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Politica

EUROPA E PARTITO POPOLARE

GIUSEPPE ADAMOLI - 15/03/2019

orban

Viktor Orban

La metamorfosi del Partito Popolare Europeo spiega bene l’involuzione del sogno dell’integrazione europea. Una volta era il raggruppamento dei partiti ad influenza democratico-cristiana e dei partiti centristi. In seguito si è man mano spostato a destra indebolendo la sua spina dorsale fortemente europeista. Con il tramonto di Angela Merkel il PPE rischia di andare ancora peggio.

Il caso attualissimo del premier ungherese Viktor Orban e del suo partito “Fidezs” è esemplare al riguardo. Nel 1989 Orban, allora di 26 anni, era stato un sostenitore del nuovo corso post-sovietico elogiando con grande calore la democrazia occidentale e tutte le sue libertà politiche tanto da guadagnarsi, nel 2000, l’invito ad entrare pienamente nel PPE.

Oggi Orban non è più quello del 1989 né quello del 2010. Ha fatto approvare leggi liberticide, messo le redini alla stampa, ridotto i pesi e i contrappesi tipici di uno Stato democratico, diffuso pericolose tensioni anti semite.

Nelle ultime settimane Orban ha condotto una campagna irridente contro Jean Claude-Juncker, Popolare e presidente della Commissione europea, che farebbe inondare l’Ungheria di migranti: favola del tutto inventata. Questa sembrerebbe la goccia che può far traboccare il vaso e ormai su Orban è battaglia dentro il PPE dove molti vorrebbero espellerlo.

Manfred Weber il candidato tedesco del PPE alla presidenza della Commissione dopo aver difeso Orban sarebbe ora pronto a cacciarlo per paura che i socialdemocratici, i liberali e i verdi possano contrastare la sua ascesa dopo le elezioni di maggio. La decisione è incerta e sarà presa dal PPE il 20 marzo.

Berlusconi ha dichiarato che non farà votare i suoi per l’espulsione di Orban contraddicendo lo sforzo moderato fatto in tutti questi anni per superare l’iniziale diffidenza di diversi partiti associati al PPE. Perché abbia così deciso è semplice da capire. Non vuole mettersi contro Salvini che è il “socio” di Orban e aveva anche lui lanciato sanguinosi insulti “all’ubriacone Juncker”.

Questo modo di piegare la politica europea alle necessità della lotta politica interna dei singoli Stati è un grave errore storico, il contrario di quanto sarebbe richiesto. Incontestabile che in questi anni abbiamo avuto un’Europa troppo guidata dagli interessi nazionali. Molto più che la Commissione di Juncker ha “potuto” il Consiglio Europeo formato dai capi di governo e di Stato. Affermare il contrario è una falsità politica.

“Socialisti e Democratici” hanno i loro problemi nel resistere al vento di destra e candidano Frans Timmermans alla presidenza. Molto difficile che ce la faccia e, in ogni caso, la volontà di stare al governo europeo non può portarlo ad accettare l’idea di un’Europa ai minimi termini che peserebbe ancora meno nel mondo dei giganti come gli USA, la Cina e probabilmente la Russia.

L’espulsione di Orban è la cartina di tornasole per verificare la solidità di un progetto che veda ancora alleati i Popolari, i Socialisti e Democratici, i Liberali e, auspicabilmente, i Verdi per una più forte e necessaria unità politica dell’Europa.

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