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Società

ANIMA EUROPEA

SERGIO REDAELLI - 31/05/2019

woytilaIn campagna elettorale Matteo Salvini cita Karol Woytjla, bacia il rosario tra bordate di fischi sovranisti indirizzati a papa Francesco e affida l’Italia e l’Europa (non la vittoria elettorale, precisa) alla “protezione” di Maria Immacolata. Un uso improprio della fede che il suo elettorato ha indirettamente premiato con il voto. È un fatto che Giovanni Paolo II, nel corso di lettere, omelie, esortazioni e discorsi pronunciati in 27 anni di regno, abbia invitato l’Europa a riappropriarsi della memoria e dell’eredità cristiana criticando la marginalizzazione delle religioni. E che abbia indicato nella Bibbia non solo il libro delle radici europee, ma anche la guida del futuro.

Per il pontefice polacco il cristianesimo è tra i fondamenti dell’Europa e non si può parlare di Europa senza tener conto delle sue radici cristiane. Nella prefazione al volumetto Giovanni Paolo II e l’Europa (Edizioni San Paolo, 2004), l’arcivescovo Carlo Maria Martini sottolinea che “come già affermava Goethe, la lingua materna dell’Europa è il cristianesimo e anche Kant era convinto che il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà”.

Il presule torinese cita le parole pronunciate da Karol Woytjla nell’Angelus del 2 maggio 2004: “L’anima europea – disse in quella circostanza il papa – fa riferimento a comuni valori umani e cristiani e solo un’Europa che riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all’altezza delle grandi sfide del terzo millennio, la pace e il dialogo tra le culture e le religioni”.

Nell’esortazione apostolica Ecclesia in Europa, al centro del citato volumetto, il pontefice precisa: “Dire Europa deve voler dire apertura, è la sua stessa storia ad esigerlo. L’Europa non è un territorio chiuso o isolato, si è costruita andando incontro ad altri popoli al di là dei mari, ad altre creature, ad altre civiltà. Perciò deve essere un continente aperto e accogliente, continuando a realizzare, nell’attuale globalizzazione, forme di cooperazione non solo economica, ma anche sociale e culturale”.

L’Europa deve essere solidale: “Non può disinteressarsi del resto del mondo – dice Woytjla – al contrario deve avere coscienza del fatto che altri Paesi si aspettano iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo, la loro organizzazione sociale e per edificare un mondo più giusto e fraterno”. Di qui l’invito alle istituzioni di Bruxelles a perseguire la tutela dei diritti della persona umana: “Esse contribuiscono a costruire l’Europa dei valori e del diritto e debbono affrontare con giustizia, equità e con senso di solidarietà il crescente fenomeno delle migrazioni, rendendole nuova risorsa per il futuro”.

L’Europa deve aprirsi alle altre religioni. “Bisogna lasciarsi stimolare a una migliore conoscenza delle altre religioni, per instaurare un fraterno colloquio con le persone che aderiscono ad esse e vivono nell’Europa di oggi. È importante in particolare un corretto rapporto con l’Islam. È necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l’Islam e a sapersi confrontare con esso. La persona umana ha diritto alla libertà religiosa e tutti, in ogni parte del mondo, devono essere immuni dalla coercizione”.

Giovanni Paolo II fu un papa globe-trotter, intraprese 128 viaggi e visitò 104 Paesi percorrendo tre volte – è stato detto – la distanza dalla Terra alla Luna. Nel discorso tenuto all’Unesco nel 1980 disse di essere “figlio di una nazione sopravvissuta grazie alla sua cultura”, intendendo che la cultura può salvare dai nazionalismi, dalle ideologie, dalle occupazioni militari e può essere più forte delle questioni e degli interessi economici, politici e ideologici.

Può essere più forte anche di chi attenta alla pace: “L’Europa che ci è consegnata dalla storia ha visto l’affermarsi di ideologie totalitarie e di nazionalismi esasperati che hanno alimentato conflitti tra le nazioni, fino all’immane tragedia delle due guerre mondiali. Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell’impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le nazioni”.

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