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Noterelle

SOS SANITÀ

EMILIO CORBETTA - 05/07/2019

psCera una volta il West”: l’artista crea un filmone bellissimo. “C’era una volta il Pronto Soccorso”: i varesini disperati si mettono le mani nei capelli. Ma non solo loro: un po’ dovunque i pazienti arrivano nei Pronto Soccorso lombardi tremebondi e non solo per la patologia che lì li porta, ma perché sanno che un duro calvario li attende.

In numerosi convegni medici di Pronto soccorso si affermava ripetutamente che il Pronto Soccorso era l’anticamera dell’Ospedale e testimoniava il livello dell’efficienza dell’Ospedale stesso, per cui si studiavano metodiche e organizzazioni per far sì che i Pronto Soccorso rispondessero nel migliore dei modi alle urgenze di qualunque disciplina. Si voleva saper rispondere con efficacia dalla colica renale all’infarto del miocardio ai politraumatizzati ed altro. Dal Pronto Soccorso poi al reparto

La medicina si è evoluta diventando infinitamente più tecnologica, più sofisticata e richiede strutture molto più complesse e difficilissime da realizzare. I tempi tecnici per le diagnosi sono diventati più lunghi, ma la sicurezza delle risposte è molto maggiore di un tempo. Purtroppo nella organizzazione sanitaria si sono intrufolati “diavoli” che hanno decisamente complicato la situazione: prima di tutto il Costo spaventoso della sanità, il contenzioso medico legale, il rapporto posto letto e medici ed infermieri addetti allo stesso, la complicata edilizia ospedaliera, i cambiamenti nella organizzazione delle équipes rispetto al passato, organizzazione non sempre ben indovinata (la volontà di risparmiare sulle risorse umane è stata devastante), la difficoltà a preparare con efficienza la professionalità degli addetti ai vari compiti, aggiungiamo la burocrazia ed infine la politica. Aggiungiamo fake news messe in circolazione da criminali ignoranti sui social, clamoroso esempio quello riguardante le vaccinazioni. I diavoli sono solo questi? Purtroppo no, forse questi sono i principali, i più evidenti.

Nel nostro Ospedale la fuga dei medici non gioca a favore dell’organizzazione del lavoro in molti reparti specialistici, che poi si ritrovano in difficoltà a rispondere alle richieste del Pronto Soccorso diventate più numerose e pressanti anche per via dei “diavoli” sopra detti.

Un algoritmo importante pesa su tutta la sanità: il rapporto tra i posti letto ospedalieri e il numero degli abitanti del territorio. Algoritmo che diventa rovente in occasione di epidemie o di riduzione del personale per qualunque motivo con conseguente esplosione dei Pronto Soccorso, esperienza purtroppo frequente.

C’è un gran discutere nella riorganizzazione della rete ospedaliera sul territorio. È cosa necessaria, ma attenzione: la sanità non la si fa con i mattoni ma piuttosto con validi medici, buoni infermieri che devono essere spesso eroici, tecnici ben preparati, inservienti consci dell’importanza del loro lavoro per l’igiene e per il servizio all’essere umano sofferente. Più importante investire in questo campo piuttosto che sulle costruzioni.

Altro problema che si riflette sulla organizzazione dei Pronto Soccorso: il rapporto medicina pubblica – medicina privata. Un passato presidente della Lombardia diede molto spazio a quest’ultima affermando che la concorrenza fra le due medicine sarebbe andata a vantaggio dei pazienti: i Pronto Soccorso sono stati lasciati prevalentemente sulle spalle della pubblica e sono quelli che maggiormente si adattano ai bisogni dei pazienti. Non si è avverato il programma dell’ex presidente e la privata si è ritrovata il un letto di bambagia.

Attualmente nel nostro Pronto Soccorso si è creata una situazione spiacevole: dopo le dimissioni del primario è diretto provvisoriamente da un eroico medico che si trova ad affrontare problemi molto difficili tra cui la fuga di medici. Non c’è più l’equipe di professionisti che lavoravano concordi, collaboranti tra loro ma anche con i colleghi dei reparti. In tutto l’Ospedale c’era un clima diverso: il futuro dirigente Universitario saprà portare un clima nuovo?

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