Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Sport

MARCO IL GRANDE

FELICE MAGNANI - 07/06/2019

pantaniSpesso ti chiedi chi sia realmente quel fenomeno che ti ha fatto tremare, sognare, che si è impossessato delle tue emozioni al punto che a distanza di anni ritorni sulle sue vittorie e le ripercorri con lo stesso spirito di quando le hai vissute direttamente, amando smisuratamente le imprese di quel tuo campione preferito.

Forse qualcosa di mitico c’è realmente in chi s’impossessa della tua intimità e ti costringe ad assurde forme d’immedesimazione. Pantani? Un personaggio sotto ogni profilo, un essere umano che dell’umano ha scandagliato tutto o quasi. È il tipo che si è portato via la bellezza del ciclismo, la speranza, la giustizia, il sacrificio, il sudore, la forza, uno che ha voluto toccare anche il fondo per dimostrare quanto sia difficile credere in se stessi e negli altri, senza dover pagare un prezzo molto elevato.

Marco, il supercampione capace di volare e di far volare con quella sua adorabile smania di leggerezza e di coerenza sportiva, di energia vitale e di altruismo, il ciclista che sapeva trasformare la fatica in arte, lasciando evaporare il sudore, sfiorando l’asfalto come se i tornanti fossero luoghi predisposti per il decollo verso l’eternità.

Con Marco Pantani ci siamo domandati molte cose, abbiamo bussato a molte porte, a quelle delle giustizia, della morale, del rispetto, della volontà, abbiamo ascoltato e in qualche caso ci siamo ritirati per esprimere il nostro giudizio, salvo rimanere muti e increduli di fronte a verità, sconcertati, come se all’improvviso tutto il bene del mondo non bastasse per decretare la straordinaria generosità di un campione nato per entusiasmare, rimasto senza appigli alla fine del suo viaggio, senza qualcosa o qualcuno che credesse fino in fondo nel suo amore viscerale per quella bici alla quale aveva consacrato la sua fede, il suo desiderio di riscatto, dimostrando che la vita può essere anche un’altra.

Chi ha amato il ciclismo non può non aver amato Marco Pantani, l’atleta capace di cadere e di rialzarsi, di sorridere sempre, pronto a sfidare la sfortuna e a combatterla con una forza amabile e decisa al contempo. Chi ha amato il ciclismo non può non aver sobbalzato alla notizia di una morte così assurda e impossibile, non può non aver capito che l’emarginazione e la solitudine uccidono più dell’assassino.

Con Marco Pantani abbiamo capito molte cose, in particolare la forza e la bellezza dello sport, il valore dell’impegno e del sacrificio, ma anche la lama di una giustizia che affonda e che in alcuni casi non risparmia. Con Pantani abbiamo capito quanto la legge possa andare oltre la legge e quanto chi resta senza difese diventi vittima predestinata del potere. Ricordare le gesta e il carattere del supercampione romagnolo è rianimare la nobiltà del ciclismo, quella che esce dalle strategie e dai vincoli, ristabilendo un contatto umano con lo sport e i suoi protagonisti, restituendo alla persona la possibilità di ritrovarsi, dimostrando sempre come sia possibile andare oltre i muri dell’omertà e della prepotenza.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login