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Apologie Paradossali

FASHIONISMO

COSTANTE PORTATADINO - 31/05/2019

sfilata(C ) No, cari, nessun commento ai risultati elettorali.  Quando uscirà RMFonline  lo avranno già fatto in troppi. Che cosa c’è da commentare, quando l’unica cosa chiara è la mobilità, direi quasi capricciosità, dell’elettore italiano? Ritorneremo sull’argomento, magari, tra qualche settimana, a mente fredda e informati delle ben più importanti scelte politiche a livello europeo.  Lasciatemi solo ricordare  che ‘Porta a porta’ di Vespa in prima serata raccoglie un misero 11.6 di share e viene addirittura doppiato dal reality del Grande Fratello di Malgioglio, con 22,4. Non per niente metà degli italiani non si è presa il disturbo di andare a votare.

(S) Vuol dire che le preoccupazioni sono altre e che non importano veramente né i richiami all’antifascismo/antisovranismo né al solidarismo cattolico. Tutti sappiamo già tutto e non abbiamo bisogno di maestri, siano essi gli intellettuali laici, siano i vescovi. Il punto è che a differenza di quanto avevamo scritto quindici giorni fa a proposito  degli anni di inizio del percorso europeo, oggi non conosciamo i nostri veri bisogni. Ci interessano solo i diritti individuali.

(C) Torniamo perciò ad un argomento ancor più radicale, quello del cambiamento d’epoca, che , a differenza dei cambiamenti  elettorali, continua a manifestare la medesima tendenza: uniformità, altrimenti detto  ‘pensiero unico’. La globalizzazione è ormai pienamente realizzata a livello delle élites,  in tutto il mondo. Che si tratti di Europa, di Nord America, di Russia, di Cina, di  Arabia, di Malesia, di Africa, i costumi e i valori di riferimento sono gli stessi. Un termometro particolarmente significativo è la moda, che non da oggi s’incarica di trasmettere non solo modi di vestire o di abitare o di viaggiare,  ma principalmente i valori di riferimento che fanno apprezzare un oggetto o un comportamento piuttosto di altri.

Per puro caso mi è capitato sott’occhio il resoconto dell’ultima sfilata di Gucci a Roma; ve ne offro qualche stralcio, avvertendo che il virgolettato è del giornalista del Corriere, che riferisce esattamente il pensiero  “di questo stilista leader maximo di una fashion revolution che racconta di libertà e di manifesti e di regole che non esistono. È più che consapevole il designer del megafono (con lui in quattro anni il fatturato è triplicato da 3 a oltre 9 miliardi) a sua disposizione dal quale può oggi portare avanti parecchie battaglie che hanno a che fare con i diritti acquisiti e troppo spesso minacciati. Così quando spuntano gli abiti da sera con le scritte «my body, my choice» e ancora Legge 194» o «22 maggio1978» (giorno dell’entrata in vigore) stampato dietro alle bluse, o un utero ricamato su di una veste, la riflessione corre veloce:  «Sarebbe bello non tornare più sopra le cose che ci siamo guadagnati con tanta fatica. Quindi ecco questo manifesto sul diritto all’interruzione di gravidanza — dirà poi incontrando i giornalisti  – non è essere ruffiano,  non voglio ammiccare al marketing, ma è quello che sento e di cui sono convinto. E mi prendo la responsabilità di quello che dico e faccio.  Qui, in un momento politico in cui un certo tipo di libertà sembra essere sottratta ad ognuno di noi.  Lo show è un inno alla libertà. Alle radici, alle convinzioni, all’idea che abbiamo di noi. Questo è importante. Ci sono una serie di codici che rappresentano quella mia idea di libertà, e anche quel mio essere pagano, come dico sempre. Essere umano è deificare l’umano. Le uniche divinità, presenti e tangibili, siamo noi con la nostra testa, le nostre parole, il nostro cuore».

(S) Non ammicca al marketing?

