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Cultura

ARTURO L’AFRICANO

LUISA NEGRI - 05/07/2019

 

Federico Crimi, storico, e Marco Dozzio, appassionato collezionista e studioso d’ arte, hanno portato nella bella sede del Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca un’interessante rassegna, ricca di oltre cinquanta opere, dedicata ad “Arturo Zanieri (1870 – 1955), un orientalista a Maccagno”.

Zanieri fu artista di radici e studi fiorentini, maccagnese di adozione, ma di curiosità e interesse cosmopolita che lo condussero per il mondo. Con una lunga sosta, di tutto riguardo e di esiti superlativi ad Alessandria d’ Egitto, dove arrivò nel 1903 per rimanervi fino al ‘38.

Conobbe qui potenti e influenti personaggi che ebbe la fortuna di frequentare e ritrarre. Tali opportunità fecero di lui un ritrattista ricercato dalle famiglie più in vista di Alessandria d’ Egitto- allora più che mai crogiolo di interscambi culturali tra oriente e occidente- che contavano e intrattenevano rapporti con funzionari, diplomatici e personaggi di primo piano del mondo politico locale e internazionale.

Rimase là per anni e dipinse non solo insuperabili ritratti, ma opere di genere vario, spesso caratterizzate da elementi pittorici e decorativi legati alla tradizione locale o alle proposte artistiche ‘di moda’ che anche qui arrivavano all’inizio del secolo. Rientrato in Italia in seguito alle mutate condizioni politiche, l’artista si stabilì definitivamente in quel di Maccagno nel 1938, continuando a dedicarsi con successo alla ritrattistica e alla pittura in genere. Il mestiere che sempre aveva prediletto.

La scelta del museo Parisi Valle non solo racconta una vita importante, quella di un artista che seppe emergere per le sue qualità pittoriche in Alessandria d’ Egitto- in un momento d’ incontro felice tra culture diverse- ma soprattutto offre uno spaccato pressoché inedito del piccolo mondo di Maccagno, proponendo il ricordo di personaggi locali di varia umanità. Un esempio tra i più interessanti : quello del maresciallo dei carabinieri Enrico Sibona (di cui è in mostra un ritratto del 1940), dichiarato nel 2007 cittadino onorario di Maccagno. Si era distinto per aver salvato la vita a molti perseguitati ebrei, avvertendoli del pericolo ed aiutandoli, tanto da essere stato insignito dallo Stato di Israele del merito di “Giusto tra le Nazioni” .

Lo Zanieri lo ritrasse con la divisa, lo sguardo fermo e attento, l’ aria dignitosa e ferma, propria di chi, in uno dei momenti storici più cruciali del Novecento, seppe compiere , pur con personale pericolo, le giuste scelte di vita. Altro nobile esempio è dato dal ritratto (1932) del Cavalier Giovanni Mori, professore di disegno e fondatore in Maccagno di una Scuola Superiore di Disegno. Ma chi ha conosciuto da vicino vita, morte e miracoli della cittadina sul Verbano, troverà , tra le oltre cinquanta opere della mostra per lo più inedite, tanti altri visi e nomi noti evocanti storie e momenti particolari della comunità in cui aveva scelto di vivere .

Quella di Zanieri, come lasciano intendere i due curatori della rassegna è però ancora una storia da continuare a indagare per scoprire nuovi aspetti dell’ uomo e dell’artista e dei due mondi, soprattutto del primo, di cui fu parte e esponente di primissimo piano .

La studiosa Nadia Radwan, autrice in catalogo di un’ ampia ricerca sulla presenza dell’ artista in terra egizia, propone un’ attenta ricostruzione dell’ attività di Zanieri in Alessandria, presentandoci un mondo sconosciuto ai più e che racconta la prima delle due vite del pittore, appunto quella dell’orientalista, ispirata dalla terra africana: con intensi volti di giovani uomini, di signore importanti o ragazze povere, persino prostitute, di abbienti cittadini ma anche di ragazzi di strada. E ancora sono paesaggi, o ricchi interni domestici che portano in sè colori e anche profumi di un mondo che Zanieri dovette molto amare e amò davvero fino alla fine dei suoi anni. Quel che appare dalle indicazioni fornite dalla mostra e dagli studi della Radwan è la indiscussa considerazione di cui godette l’ opera di Zanieri, così come la sua presenza e i suoi insegnamenti nelle scuole d’ arte in Egitto e in patria. E questo nonostante la dispersione delle opere, a seguito anche degli eventi politici che scombinarono i destini degli influenti amici dell’ artista, non permetta di avere ancora un quadro completo del suo lavoro in Alessandria d’ Egitto.

La seconda vita del pittore, come abbiamo anticipato, fu dunque accompagnata non più dall’esotismo olfattivo alessandrino, ma dal profumo dolce del Verbano, nella deliziosa terra maccagnese stretta tra il Giona e le sue valli verdeggianti come l’ amata Valle Veddasca : dopo la luce abbacinante d’Africa lo aspettava quella chiara e leggera del Lago Maggiore coi suoi cittadini incuriositi dalla presenza di quell’artista assuefatto a frugare nell’anima della gente.

Già nel ‘22, grazie a un compagno di viaggio col quale aveva attraversato il Mediterraneo,Zanieri aveva conosciuto la terra dove avrebbe stabilita la sua ultima residenza .

in mostra sfilano i tanti ritratti delle famiglie da lui conosciute nel tempo , rappresentanti diversi strati sociali: sono negozianti di alimentari, insegnanti, impiegati, uomini di cultura, o fedeli e onorati dipendenti statali.

L’ interesse del ritrattista s’ appunta, con uguale intensità e partecipazione, dai più modesti modelli a quelli di esponenti della buona società come i Ceretti, o Leopoldo Giampaolo, che di Maccagno, ma non solo di Maccagno, fu ottimo storico.

Una rassegna bella e interessante, voluta con tenacia e intelligenza dai suoi curatori è dunque la mostra dedicata a Zanieri e proiettata verso nuovi disvelamenti.

Dove sfilano, accanto a nomi e volti, anche i rasserenanti paesaggi del maccagnese: perché anche nelle descrizioni paesaggistiche l’ artista rivelava un talento superiore . Si vedano i luoghi amati, quella Gabella dove aveva comperato casa e dove visse in grande sintonia di lavoro e amicizia con tutti coloro che lo andavano a cercare. Nello studio in cui accoglieva i suoi ospiti, tra una chiacchiera e l’ altra, di posa in posa, riusciva a strappare le storie sottese a quelle vite e a quegli sguardi, gli sguardi- sottolineati dai suoi critici- che Zanieri sapeva riproporre in modo davvero speciale. Tanto da essere ricercato sul mercato collezionistico per quelle sue caratteristiche pittoriche meritando in anni più che mai felici anche l’ apprezzamento dei sovrani.

Non solo quelli d’ Egitto che ne avevano portato alle stelle la considerazione, ma anche dei Savoia, che ne premiarono la competenza con il dono di una riconoscente stima.

 

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