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Società

PICCOLE COSE

FELICE MAGNANI - 08/03/2019

piccoleQuando le cose non vanno la prima cosa è cercare di rendersene conto, di capire quali ne siano le cause e che cosa sia giusto fare per porvi rimedio. L’essere umano è sempre piuttosto reticente quando è costretto a mettere in discussione se stesso, soprattutto quando sbaglia e vuole avere ragione, quando crede di risolvere i problemi con la forza della rabbia o con la violenza, quando non usa la ragione, quando non si ferma a pensare e a riflettere.

 Uno dei grandi problemi di oggi è proprio quello di non essere più abituati a pensare prima di compiere un’azione o di pronunciare un giudizio, in molti casi non si parla neppure più, si urla sovrapponendo le voci, impedendo alle persone di capire da che parte provenga l’emissione. Spesso l’incontro diventa scontro e una diffusa irritazione impedisce di leggere con tollerante pazienza e determinazione l’origine dei problemi, la loro evoluzione, la loro natura, il rischio è quello di nascondersi dietro un’infausta posizione d’interesse, dove tutto si restringe e si colora di individualismo, di conservazione, di rifiuto e di furberie varie, che impediscono alla natura umana di svelarsi per quella che realmente è.

 Ripartire dalle piccole cose è il passaggio fondamentale. Quali sono le piccole cose? Quelle che rappresentano l’asse di sostegno, il perno attorno al quale si confermano le virtù e le debolezze, tornando a essere quelli che realmente siamo, un popolo capace di grandi cose, dotato di una rara capacità intellettiva, messa in discussione spesso da un’acuta voglia di rivalsa, da negazioni estreme, da varie forme di antagonismo, da un individualismo che spesso diventa prevaricazione dei più elementari principi di libertà.

 In molti casi dimentichiamo il senso critico, allontaniamo tutto ciò che può mettere in discussione la presunta autorevolezza dei nostri punti di vista, presi come siamo dalla convinzione che il nostro pensiero sia il migliore dei pensieri possibili.

 In questi anni ci siamo anche resi conto, ad esempio, che risulta oltremodo difficile valutare serenamente il passato, senza incorrere in supervalutazioni e in sottovalutazioni, capita spesso, infatti, di essere testimoni di stereotipi e di archetipi, oltre i quali diventa quasi impossibile raggiungere nuove verità, nuovi modi di essere e di agire.

 La dicotomia tra passato e presente è molto forte, incomprensioni e vecchi rancori sono ancora all’origine di un furbesco posizionamento intellettuale che impedisce di vedere chiaro anche là dove urge fare chiarezza, dove si rende importante compiere analisi accurate, corrette, capaci di sdoganare ciò che è stato sottratto all’anamnesi storica, non si sa per quali ragioni.

 Nella nostra vita sopravvivono zone, spazi e settori della vita privata e di quella pubblica che non hanno permesso alla lente di ampliare i caratteri, di chiarire significati e significanti, aree che generano ancora spazi di ambiguità. Superare l’ambiguità, pensare che esista un mondo diverso da quello disegnato in passato può essere il passo capace di rivalutare, rigenerare e restaurare, rispondendo alle attese di un mondo che cambia profondamente nelle sue vocazioni e nelle sue aspirazioni.

 Assistiamo a cambiamenti epocali legati alla globalizzazione, ai fenomeni migratori, alle trasformazioni economiche, all’avvento di sofisticate tecnologie, a trasformazioni radicali e profonde dovute alle desertificazioni, ai dissesti idrogeologici, ai terremoti, alle guerre, a forme di comunicazione che amplificano la visione di un mondo che non ha più segreti.

 Le soffitte traboccano di valori coperti di polvere, come l’onestà, l’operosità, l’unione, la lealtà, l’impegno, l’osservanza, il rispetto, il senso della misura, valori che sopravvivono nell’individualità, ma che non hanno una tiratura commerciale adeguata. La corruzione di questi anni ha definito i limiti di una democrazia troppo spesso sopravvalutata. La convinzione che le conquiste avessero il dono della stabilità perpetua, si è rivelata spesso non idonea ad affrontare le insidie di un mondo che dimostra quanto sia importante non farsi sorprendere, essere pronti a confrontarsi con una realtà che cambia repentinamente.

 Gli stessi principi costitutivi del nostro ordinamento costituzionale dimostrano, in alcuni casi, l’incapacità di saper comprendere e valutare bene fino in fondo il senso e il valore di quella realtà con la quale siamo costretti a confrontarci nella vita quotidiana. Ritrovare lo spirito, avere il coraggio di limitare i danni di una dipendenza tiranna, rimettere al centro l’uomo con i suoi bisogni e le sue necessità, dare il giusto valore al denaro, riattivare l’energia creativa, ridare forma e speranza a un pensiero troppo spesso vittima di strategie paradossali, ritrovare la dimensione umana dell’affetto e della riconoscenza, sono piccoli espedienti di un passato che non molla, che continua a camminare tra alienazioni profonde e illusioni, tra mondo reale e mondo virtuale, alla ricerca di un posizionamento stabile, su cui costruire di nuovo.

 Nel tempo delle connessioni ossessive, forse c’è bisogno di disconnettere, di lasciare che la vita faccia il suo corso e riprenda a sognare e a comunicare, riproponendo la forza e la bellezza delle emozioni e dei sentimenti, senza nulla togliere al fantastico dinamismo della natura umana.

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