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Cultura

“COLORARO” SVIZZERO

ROSALBA FERRERO - 07/06/2019

FOTOGRAFIA  Villa Lancellotti“Carlo Storni, pittore e ‘coloraro’ svizzero a Roma”. Sino a pochi anni fa quasi un perfetto sconosciuto; si ignoravano il luogo di nascita e la formazione; dagli storici dell’arte ne veniva segnalata la presenza tra le maestranze Lombardo-ticinesi operanti a Roma tra Settecento e Ottocento.

Poi una esposizione alla Züst sui teleri e gli arredi sacri nel 2002 spinse a indagare e fu il volano alla scoperta dell’artista.

La caparbia volontà di rimettere in ordine i tasselli della storia, studiando tra gli archivi e le carte polverose, ha portato a redigere una biografia, un catalogo-elenco delle opere completo, a rintracciare i lavori ‘dimenticati’ e ‘perduti’ dello Storni. La Pinacoteca, nell’ottica di divulgare e valorizzare gli artisti ticinesi o attivi nel territorio Ticinese, presenta ora al pubblico 12 suoi teleri, con soggetto ‘mariano’, che ha il merito di aver riunito e proceduto al restauro.

storni-1L’esposizione è corredata da un volume curato da Antonio Gili che fa il punto sulla conoscenza dello Storni: la sezione biografica curata da Francesca Curti si avvale di documenti quali lo ‘Stato delle anime’ della parrocchia di Santo Stefano in Roma, del testamento di “Carlo Storni nativo di Lugaggia nella Svizzera”, della dichiarazione per il suo matrimonio…

 Così è acclarato che Storni nasce nel 1738 a Lugaggia paese della Capriasca, si trasferisce a Roma nell’aprile del 1761, dove è attivo nel gruppo delle maestranze lombardo-ticinesi – sono artisti, stuccatori, lapicidi, scalpellini, architetti e muratori –, che a partire dal Cinquecento si sono trasferite nella Roma papalina che ne apprezza la competenza e l’abilità tecnica e li giudica indispensabili per lo sviluppo edilizio della città.

Storni stabilisce relazioni, incontri e collaborazioni con la sua comunità di origine già presente a Roma, relazioni che sono fondamentali per la sua carriera di pittore, in particolare quella coi fratelli Lepori di Sala, un paese limitrofo al suo, presso i quali ha preso casa e dai quali viene introdotto negli ambienti artistici locali: in particolare Francesco Lepori che è già affermato stuccatore.

storni-2Dopo il matrimonio, avvenuto nel 1776, con Rosalia Apollonia Ventura, da cui avrà dieci figli, eredita il negozio del suocero, una ‘coloreria’ vicina al Pantheon, che lo toglie dagli impicci economici; con acume trasforma la bottega di colori, nella quale si rifornivano gli artisti attivi nei più importanti cantieri romani, che affrescavano i palazzi dell’aristocrazia e con i quali intrattiene rapporti di lavoro e di commesse, in un punto di riferimento insostituibile, punto che è tuttora esistente – oggi è la ‘coloreria Poggi’ tanto famoso che vi si serviranno “i nomi più celebri della pittura italiana e internazionale, da Morandi a De Chirico, a Guttuso, Balthus e Schifano”.

 Storni realizza nel 1792 quindici ‘teleri’, oggetti devozionali in tela di lino, che narrano la storia della vita di Maria, destinati ad essere esposti durante le ricorrenze religiose. Molto in voga nel passato perché erano opere didatticamente semplici e intuitive per i fedeli, che recepivano il messaggio religioso con facilità sia perché i contenuti religiosi e i simboli iconografici erano di immediata comprensione, sia perché venivano riportate in alto scritte che illustravano l’episodio narrato.

Le frequentazioni romane influenzano lo stile dello Storni pittore, che risulta essere legato ai modi del classicismo seicentesco bolognese, del Carracci e del Guercino; Storni delinea figure avviluppante in drappeggi ampi morbidi, in pose scultoree, con espressioni controllate, prive di pathos: dispone i personaggi su piani diversi e arricchisce le scene con particolari architettonici che definiscono e dilatano gli spazi.

Su ogni lavoro è presente ‘delineavit et pinxit…’ così l’artista certificava in modo inequivocabile la sua attività a Roma e si proponeva come autore dei teleri.

Per realizzare i teleri usa una tecnica particolare, quella dei ‘succhi d’erba’ ossia usa colori ad acqua di origine vegetale che stende direttamente a pennello senza preparazione con gesso, colla o mestica, sono colori che costavano poco e rendevano vividi e brillanti i colori, ma hanno creato problemi di tipo conservativo, perché hanno la tendenza a sbiadire.

storni-4I teleri furono esposti sino al 1952 in Santo Stefano, chiesa parrocchiale di Tesserete; durante i lavori di restauro dell’edificio furono arrotolati, accatastati, ricoverati in un ripostiglio, e lì dimenticati. Poi furono trafugati e venduti sul mercato antiquario: individuati nel 1968 in seguito a denunce e indagini furono individuati e in seguito recuperati. Oggi le tele sono conservate nelle chiese di Cagiallo e Tesserete, nel Museo d’arte della Svizzera italiana, nella Collezione Città di Lugano; nella Pinacoteca Züst, e in una collezione privata.

Oltre ai dodici teleri recuperati, illustranti le Storie della Vita della Vergine, la Pinacoteca propone documenti relativi alla famiglia Storni, tra cui la ricostruzione dell’albero genealogico e le fotografie degli affreschi realizzati da Storni nel 1775 in una villa di Frascati appartenente alla famiglia Piccolomini, che sono ad oggi le uniche altre sue opere individuate.

Il soggetto che Storni dipinge a Frascati riprende il tema mitologico di Diana, dea della caccia, la quale, innamoratasi del giovane e bellissimo Endimione, chiede a Giove di farlo addormentare in un sonno perpetuo in modo da poter trascorrere ogni notte con lui; la raffigurazione propone paesaggi di campagna e marine in cui prevalgono colori tenui dati con mano leggera, gli sfondi e le chiome degli alberi danno un’impressione di grande levità.

Completa la mostra un dettagliato e ampio catalogo arricchito da vari saggi che definiscono la figura del ‘coloraro’ con precisione; curato da Antonio Gili, è edito da Fidia-Edizioni d’Arte.

  

“Carlo Storni, Pittore e “coloraro” svizzero a Roma”
Rancate (CH) Pinacoteca Züst – 14 Aprile-25 Agosto 2019
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