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Cultura

L’IMPEGNO DI TONIOLO

LIVIO GHIRINGHELLI - 24/03/2012

Nell’ambito del movimento cattolico Giuseppe Toniolo va assumendo un impegno diretto a partire dalla consulenza offerta al comitato permanente dell’Opera dei congressi nel 1882, riferendosi ai voti espressi dal congresso di Modena del 1879 nel senso d’avviare lo studio dei principi sociali cristiani applicati al settore economico. Bisognava ricercare mezzi adatti a persuadere le classi dirigenti, perché si conducessero cristianamente nel promuovere la salute dei ceti meno favoriti. In tal senso gli è di particolare conforto l’amicizia del conte Stanislao Medolago Albani. Dal 1885 al 1887 Toniolo lo affianca fornendogli un corpus di argomenti per i lavori dell’Unione di Friburgo (credito, capitalismo, ordinamento professionale, corpi intermedi, compito dello Stato). Programma dell’Unione cattolica per gli studi sociali in Italia, fondata nel 1889, è di privilegiare la cultura sulle contingenze della prassi e di configurare l’Opera come un organismo di tipo federativo oltre il rigido monolitismo imposto dal Paganuzzi. In prima luce il ruolo del laicato. In tale direzione sempre più intenso si fa il dialogo con gli ambienti più avanzati del cattolicesimo sociale europeo. Negli anni del precipitare della crisi di fine secolo l’innovazione più significativa da lui proposta quella di inserire nella presidenza dei comitati parrocchiali e diocesani dell’Opera i rappresentanti di tutte le istituzioni autonome cristiane (società di mutuo soccorso, casse rurali, cooperative).

Del 1893, anche al seguito delle iniziative promosse da don Luigi Cerutti in tema di casse rurali, con sviluppo collaterale del movimento cooperativistico, è lo Statuto delle Unioni professionali rurali. Questi gli intenti: favorire il mantenimento e lo sviluppo della fede e della morale nelle campagne; costituire un centro permanente di informazione e di mutue comunicazioni; collocamento degli agricoltori e braccianti disoccupati; fornire informazioni riguardanti l’emigrazione temporanea e permanente; diffusione di razionali conoscenze e pratiche agricole; favorire il piccolo credito agricolo-fondiario; patrocinare gli Istituti di previdenza , nonché il mantenimento della piccola proprietà fondiaria; assistere i soci in tutte le questioni d’indole giuridica; costruire collegi arbitrali allo scopo di dirimere le controversie tra capitale e lavoro. Quanto alle Settimane sociali promosse da Giuseppe Toniolo se ne dà l’elenco: 1907 sul salario; 1908 sui contratti agrari e loro riforme; 1909 sulla legislazione sociale; 1910 sulla famiglia; 1911 sui principi informatori delle Unioni Professionali.

Nella sua visione, esclusa ogni forma politicizzata ed economicistica del Vangelo, i fatti economici non si possono esaurire nel momento descrittivo, quanto resi oggetto di un progetto di trasformazione del reale, passando dal perseguimento del profitto individuale in termini hobbesiani all’economia dell’altruismo, col superamento del rigido meccanismo concorrenziale e dello schema economicistico che gli è sotteso. Al sistema di Marx, che per Toniolo si inquadra in un orizzonte di necessità, che vede i fatti come valori e l’uomo come un momento del processo della prassi, chiuso nell’immanentismo, ideologia totalizzante, che fa prevalere sul momento prescrittivo (ricorso alla struttura corporativa) quello descrittivo della tipologia di governo (monoclassismo operaio), senza alcun passaggio tra l’individuo e la collettività, il nostro oppone il rifiuto del classismo come chiave dell’agire, mentre vede nello Stato non un’alterità da combattere, bensì un’entità da valorizzare. Al fondo il suo antropologismo non è di tipo laico (che rinviene in se stesso la giustificazione del proprio esistere), bensì teocentrico, insistendo sul terreno del dover essere.

Alcuni hanno rimproverato a Toniolo quasi un’esaltazione romantica del Medio Evo, priva però degli utopismi alla Novalis. Certo per lui, che non tributa simpatia al passaggio dalle città-stato indipendenti al potere politico incline verso forme di assolutismo, verso un capitalismo moderno che, sottrattosi al vincolo della legge morale, per quanto più legato alla scienza e alla tecnologia, si trova senz’altro a essere meno legato ai bisogni della natura e dell’uomo, instaurando anche forme di autentico schiavismo, urge la necessità di un riparo ai risvolti sociali negativi delle trasformazioni industriali. In luce per Toniolo la condanna pronunciata dalla Chiesa contro il mutuo feneratizio, i monopoli, con limitazione del commercio di speculazione e comunque il primato del lavoro sul capitale.

Sul concetto positivistico di progresso e la nozione di tempo lineare forte è il richiamo di Toniolo al concetto di ciclo storico (v. Fustel de Coulanges, Citè antique,1864, ma anche il pensiero del Cantù). La storia è per lui nomotetica, piuttosto che idiografica e deve proporsi d’essere una disciplina ausiliaria delle Scienze sociali. Certo ci si pone il problema se un’indagine scientifica possa dipendere da un a priori.

Un’ultima nota interessante: Toniolo diede il suo apporto all’organizzazione delle donne cattoliche in Italia: vedi i primi statuti della loro Unione approvati da Pio X nel dicembre del 1908.

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