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Parole

CIVISMO

MARGHERITA GIROMINI - 17/05/2019

civicaCredo di potermi annoverare tra i pochi contrari all’introduzione dell’educazione civica come materia aggiuntiva a quelle del normale corso di studi.

Convinta dell’urgenza dei contenuti di questo ambito culturale, per tutti e per tutto l’arco della vita, sono però consapevole della necessità di uno sguardo più ampio che consenta di dare vita a una moderna educazione civica che sia insieme educazione sociale, culturale, politica.
La gran parte delle forze politiche concorda invece sul ritorno a uno spazio orario ben definito dentro l’organizzazione scolastica, più o meno un’ora settimanale che, moltiplicata per le canoniche 33 settimane di scuola, porta a un monte ore annuo di 33.

Di seguito alcune perplessità.

Non condivido l’idea di assegnare l’educazione civica a uno specifico e unico docente.

In primo luogo perché l’educazione al civismo è compito di un’intera scuola, del corpo docente nel suo complesso, con un’assunzione diretta di responsabilità da parte di tutto il consiglio di classe.

In secondo luogo perché vedo maggiori possibilità di maturazione civica in un contesto educativo dove ogni docente, qualunque sia la disciplina di cui è incaricato, dalla filosofia all’educazione fisica, si sforzi di realizzare azioni positive a partire dal proprio programma didattico.

Consideriamo anche che tra le finalità generali dell’educazione – istruzione campeggia la formazione del cittadino con ciò che ne consegue sul piano intellettuale, culturale, psicologico, personologico.

Non esiste un ramo del sapere che non contenga un aggancio diretto ai valori civici che caratterizzano una società democratica.

Al contrario, è il mio parere, le attuali proposte di legge spingono a convogliare i temi dell’educazione civica dentro il preciso programma strutturato sull’ora settimanale di studio.

La consapevolezza civica, il senso di cittadinanza, la conoscenza delle basi del diritto, la nozione di dovere con le sue innumerevoli implicazioni, possono scaturire dalle nozioni scolastiche di ogni disciplina sempre che sia garantita l’adeguata apertura intellettuale e culturale dei docenti.

Quando si insegnano le scienze nell’accezione, per esempio, dell’ecologia, della chimica, della biologia, è giocoforza arrivare a riflettere sui problemi del nostro pianeta e del suo crescente degrado, sull’uso dissennato delle risorse, sul saccheggio storicamente attuato dal colonialismo. Riuscendo a trasmettere agli studenti quel corredo di comportamenti virtuosi indispensabili alla sopravvivenza del genere umano: dalla riduzione delle emissioni di gas tossici all’abitudine all’uso dei mezzi pubblici, all’acquisizione delle norme per la raccolta differenziata, alla lotta allo spreco alimentare, per citarne solo alcuni.

In qualunque spazio della scuola si può realizzare l’educazione alla convivenza democratica.

Un esempio tra tanti: il rispetto delle regole nei giochi di squadra, l’impegno per governare la fatica, lo sforzo per potenziare le performance sportive senza prevaricazioni né imbrogli, sono parte del quotidiano impegno civico di un docente di educazione fisica.

Al Ministero si sta lavorando all’individuazione delle modalità operative per l’applicazione dell’educazione civica: dalla scelta del docente a cui affidare le 33 ore annue della “nuova” materia alla struttura del libro di testo che si renderà necessario per lo studio, dato che ci saranno interrogazioni, valutazioni regolari e voti in pagella.

Ritengo che una pluralità di docenti impegnati a scandagliare il mondo del sapere nella sua vastità e varietà potrebbe fornire maggiori spunti e più validi riferimenti dentro a una progettualità educativa condivisa dalla comunità scolastica tutta.

Temo che un ambito come quello dell’educazione civica difficilmente potrà essere inglobato in un’unica materia. Ma mi auguro che sulla via della realizzazione pratica dell’iter ministeriale ci possa essere spazio per qualche ripensamento.

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