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Editoriale

HIC ET NUNC

MASSIMO LODI - 22/03/2019

bassettiIl punto che conta lo ha messo a segno il cardinale Bassetti, presidente della Cei, nell’intervista rilasciata qualche giorno fa alla Stampa: “Per il cattolico è immorale vedere nel migrante un nemico da odiare e combattere”. Hic et nunc, ma anche hic et semper: questo il promemoria spesso dimenticato e meritevole d’un rispolvero/scuotimento. Cioè: cristiani, dove siete? A quale politica vi ispirate? Che propaganda v’intriga? Quale coscienza alloggia in voi?

Monito zero retorico e zero superfluo. Ce ne sono, di cristiani distratti sull’argomento. E che docilmente s’accodano alla pacchia delle semplificazioni ruspanti, tra selfi e tweet, facebook e instagram: difendiamoci dall’invasione, chiudiamo i porti, in alto (sempre più in alto) i muri. Tutti noi dentro il castello dell’egoismo, tutti gli altri fuori. E chi se ne frega (verbo tra i prediletti dell’epoca sovranista) di loro, importune presenze dell’attualità da schermo/scherno.

Ora, nessuno ignora che un maxifenomeno in auge da anni, purtroppo con derive sventurate e destinato a ingigantirsi, meriti l’opportuna e attrezzata risposta politico-sociale. È l’accoglienza prudente consigliata dal Papa buonsensista. Ma nessuno dovrebbe scordare il Vangelo di Matteo (Matteo quello di duemila e rotti anni fa): ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto.

Un pensiero easy, naturale, spontaneo. Ora non più tale. Ospitare, proteggere, promuovere e integrare sono verbi che han perduto di cittadinanza in molte, troppe, insopportabili intemerate comizianti. È come se fosse stata disconosciuta l’esistenza della famiglia universale, totalizzante, umana. Una sola, con miliardi d’appartenenti: fortunati e no, ricchi e no, di successo e no. Accade il contrario: prevale l’anima individualista, la voglia di distinguere/separare, lo spirito d’esclusione che fa soccombere quello d’inclusione. Non è razzismo. Peggio: è la contaminazione da ipertrofiche paure, spregiudicate irresponsabilità, cupe frustrazioni, rabbie tenaci. Il popolo deluso da promesse finite in default si ribella dando risposte sbagliate a problemi giusti.

Ancora Bassetti: “Il messaggio sociale del cristiano è unitario e si basa sulla salvaguardia della dignità della persona in ogni circostanza: dalla maternità al lavoro, dal rapporto con la scienza alla cura dei migranti”. Se inascoltato né messo in pratica, si resta alla prevalenza delle parole sui fatti, un costume così diffuso da essere giudicato imperante. Ecco il tema che va calato dalla sfera religiosa all’arena politica: cercare, ritrovandola, l’armonia connaturata all’insieme comunitario e farne la base della costruzione d’un vivere non limitato all’esistere. Allargato, invece, al partecipare. Vivere significa essere inseriti in un ambiente familiare giusto, in un contesto lavorativo giusto, in un sistema di relazioni interpersonali giusto. Eccetera. Cose talmente elementari da sembrare scontate. Ma è proprio questo (hic et nunc, con la speranza che diventi hic et semper) a mancarci: un sostegno alla virtuosa banalità, con essa intendendo i fondamentali dello stare insieme. La stagione del livore li ha costretti all’annegamento nel mare cinico dell’indifferenza.

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