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ONNIVORI

MARCO ZACCHERA - 05/07/2019

fao

La sede della FAO a Roma

Nel disinteresse quasi generale Pechino si è conquistato un altro puntello per il controllo del mondo “mangiandosi” – letteralmente – la FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite che dovrebbe operare contro la fame nel mondo e che ha sede a Roma, in quel grande palazzo bianco che Mussolini volle fosse il ministero per occuparsi di quella che fu l’Africa Italiana.

Il vice-ministro cinese Qu Dongyu è stato infatti eletto direttore generale dell’Agenzia il che significa avere per diversi anni futuri un controllo sui fondi e potendo contare su di un mare di assunzioni più o meno pilotate. Soprattutto la Cina potrà dettare la “linea politica” futura della FAO, decidendo in buona sostanza chi aiutare e chi invece no o almeno dettando una scala di priorità..

Una vittoria, insomma, di grande significato politico e che la dice lunga su chi controlla concretamente (e come) le assemblee elettive del mondo.

La vittoria cinese lascia infatti sul campo, perdenti, il candidato georgiano sostenuto dagli USA e quello indicato dai paesi europei che – pur essendo di gran lunga i paesi maggiormente “donatori” della FAO – non solo si sono divisi tra loro e quindi hanno perso, ma soprattutto hanno dimostrato quanto invece la Cina sia capace di fare “sistema” nel conquistare il voto dei paesi aderenti.

Con le buone o con le cattive (“Se non votate per noi vi tagliamo i crediti” è stato alla fine l’inno cantato da Pechino) la Cina ha conquistato infatti la gran parte dei voti dei 53 paesi africani, diventati economicamente quasi tutto sino-dipendenti e che sono oggetto della parte più rilevante anche degli aiuti FAO, ovvero un rivolo impressionante di risorse (miliardi di euro) che i vari paesi versano all’agenzia dell’ONU perché li distribuisca in progetti agro-alimentari e di assistenza dopo averne trattenuti larga parte per le consuete spese generali. .

L’Italia è rimasta silenziosa, con però diverse voci di avvenuti “contatti” con Pechino in prudente ma servile agreement in vista dell’apertura della fantomatica “Via della Seta” e la speranza quindi di robusti acquisti cinesi del nostro debito pubblico.

I lettori del mio libro “Quale Integrazione? Quello che non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione” (chi non l’avesse letto me lo richieda) si saranno resi conto anche da questo esempio concreto – e puntualmente da me preannunciato nel libro – di quanto velocemente oggi la Cina si avvii a diventare la vera padrona del mondo, di quali ramificazioni può già oggi mettere in campo e di quanto sia ipocrita, miope e sciocca la posizione europea, incapace di capire come – una volta tanto – solo gli USA stiano guardando una spanna al di là del naso. cercando in qualche modo di opporsi economicamente a Pechino.

Troppe volte passa il messaggio che Trump sia a metà tra uno sciocco ed un cretino (e spesso si dimostra tale) ma è un fatto che la Cina sta controllando il mercato del credito e delle valute, che ha sommerso di crediti i paesi in via di sviluppo e li controlla economicamente soprattutto per la sua grande “fame” di materie prime.

Cercare di contenerla sarebbe la prima cosa da fare per le nazioni occidentali che sono sommerse dai suoi prodotti con marchi e sistemi che non corrispondono a quelli previsti dalle norme internazionali.

La vittoria alla FAO non è quindi solo una prestigiosa vittoria politica, ma una dimostrazione di vitalità diplomatica, di capacità di pressioni e di ricatto mentre dall’altra parte l’Occidente sembra non volersi rendere conto di quanto grave e compromessa sia la situazione.

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