trascorsi. Non credo però che si debba arrivare per forza ad una gestione unitaria che sarebbe debole e potrebbe portare ad un immobilismo inconcludente. Il segretario non ha che una scelta davanti a sé: essere leader altrimenti fallirà.

Il mio voto a Zingaretti vale per l’oggi e non è certamente un atto di fede.

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