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Attualità

BENALTRISMO MORBIDO

CESARE CHIERICATI - 03/05/2019

viaverdiProsperano i benaltristi, ovvero “quelli che” – avrebbe detto il dottor Jannacci ai tempi di “Quelli che il calcio” – per loro il problema è sempre un altro, meglio “ben altro”, “quelli che” mentre stai esponendo la tua modesta soluzione per ridare smalto alle strisce pedonali suggerendo una banalissima mano di vernice, ti guardano con compatimento e buttano lì, altezzosi, che la soluzione è un’altra e sta in un radicale ripensamento della viabilità cittadina, quelli in definitiva che sono sempre proiettati in un altrove indistinto e sfuggono dalle concretezze, spesso non esaltanti, del qui e ora.

Ci sono benaltristi di lotta e benaltristi di governo in tutti i campi: dallo sport alla cultura, dall’economia alla politica. Limitiamoci in questa sede a quelli che si occupano dei problemi amministrativi di Varese. Tra i benaltristi di governo appaiono, a staffetta, assessori, consiglieri comunali, dirigenti e tecnici della pubblica amministrazione, talvolta persino il sindaco della città giardino; a quelli di lotta invece appartengono per lo più i professionisti delle lettere ai giornali, pensose e chilometriche, e chi, decisamente “più in”, solca trasversalmente i social ma ha in Facebook il suo approdo prediletto, la sua agorà virtuale, “quelli che” qualcuno definisce con una punta di malizia “i leoni da tastiera”.

Comunque sia una prova di benaltrismo morbido di governo l’ha fornita nei giorni scorsi anche il sindaco Davide Galimberti nella la rubrica “Il sindaco risponde”, Prealpina di domenica 28 aprile a pagina 13. A margine dell’ennesimo episodio di vandalismo ai danni dei Giardini Estensi (un buon numero di cestini porta rifiuti scaraventati con il relativo contenuto nella fontana dei pesci rossi), una lettrice sposava la chiusura notturna del parco rilanciata dal vice sindaco Daniele Zanzi e più volte, negli ultimi tre anni, auspicato da queste colonne. Preliminare alla chiusura è ovviamente la cancellazione del parcheggio di via Verdi, inventato alla fine degli anni’70 come soluzione provvisoria alla fame di posti auto che allora affliggeva la città e conseguente rinuncia alla chiusura notturna dei giardini. Come da italico costume il provvisorio è diventato definitivo. Ora però starebbe per aprire finalmente le porte il multipiano di via Sempione con una ricca dote di posti auto, voluto da tutte le forze politiche e atteso da più di un decennio. A questo punto quello di via Verdi potrebbe benissimo essere cancellato con alcuni evidenti vantaggi collettivi:

  1. si sanerebbe un vulnus inflitto al parco simbolo della città giardino di cui tutti esaltano, giustamente, le peculiarità ambientali
  2. lo spazio liberato dalle auto potrebbe essere restituito ai bambini come accadeva un tempo
  3. le esigenze di sosta serale per manifestazioni in zona troverebbero ampia risposta in via Sempione, tra l’altro di sera via Verdi è quasi sempre semideserto

Potenziamento delle recinzioni, ripensamento dell’illuminazione notturna, controlli più stringenti sembrano invece preferiti e suggeriti dal sindaco. Misure senz’altro utili ma che devono essere subordinate allo sfratto definitivo delle auto, in caso contrario sarebbero un semplice palliativo, un aspirina per curare la polmonite, visto che non è pensabile e tanto meno sostenibile una militarizzazione dell’area né una sua illuminazione a tappeto. I vandali troverebbero solo qualche ostacolo in più ma nessuna seria deterrenza. Per anni a Milano si è discusso sull’opportunità di chiudere il Parco Sempione degradato negli anni ‘80/’90 a luogo di spaccio ed emarginazione. Alla fine la giunta Albertini scelse di recintare e chiudere malgrado gli alti lai e le endemiche lamentazioni di chi scambiava un provvedimento di semplice buon senso per un attentato alla “democrazia urbana”. D’altra parte il vandalismo ai danni dei Giardini Estensi viene da lontano ed è ricco di episodi anche molto spiacevoli come l’uccisione di un paio di cigni con relativo spiedo in pineta senza che alcuno se ne accorgesse (metà anni ’70 se la memoria non ci inganna) e poi in reiterata successione danni alla grande fontana, al laghetto, al campetto di basket. Per tacere dei servizi igienici abbandonati per decenni al vandalismo più becero. Ma a quei tempi i Giardini erano vissuti quasi come un peso non come un distintivo della città. Oggi, per fortuna non è più così, allora però si facciano scelte coraggiose, senza sconti per nessuno.

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