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Zic & Zac

SALVINI, CHE FARE?

MARCO ZACCHERA - 21/06/2019

pd5stelleC’è un aspetto poco sottolineato ma che è emerso dai test (limitati) dei ballottaggi alle amministrative: il popolo grillino sta sempre di più vedendo gli alleati di governo come “competitor” e non come partner, soprattutto in periferia.

Cinque anni fa nei ballottaggi comunali vinsero molti candidati pentastellati opposti a quelli del centro-sinistra perché gli elettori del centro-destra li votarono come “male minore”. Oggi (vedi Campobasso) quei pochi candidati del M5S che hanno superato il primo turno sono stati rafforzati dai voti del centro-sinistra in chiave “anti-Lega”.

Non solo: là dove erano in campo un candidato leghista (o comunque allegato della Lega) e uno di centro-sinistra la gran parte dei grillini non sono andati a votare ma pochissimi hanno comunque scelto il centro-destra per aiutare gli alleati, preferendo al più quello vicino al PD.

È un aspetto da non sottovalutare perché significa che alla base è stato minato il rapporto fiduciario tra i due elettorati rappresentati al governo e – se questo avviene alla base della piramide – non c’è dubbio che anche ai piani alti sia iniziato un corteggiamento tra i 5 Stelle ed il PD che in futuro potrebbe portare alla creazione di una asse anti-centrodestra sempre all’insegna del “male minore”.

Magari – se si andasse ad un voto anticipato – con una sostanziale desistenza reciproca nei collegi, una tattica elettorale poco conosciuta in Italia ma da tempo prassi in Francia in chiave anti-Le Pen. In pratica là dove si prevede una vittoria leghista (o dividendosi i collegi a tavolino) i due partner – o addirittura tutti gli oppositori al Salvini di turno – rinunciano a presentare candidati propri in tutti i collegi per far concentrare i voti su un solo candidato in ogni collegio, preventivamente concertato.

Così come sembrava impossibile 13 mesi fa un’alleanza tra Salvini e Di Maio, oggi il partito di Zingaretti ha recuperato una fetta di voti grillini ed è sicuramente più contiguo politicamente ad un’ulteriore parte del Movimento sempre più lontano dalla Lega. La parte dell’elettorato più protestatario che ha votato i 5 Stelle soprattutto un anno fa o è già rientrato nell’orbita Lega o scivola inesorabilmente verso il non voto.

Per questo un Salvini che non sfrutti il momento magico (per lui) portando il paese al voto sta facendo forse un grave errore politico, anche se è ovviamente apprezzabile dare un segnale di continuità ed unità alla vigilia della costituzione del nuovo governo europeo soprattutto in chiave di contenimento dello spread.

La  nuova  governance  continentale  comprenderà  presumibilmente  un  esponente leghista in rappresentanza italiana, ma non si sa ancora a quale livello e anche su questo l’obiettivo è dare l’impressione della massima unità d’intenti, anche se molte crepe sono evidenti.

Il rischio di emarginazione dell’Italia è obiettivamente forte ma – chiusa la partita europea quotidiano ping pong di polemiche con Bruxelles. Gira e rigira il problema è sempre quello: chi “firmerà” ( e a chi non conviene firmare) la prossima Finanziaria di lacrime, IVA e sangue ?

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