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Pensare il Futuro

SICCITÀ

MARIO AGOSTINELLI - 11/04/2019

Il Lago Maggiore in secca

Il Lago Maggiore in secca

L’inverno secco del 2019 ha avuto come conseguenza l’abbassamento del livello del fiume Po. Altresì ai minimi storici è il livello dei grandi laghi della pianura padana, con potenziali carenze di acqua per l’irrigazione. Tali eventi di magra si ripetono da almeno tre lustri.

Lo stato del fiume Po:

I livelli di deflusso alle principali stazioni idrometriche lungo l’asta del fiume Po hanno indicato valori bassi per molta parte del mese di marzo e i primi giorni di aprile. Per il giorno 30 marzo, a Pontelagoscuro il Po segna -5.96 m dallo zero. La motivazione è da ravvisare nella prolungata carenza di precipitazioni invernali per il 2019. Al momento attuale il valore di portata stimato, funzione del livello al giorno 30 Marzo 2019 (-5.96 m), si aggira intorno ai 500 m3s-1. Tale valore ha di per sé un periodo di ritorno assoluto (ossia su base annuale) dell’ordine dei 2 anni e non rappresenta quindi un evento estremo. Tuttavia, poiché la stagione calda è appena all’inizio, tale valore basso ed in costante diminuzione può far presagire una ulteriore diminuzione dei deflussi da qui fino alla stagione estiva, ove nel frattempo non si osservassero precipitazioni consistenti. Un valore di 250 m3s-1 è peraltro considerato un “minimo vitale” da mantenere costantemente, necessario per l’ecosistema e per evitare l’intrusione di acqua salata dal delta del Po.

Lo stato dei laghi:

Di particolare interesse è anche il livello dei laghi della pianura padana, la cui regolazione è fondamentale per la disponibilità di acqua irrigua per la stagione agricola incombente. Per i quattro grandi laghi della pianura padana (Maggiore, Iseo, Garda, Como), il livello e le portate rilasciate nei fiumi di valle (Ticino, Oglio, Mincio, Adda, per il giorno 28 Marzo 2019), nonché l’anomalia dei volumi di afflusso di acqua ai laghi durante l’inverno (Gennaio-Marzo) fanno disperare.

La situazione è molto critica. Tutti i laghi tranne il Garda mostrano un livello assai inferiore alla media stagionale e tutti mostrano afflussi e rilasci molto inferiori alla media. Poiché la carenza d’acqua mostrata dipende come detto dalla carenza di precipitazioni invernali, il possibile effetto dei cambiamenti climatici può essere ricercato nell’influenza di tale fenomeno sulle precipitazioni.

Le precipitazione invernali sulle Alpi italiane e di conseguenza i regimi idrologici della regione indicano chiaramente l’esistenza di un legame tra le variazioni climatiche in atto e la sempre più frequente carenza idrica dei fiumi alpini e del Po. Va aggiunto qui come la ben nota decrescita recente dei corpi glaciali, con dimezzamento delle aree coperte di ghiaccio (da ca. 700 a ca. 350 km2 dal 1960 ad oggi), comporti una ulteriore diminuzione degli apporti idrici tardo primaverili ed estivi. Tale contributo verrà a ridursi sempre più durante il secolo XXI, con una perdita di risorsa percentuale forse di piccola entità, ma importante nei siccitosi mesi estivi.

Forse sarebbe il caso di ascoltare Greta e gli studenti che scendono nelle piazze e ragionano pacatamente nelle scuole. Con molta saggezza chiedono ai governi – compreso il nostro ultramuscolare che sequestra in mare i migranti e li tiene in ostaggio in cambio di voti alle elezioni europee – di preoccuparsi del loro futuro, prima di respingere con la forza popolazioni afflitte e disperate, che lasciano i loro territori non più fertili a causa della siccità e delle guerre. Prima o poi, se non ci preoccupiamo del clima, potremmo anche tutti noi diventare migranti!

(Per documentazione, scarica da https://www.energiafelice.it/laria-che-tira-sul-pianeta-2/)

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