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Attualità

BUONE NOTIZIE

SERGIO REDAELLI - 29/03/2019

La conferenza stampa di presentazione degli stati generali dell’editoria

La conferenza stampa di presentazione degli stati generali dell’editoria

Ok alla riforma del copyright. Con 348 si, 247 no e 36 astenuti il Parlamento europeo ha approvato in sessione plenaria le nuove regole sul diritto d’autore che consentono agli editori e ai creatori di contenuti (artisti, giornalisti, interpreti, sceneggiatori, editori) di negoziare un equo compenso con i colossi del web che da anni li utilizzano senza condividerne i costi di produzione. La riforma, richiesta da tempo, era contestata da chi ritiene che limiti la libera diffusione delle informazioni online. Tra i più critici, per evidenti ragioni, le grandi piattaforme digitali (Google, Facebook, Amazon ecc.) e i “teorici” di Internet senza margini e confini.

Un’altra riforma attesa – e qui siamo ancora in alto mare – è quella dell’editoria, che in Italia attraversa da anni una profonda crisi anche per effetto del terremoto provocato dalle nuove tecnologie digitali. Qualcosa però finalmente si muove. A Roma si sono aperti il 25 marzo gli Stati Generali dell’Editoria, un percorso di consultazione voluto da Palazzo Chigi che andrà avanti fino a settembre per dare una risposta ai tanti problemi sul tappeto, il calo delle vendite e della pubblicità, il ruolo delle agenzie di stampa, l’equo compenso, le querele milionarie e intimidatorie, la sopravvivenza dell’istituto di previdenza.

Editori, giornalisti, inserzionisti pubblicitari, addetti stampa, erogatori di servizi e di altri prodotti editoriali, anche digitali, si confronteranno con le istituzioni per concertare proposte di legge capaci di aiutare il settore. Ma, dopo i tagli ai contributi decisi dal governo gialloverde (che colpiscono, tra gli altri, il giornale dei vescovi Avvenire, Il Manifesto e Radio Radicale), il dibattito provoca scintille. “Il sindacato accoglie con favore la disponibilità dell’esecutivo ad affrontare il tema nella sua globalità – dice Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa – Ma è necessario che le parole di oggi si trasformino in atti che smentiscano quanto fatto finora dal governo”.

“Il nodo centrale deve essere il lavoro – prosegue – Non si può parlare di informazione senza qualità professionale, di contrasto al precariato. Il sistema non si salva senza lavoro regolare. Occorre coinvolgere professionisti, giuristi e ricercatori che contribuiscano a studiare provvedimenti normativi validi in prospettiva futura”. E il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti rincara: “È necessario contrastate i tagli e i bavagli. Rivolgiamo un appello al Capo dello Stato: colpire il fondo per l’editoria significa indebolire il pluralismo”. Sul taglio dei contributi pubblici, “il sindacato chiederà una moratoria e convocherà costituzionalisti e studiosi per approfondire le buone pratiche diffuse in altri Paesi”.

Critico con la categoria è il sottosegretario Vito Crimi: “In questi anni – dice – gli editori devono avere l’onestà intellettuale di dire che di contributi ne hanno presi tanti, ma tanti come pochi altri settori industriali, 4 miliardi di euro. Oggi esiste un’altissima domanda di informazione da parte dei cittadini e deve cambiare il modo di relazionarsi con l’utente finale”. Il presidente della federazione degli editori Andrea Riffeser Monti ha risposto affermando che bisogna tutelare “il mercato del lavoro, la distribuzione e la pubblicità”, combattere la pirateria e incentivare il meccanismo per l’ingresso di un giovane giornalista ogni tre uscite dalle redazioni. Come predicava il governo Renzi.

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