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Apologie Paradossali

ANDARE A NOZZE?

COSTANTE PORTATADINO - 05/04/2019

Le marinaie spose in divisa

Le marinaie spose in divisa

(S) Ma come fanno le marinaie a sposarsi tra di loro? Dobbiamo aggiornare Dalla.

Avete visto la notiziona in prima pagina con tanto di foto su tutti i principali quotidiani? E chissà quale sfracello faranno i settimanali femminili, bruciati sul tempo dai giornali ‘seri’!

(C) Va bene così. Finché a fare notizia sono questi fatti, poco male; è come quella famosa notizia dell’uomo che morde il cane. Sarebbe peggio se a far notizia diventasse il normale matrimonio tra un uomo e una donna. In ogni caso le contraddizioni non mancano. Sullo stesso giornale troviamo Di Maio che, pur NON pentito dei precedenti insulti ai partecipanti al Congresso Mondiale, IMPONE a Tria un ‘pacchetto famiglia’, di cui peraltro non sappiamo quasi nulla. Troviamo Salvini che attacca le ‘case famiglia’ e infine un curioso elzeviro (si definisce così?) di Dacia Maraini su famiglia e aborto.

(S) Che dice Dacia? La solita tempesta radicale?

(C) Difficile sintetizzare; trascrivo alla lettera i passaggi importanti, perché mi sembrano dare buoni spunti di riflessione, che, spero, mi permetteranno di chiarire quello che volevo dire nell’apologia della settimana scorsa.

Se ci fosse una cultura che riflettesse gli interessi veri delle donne, l’aborto non esisterebbe affatto. Invece è diventata una bandiera, anche se misera, per rivendicare un minimo di libertà in un mondo di proibizioni e limitazioni. Una bandiera stracciata, da schiave. Una bandiera dolorosa che comporta una violenza contro il loro stesso corpo e l’interruzione di un progetto di vita. Lo scrivevo anni fa, e lo ripeto ogni volta che si cerca di criminalizzare le donne perché rivendicano la libertà di gestire il proprio corpo. Nessuna donna ama abortire e il solo modo di eliminare l’aborto è creare una alternativa: ovvero una maternità responsabile. Poiché l’aborto, proibito dall’alto va sempre a finire nell’inferno della clandestinità, con tutti gli orrori che ne conseguono”.

(O)Vedete che c’è del buono anche in chi ci appare come appartenente ad una cultura ostile?

(C) Aspetta di conoscere il resto.

(S) Quanto a contraddizione, solo un paio di giorni prima è stato pubblicato un sondaggio che conferma che due italiani su tre ritengono che la vita umana inizi dal concepimento e che tre su quattro pensano che le strutture sanitarie e assistenziali debbano contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. Però nello stesso tempo il 60% ritiene che legge 194 vada bene e non debba essere tolta o modificata in modo riduttivo. Quindi siamo nel pieno di una contraddizione morale insanabile, la cui radice è riscontrabile nella prosecuzione dell’articolo della Maraini, che ora riporto io.

Ma, rispetto alla famiglia «naturale», che si invoca, ricordiamoci che in natura il più grosso mangia il più piccolo, il più forte schiavizza il più debole, le madri si accoppiano con i figli—succede in tutti gli animali, anche i più simili all’uomo, i padri con le figlie, i fratelli con le sorelle. In natura non esiste morale che non si identifichi con la conservazione della specie. Se per morale umana intendiamo invece leggi che una società si costruisce per vivere meglio insieme, evitando le grandi ingiustizie, punendo i trasgressori e aiutando i più deboli, certo la morale non è un prodotto della natura, ma una squisita e spesso utopistica prassi che l’uomo avoca a sé considerandosi superiore agli animali. La famiglia è una creazione storica come altre istituzioni, e ha la grande forza di cambiare secondo i cambiamenti dell’epoca. Rifiutare i cambiamenti reali è pura ideologia reazionaria”.

(C) Prima di arrivare al tema della possibile contraddizione tra morale e legge, lasciate che osservi l’equivoco costruito sulla parola ‘natura’. Mi pare che Maraini chiami ‘natura’ quello che alle elementari chiamavamo il ‘regno animale’, almeno a giudicare dagli esempi che porta, e sottintenda perciò che la cosiddetta ‘natura umana’, non ne differisca sostanzialmente, non più di quanto la natura di un asino differisca da quella di un cavallo. Ma questo è un problema antropologico, la cui soluzione, se sbagliata, porrebbe problemi gravissimi, ben oltre l’aborto, fino all’ eutanasia, all’eugenetica e al diritto alla procreazione.

(O) Ohi ohi. Faccio fatica a seguirti. Se ti inoltri per questa strada sarà difficile che tu chiarisca la questione, come avevi promesso.

(C) Ci provo, partendo dalla conclusione di Maraini: “Rifiutare i cambiamenti reali è pura ideologia reazionaria”, riferendosi alla famiglia, “creazione storica come altre istituzioni”. Comincio col dire che è verissimo che ‘l’istituzione famiglia’ è una creazione storica, nasce dal costume, è regolata da leggi che sono modificabili al variare delle contingenze e della comprensione che se ne ha. Tanto vero che la Chiesa stessa ha nel tempo grandemente modificato le proprie leggi, si veda il concilio di Trento, in merito al matrimonio. Ma non ha pensato che si fosse modificata l’essenza del matrimonio, ma solo il modo di riconoscerlo pubblicamente, per renderlo portatore di diritti reali. Che non stiamo parlando di cose facili, lo dimostra il fatto che la Chiesa ci ha messo un millennio e mezzo per sviluppare il suo pensiero a partire dalle parole di Gesù riportate da Matteo 19. Ha dato forma giuridica al sacramento, ma non ha modificato la natura di quel rapporto tra uomo e donna, tra genitori e figli che chiama ‘famiglia’.

