Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

DADI

MASSIMO LODI - 28/06/2019

dadiGran parte della Lega (governatori in primis) auspica elezioni al più presto e preme su Salvini perché ceda alla richiesta. L’uomo al comando non ha tutti i torti a resistere. Vediamo. Se il governo rotola giù, le ipotesi sono due: o se ne fa un altro o si ritorna alle urne. Mattarella s’adopererà affinché la legislatura non chiuda in anticipo, convinto che l’evento infausto sfilaccerebbe ancor di più il profilo italiano agli occhi dell’Europa e del mondo. Prevalendo la sua tesi, quali scenari apparirebbero? 1): riedizione del patto gialloverde, stavolta con il verde a far aggio sul giallo, fin quasi a scolorirlo. Ma i Cinquestelle, che dispongono pur sempre d’un gruppo parlamentare doppio rispetto alla Lega, non sarebbero disposti all’inchino. 2) Nascita d’una nuova maggioranza, con intesa Di Maio-Zingaretti, previa raccolta d’un manipolo di “responsabili”, che pur di non lasciare gli scranni di Camera/Senato e la pensione mostrerebbero disponibilità al gran rovescio, peraltro un classico italiano. Possibile l’avallo quirinalizio, specie se qualche tecnico impreziosisse di qualità la squadra.

Salvini teme il pericolo, e preferisce tirare (ambiguamente) a campare piuttosto che tirare (eventualmente) le cuoia. Un tran tran al quale e fino a un certo punto non può sottrarsi Di Maio, entrato nel mirino contestatore dell’universo pentastellato che si riconosce in Fico e Di Battista. E che soprattutto pare avere ormai anche il sostegno di Casaleggio junior. Ma i problemi del Capitano, nel procrastinare lo status quo dell’alleanza, sono due: intestarsi la manovra autunnale lacrime e sangue (non potrà che essere lacrime e sangue) con relativa erosione del consenso. E mantenere in vita un Parlamento a egemonia numerica grillina, ciò che risulterà di determinante vantaggio nella scelta del prossimo presidente della Repubblica.

La data è lontana (gennaio 2022), ma i giochi s’imbastiranno assai prima. Anzi, si sta già cominciando a imbastirli. I Cinquestelle detengono attualmente la golden share e non intendono mollarla agli alleati-rivali. Salvini, per sfilargliela, ha un solo modo: rovesciare il tavolo e riportare gl’italiani al voto. Zingaretti non ha interesse a un anticipo elettorale nel breve: il tamponamento dell’emorragia di consenso s’è appena iniziato e necessita di tempo per proseguire con successo. Dunque, meglio non andare a casa. E invece pensare a un nome del successore di Mattarella che risulti apprezzato da quella importante area della sinistra che ha dato voti sia al Pd sia all’M5S. Una tagliola dalla quale Salvini non avrebbe possibilità d’uscire.

Ecco il motivo che muove tanti dei suoi a chiedergli di mollare Di Maio. Ma il difficile sta nella scelta del momento. Se il segretario lo sbaglia, rischia di compromettere tutto quanto d’utile per lui e per il suo partito ha fino ad oggi conquistato. Nelle settimane a venire il dubbio dovrà essere sciolto, e Salvini vi provvederà solo avendo la ragionevole certezza d’uno sbocco della crisi dell’esecutivo in nuove elezioni anziché in una fregatura. Ragionevole certezza che però in politica ha sempre goduto di fragile cittadinanza, soggetta a variabilissime umoralità dell’ultimo momento. Concludendo: anche chi pare invincibile potrebbe fallire il tiro decisivo. Come in una partita di dadi.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login