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Urbi et Orbi

NELLA ‘PERIFERIA’ ROMANA

PAOLO CREMONESI - 03/05/2019

curiaCon il passare delle settimane prende sempre più corpo la riforma della Curia romana, uno degli obiettivi su cui il pontificato di Papa Francesco ha speso maggiori energie.

Il testo della nuova Carta, che si intitola ‘Praedicate Evangelium’ prenderà il posto della ‘Pastor Bonus’ varata da San Giovanni Paolo II nel 1988 ed è stato elaborato da Bergoglio e dal consiglio dei cardinali, organo ristretto che il pontefice ha costituito all’inizio del suo mandato per il governo della Chiesa.

Il consiglio, costituito inizialmente da otto componenti, saliti a nove con l’aggiunta del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin (da qui la curiosa denominazione di C-9), si è via via ridimensionato a sei componenti, con l’esclusione, lo scorso dicembre, di tre rappresentanti: il cardinale George Pell e il cardinale Francisco Javier Errazuriz, coinvolti entrambi in processi per pedofilia (il primo attualmente in carcere in Australia) e il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya che ha lasciato per motivi di età.

A trentuno anni dunque dalla riforma targata Wojtyla la bozza del nuovo testo è stata inviata ai presidenti delle Conferenze episcopali nazionali, ai Sinodi delle Chiese orientali, ai Dicasteri della Curia romana, alle Conferenze dei Superiori e delle Superiori Maggiori e ad alcune Università Pontificie per richiedere osservazioni e suggerimenti. “Nello spirito di sinodalità il Papa ha voluto allargare la consultazione”, ha spiegato il portavoce ad interim del Vaticano Alessandro Girotti, confermando la prospettiva di arrivare alla fine dell’anno con un testo definitivo da consegnare a Bergoglio.

Un “allargamento” ma la cosa era ampiamente prevista) che comporta il rischio di un passaggio anonimo del documento alla stampa. Cosa puntualmente avvenuta in questo caso in Spagna dove la rivista ‘Vida Nueva’ ha deciso di rendere pubblico la bozza della riforma.

La novità di maggior rilievo, stando alle indiscrezioni, è costituita dalla creazione di un super dicastero missionario che nascerà dalla fusione di ‘Propaganda fide’, guidata dal cardinal Fernando Filoni con

La cosa non stupisce il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione retto dall’arcivescovo Rino Fisichella.

Quella dell’evangelizzazione è una delle preoccupazioni (forse la preoccupazione) di papa Francesco che nelle immagini dei pastori con l’odore delle pecore o della Chiesa ospedale da campo travasa tutto il suo impeto nel trasmettere la gioia dell’incontro con Cristo. Annuncio dunque non proselitismo. E d’altronde basta guardare al titolo scelto per la riforma.

Nascerà poi un dicastero per la Carità del Papa, che assorbirà l’Elemosineria apostolica guidata dal cardinale Konrad Krajewski, e ci sarà un’altra fusione tra Consiglio della cultura, guidato dal cardinale Gianfranco Ravasi e la Congregazione per l’ educazione cattolica, con a capo il cardinale Giuseppe Versaldi.

Viene infine formalizzata la Pontificia commissione per la tutela dei minori, creata nel 2014 e che è chiamata a mettere in pratica i risultati del mini-sinodo di Febbraio dedicato alla lotta agli abusi.

Parte della riforma è già cominciata, con la nascita della terza sezione della Segreteria di Stato dedicata ai nunzi, di un dicastero per la Comunicazione (guidato dal laico Paolo Ruffini, che coordina i ‘media’ vaticani), e dei dicasteri ‘Laici, famiglia e vita’ e ‘Promozione dello sviluppo umano integrale’. Nel nuovo organigramma vi sarà più spazio per i laici e le donne. Già oggi alla guida dei prestigiosi Musei Vaticani c’è’ l’ apprezzata storica Barbara Jatta mentre Amalia D’Alascio è capufficio della Biblioteca Apostolica.

Insomma molta carne al fuoco ma anche molta resistenza interna nella curia romana: ogni fusione, anche se non mette in discussione gli attuali livelli occupazionali,comporta comunque una perdita di potere. Di quel potere clericale che Papa Francesco, soprattutto nei tradizionali auguri di Natale alla curia, non cessa mai di indicare come uno dei mali della Chiesa.

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