(O) Gli credo, penso sia davvero convinto, come molti, anche di remota formazione cristiana, sono davvero convinti che un certo mondo è tramontato per sempre, che non si può parlare di valori trascendenti,  e in senso proprio nemmeno immanenti, ma solo di scelte liberamente condivise. Mi sbaglierò, ma mi sembra che anche Papa Francesco abbia accettato questa sfida: riproporre i comandamenti cristiani non sulla base della lettera biblica, ma di un’antropologia contemporanea che ha come poli la libertà dell’uomo e la misericordia di Dio.

La giornalista del Corriere, dopo aver ricordato che ‘Time’ lo ha definito un «leader culturale», inserendolo fra i 100 leader di oggi, ci offre un’altra lunga e significativa citazione: «Ho costruito tutta la mia esistenza sull’autodeterminazione. E questa è un’operazione fatta con il cuore nei confronti di una città (Gucci restaurerà anche la Rupe Tarpea ndr) che in qualche maniera mi ha formato come sono, anche se l’ho lasciata. Oggi sono qui però perché l’ho scelto. Una sorta di ripasso sulla libertà. Ritengo che nel dna di Roma ci siano caratteri interessanti legati all’essere liberi, con il suo bagaglio di sacro e profano e pagano. Non sarà un caso se Adriano, nel centro di Roma, costruì il Pantheon, che era il tempio di tutte le religioni dell’impero. E questo santifica un messaggio potentissimo scritto più di 1500 anni fa: l’idea di far parte di una comunità pur mantenendo i caratteri della diversità. Probabilmente al caro imperatore non importava se si era devoti di Osiride o di Zeus, importava solo far parte di un luogo libero che costruisce qualcosa».

(S) La Rupe Tarpea, non era i luogo dal quale gettavano i neonati malformati? Finalmente un messaggio coerente!

(O) Noterei piuttosto che lo stilista immagina la dedicazione dell’imperatore Adriano non attraverso la storia, ma ricavandola dal romanzo  di Marguerite Yourcenar.

(C) Un’approssimazione che gli concederei volentieri, se conservasse nella sua opera artistica quel senso di malinconica apertura al mistero e all’infinito che emerge dall’Adriano della Yourcenar. Non m’intendo di moda e della famosa sfilata  ho visto solo  quel minuto scarso che gli ha dedicato il TG. Ma ho il vago sospetto che questa vantata libertà e la carica di leadership rivoluzionaria  auspicata da Michele si concentri sulla fluidità sessuale e quindi sul ‘diritto’  di scegliere il sesso che  a ciascuno aggrada.  A  questo punto entreremmo in un argomento troppo serio per discuterne superficialmente, invece voglio mantenere il massimo rispetto per chi vive tali situazioni. Piuttosto non capisco, anzi rifiuto, l’esaltazione dell’aborto come momento di autodeterminazione, quando è sempre stato visto, anche dai più convinti sostenitori della legalizzazione, come rimedio estremo ad un male maggiore che non si era potuto evitare,

(S) Pare che i tuoi scrupoli non siano condivisi da tanta gente importante. La giornalista chiude la cronaca riferendo: “Applaudono in un parterre di conseguenza: da Elton John a Renato Zero, da Ghali con Maria Carla Boscono a  Matteo Renzi”.

(C) Infatti, sia io sia Onirio non vogliamo metterci una pietra tombale sopra.  Il tema della libertà in rapporto a quello  dell’essenza della realtà sono troppo importanti per sceglierne uno e sacrificare l’altro.  Non dimentichiamo che dobbiamo anche fronteggiare la sfida opposta, quella che viene da chi cerca di trovare nelle neuroscienze la conferma della tesi che la nostra apparente libertà di scelta non è altro che l’ignoranza del condizionamento che le precedenti esperienze hanno lasciato nella nostra memoria, cioè nella realtà fisica, materiale, del nostro cervello.

(O) Quando lo vorrai affrontare, ti suggerisco di chiamare al nostro tavolo anche qualche altra persona dotata di vera autorevolezza sull’argomento. Noi da soli rischieremmo di cadere nella banalità, come quelli che vorremmo criticare.

(S) Sebastiano Conformi  (O) Onirio Desti  (C) Costante

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