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Politica

SOGNO COSTITUENTE

GIUSEPPE ADAMOLI - 21/06/2019

costituzioneIl mantra è che non serva cambiare la Costituzione per far funzionare bene la macchina dello Stato. Molti ci credono, altri lo hanno ripetuto tante volte per sconfiggere la riforma costituzionale del 2016 e adesso fingono di crederci ancora. Ma una riforma, ovviamente diversa da quella bocciata, resta più che mai necessaria.

La Prima Repubblica, durante la quale tanto progresso si era avuto, è finita per geopolitica (caduta del Muro di Berlino) e sotto i colpi di tangentopoli. La cosiddetta Seconda ha sperimentato dei nuovi partiti e diversi sistemi elettorali ma non ha conosciuto la revisione complessiva del sistema politico. Il prodotto è stato un parziale cambiamento che sta finendo nel peggiore dei modi.

È pensabile che le difficoltà di governare l’Italia non dipendano anche dall’inadeguatezza delle Istituzioni centrali e territoriali e dell’edificio pubblico eretto 70 anni fa e rimasto inalterato? Non è forse immaginabile che un riassetto dei poteri e del loro funzionamento possa ridare slancio all’attuazione dei fondamentali e irrinunciabili principi costituzionali?

Un solo attualissimo e, se volete, piccolo esempio sulla richiesta di maggiore autonomia avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Evidente che Il Parlamento, cioè il pilastro centrale della democrazia,è completamente esautorato e tutto è lasciato nelle mani del “Do ut des”fra le forze di governo in perenne competizione: un passo verso il niente o, peggio, verso il baratro di profonde e pericolose divisioni fra le varie parti d’Italia. Solo una Camera delle Autonomie Locali potrebbe superare con successo questo scoglio.

Ma bisogna andare oltre con lo sforzo riformatore. Al punto in cui siamo è necessario immaginare nuove forme del rapporto Cittadini-Stato-Partiti e grandi soggetti collettivi, riconoscendo ai cittadini il diritto-dovere di scegliere i propri rappresentanti,e anche i governanti, nei vari modi possibili.

Alcune possibili ipotesi di lavoro:
1) Attuare l’art. 49 della Costituzione sui partiti trasformandoli in soggetti costituzionali sottoposti alla legge anche per ciò che concerne le primarie interne come strumenti per dare la parola agli elettori nelle scelte più rilevanti. Altrimenti non si uscirà dalla loro autoreferenzialità e dal dominio di “capi” che si pensano infallibili.
2) Confermare la totale indipendenza della magistratura ma cambiare le forme del suo autogoverno in profonda crisi come appare oggi eclatante.
3) Introdurre una regolamentazione o autoregolamentazione delle forze sindacali perché l’esplosione delle sigle ne danneggia seriamente la rappresentatività.

Tutto ciò richiederebbe una vera e propria stagione costituente come quella che alcuni di noi sognavano alla fine della Prima Repubblica. Di fronte alla confusione e alle drammatiche inefficienze che ci affliggono sarebbe il caso di riprendere quel sogno.

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