Se invece vogliamo dare lo stesso nome a cose o rapporti diversi, creiamo solo confusione e dimostriamo di aver aderito, come accennavamo la volta scorsa, alla teoria di Guglielmo di Baskerville/Ockham/Eco che esistono solo gli individui e quindi, per converso, se usiamo lo stesso nome per indicare realtà diverse, siamo liberi di farlo, basta aggiornare la convenzione linguistica. Quindi rimbalzo a Maraini l’accusa di ideologia reazionaria: ideologia è voler appiccicare lo stesso nome a cose diverse e attribuire loro identici diritti.

(O) Quindi tu vorresti riservare la parola famiglia all’unione tra maschio e femmina, orientata alla genitorialità e che non si accompagnasse mai alla parola ‘famiglia’ qualsivoglia aggettivo qualificativo, come ‘naturale’ o ‘tradizionale’?

(C) Non ne faccio questione di nomi, ma di sostanza. Distinguere è necessario per riconoscere a ciascuno il proprio diritto, al marito come alla moglie, al figlio nato come al nascituro, alla famiglia, come ad altri tipi di relazioni tra persone che meritino un riconoscimento giuridico e l’attribuzione di diritti specifici.

(S) A questo proposito, dovremmo tornare alla questione seria posta da Maraini: come evitare l’aborto, magari senza confondere con quella della denatalità, pur riconoscendo che dalla legalizzazione dell’aborto a oggi mancano, secondo le medie statistiche, sei milioni di bambini non nati per aborto legale. Osservo che la speranza di Onirio è vana, la scrittrice lamenta che la banalizzazione dell’aborto dipende dagli ostacoli alla consapevolezza della maternità voluti dai moralisti di ieri e di oggi: ” hanno proibito in tutti i modi l’uso degli anticoncezionali. Hanno rifiutato in partenza ogni progetto di educazione alla sessualità nelle scuole”. Quando si passa alle proposte si ripete la solita tiritera radical-chic che non coglie il vero problema. Quello che scatena l’angoscia di fronte ad una gravidanza non cercata è la mancanza della cultura della certezza, delle relazioni stabili, che è certamente più decisiva dei problemi economici.

(O) Comunque, il pacchetto famiglia di M5S che Di Maio vuole imporre a Tria nel progetto di bilancio, che cosa comprende?

(S) Le proposte annunciate sono il dimezzamento delle rette degli asili nido, lo sconto sui pannolini e il coefficiente familiare. Di Maio sta anche lavorando a un fondo di 100 milioni a sostegno delle giovani coppie per l’acquisto della prima casa. Poi forse qualcosa per i padri separati, che comunque è un altro problema.

(O) Meglio che niente, ma certamente occorre qualcosa di più, qualcosa che restituisca quella speranza nel futuro, anzi quella certezza di sé stessi e del proprio valore, soprattutto del valore intrinseco della genitorialità, che pur in situazioni economiche ben più difficili di quelle odierne creava famiglie numerose; non parlo dell’ottocento, ma anche solo di quegli anni del dopoguerra che hanno fatto nascere un po’ in tutto il mondo il cosiddetto baby boom, sebbene nemmeno allora l’orizzonte apparisse roseo, tra guerra fredda e minacce atomiche.

(C) Cari amici, dobbiamo concludere, come sempre, in modo inaspettato: oggi anche quella famiglia, che nella sua essenza è veramente naturale, cioè corrispondente all’origine sia biologica, sia spirituale della natura umana, si dimostra assai più vulnerabile alle influenze negative che provengono dall’esterno, dalla società, che sensibile agli interventi di sostegno economico. Si è determinata un’inaccettabile scissione tra amore e vita familiare concreta.

Per esempio, nello stesso numero del Corriere, nella pagina degli spettacoli, mi colpisce una recensione teatrale, “Niente famiglia, meglio l’amore”, con l’autore che conclude: “Oggi le mie coetanee cercano più l’amore che la famiglia, da quella tutti noi stiamo ancora fuggendo”. Credo che questo autore si sia molto avvicinato al centro del problema, evidenziando una drammatica, anche se apparente, contraddizione, tra due aspetti della vita che invece dovrebbero, come i lati di un arco, sorreggersi a vicenda.

(S) Allora la notizia della settimana non è quella del matrimonio delle due marinarette e nemmeno il ritorno di ‘padre’ e ‘madre’ al posto di ‘genitori’ nei documenti di identità, imposto dal Ministero dell’Interno, ma la confessione televisiva di Pupo di amare due donne contemporaneamente, la moglie e un’altra! Vi pare la soluzione che basta a sciogliere la contraddizione?

(C)Forse basterebbe la lettura del ‘Cantico dei Cantici’ per far capire anche agli atei più incalliti che cosa il Cristianesimo intenda per amore sponsale, messo a fondamento della famiglia e immagine della relazione tra Cristo e la Chiesa e che la morale non l’ostacolo ma il sostegno più realistico di ogni relazione d’amore.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

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