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Attualità

ABUSI E SEGRETI

SERGIO REDAELLI - 01/03/2019

papaRivedere il segreto pontificio. L’ipotesi emerge dal summit sulla protezione dei minori che papa Francesco ha indetto nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano, chiamando a raccolta i vertici di tutte le conferenze episcopali, 190 rappresentanti della Chiesa di ogni parte del mondo. Sul tavolo gli scottanti casi di pedofilia, di molestie e abusi sui minorenni, temi drammatici e penosi a cui il pontefice ha messo mano con coraggio. Francesco ha consegnato ai cardinali, ai vescovi e ai superiori religiosi un foglio con ventuno linee-guida o punti di riflessione, chiedendo “misure concrete e non parole di condanna scontate”. Anche per superare lo scetticismo delle associazioni delle vittime, “scottate” da anni di attesa.

A evocare la revisione o la rinuncia in certi casi al segreto pontificio è l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, segretario della Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio) che lo giudica “controproducente” nei casi di abusi sessuali. L’obbligo del silenzio, definito nell’istruzione Secreta Continere approvata da Paolo VI il 4 febbraio 1974 e firmata dal segretario di Stato cardinale Jean Villot, che aggiorna un testo del 24 giugno 1968, è previsto per dieci categorie di materie tra cui i delitti contro la fede e i costumi e violarlo può comportare la scomunica. “Se usato troppo ampiamente – osserva l’arcivescovo di Bombay cardinale Gracias – può causare danni, specie se viene utilizzato con la finalità di nascondere”

In precedenza il cardinale Reinhardt Marx, uno dei più stretti consiglieri del papa, aveva denunciato che in Germania “i dossier che potevano documentare gli abusi e indicare i responsabili sono stati distrutti”. L’insabbiamento può essere un crimine altrettanto grave dell’abuso e il summit ha mostrato che è possibile trovare un’alleanza tra i giornalisti e la Chiesa nella ricerca della verità. Ma ci sono elementi che non possono essere ignorati. “Ad esempio – ha spiegato l’arcivescovo Scicluna – in alcuni casi non si può procedere canonicamente se non dopo la conclusione del processo civile. E comunque la rimozione dal ministero deve essere vista come un’esigenza di protezione dei minori”.

Francesco ha dato la precedenza all’ascolto delle vittime e ha chiuso il vertice parlando di crimini abominevoli, di sacrifici pagani e della necessità di “proteggere i piccoli dai lupi voraci”. Toni e parole forti, giustificati dall’emergenza. Pochi giorni prima dell’inizio del summit il cardinale Mc Carrick, arcivescovo di Washington, era stato ridotto allo stato laicale per abusi su preti e seminaristi. Il cardinale Pell, tesoriere del Vaticano, è stato condannato per crimini sessuali su minori dal tribunale di Melbourne e lo scorso anno il papa ha “spretato” il presbitero cileno Karadima per motivi analoghi. Un problema non solo della Chiesa con diciotto milioni di minori vittime di abusi sessuali in Europa (dati Oms 2013).

Padre Lombardi moderatore del summit annuncia che entro qualche settimana arriveranno il motu proprio di Francesco sul contrasto agli abusi e una nuova legge dello Stato Vaticano. La Congregazione per la dottrina della fede lavora a un vademecum per spiegare ai vescovi i passi corretti da fare in caso di denuncia e ad elevare l’età minima dei matrimonio nel diritto canonico contro la piaga delle spose-bambine. Si parla inoltre di istituire centri di consulenza e ascolto nelle diocesi e organismi di facile accesso per le vittime che vogliono adire le vie legali, di definire protocolli per l’esame delle accuse, per la gestione dei casi che coinvolgono i vescovi, per le valutazioni psicologiche dei futuri sacerdoti e di nuovi codici di condotta obbligatori per il clero.

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