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In Confidenza

IL PROSSIMO

Don ERMINIO VILLA - 05/07/2019

L'arte della misericordia in un mosaico di Rupnik

L’arte della misericordia in un mosaico di Rupnik

Il prossimo non esiste già. Prossimo si diventa. Prossimo non è colui che ha già con me dei rapporti di sangue, di razza, di affari, di affinità psicologica. Prossimo divento io stesso nell’atto in cui, davanti a un uomo, anche davanti al forestiero e al nemico, decido di fare un passo che mi avvicina, mi approssima.

«L’amore per l’uomo nasce dalla dedizione a Dio, manifesta l’affidamento alla volontà di Dio. Ma Dio è il Padre di tutti, per questo, colui che è radicato nell’amore di Dio guarda e avvicina ogni uomo, creando vincoli nuovi di prossimità, e scavalca le barriere della razza, della classe sociale, della diversa mentalità, della diversa appartenenza religiosa» (Carlo M. Martini, Farsi prossimo).

Gesù è il Dio che si fa prossimo a noi, senza andare in cerca di nessuna qualità eccezionale nei suoi primi discepoli: quello che cerca è la loro debolezza, i loro scacchi inconsci, le loro colpe insospettate, tutte quelle zone malate di ogni uomo che hanno bisogno del suo amore, che possono essere colte e assunte solo dall’amore, sulle quali il suo amore può intervenire con la sua onnipotenza. Gesù è venuto fino a noi proprio per prendere su di sé la nostra debolezza e per trasformarla in forza.

A questo punto tocca a noi farci prossimo ai nostri fratelli. Lo dice anche la beatitudine: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia“. Una beatitudine che offre in premio soltanto se stessa. È la misericordia la promessa della misericordia.

«Ci sono due tipi di misericordia che certamente il misericordioso “trova”. La prima è quella che abbiamo donato e che, donandola, si è moltiplicata. La misericordia, come e più delle grandi virtù, cresce con l’esercizio. Si diventa più misericordiosi praticando misericordia. Il dolore che asciughiamo negli altri alimenta la nostra capacità di misericordia. Come i pioppi e le tamerici che curano e disintossicano terreni malati e avvelenati, che si nutrono delle sostanze nocive, che li fanno vivere e crescere. Se il mondo non fosse abitato dai misericordiosi – e sono più di quanti pensiamo – la terra sarebbe tutta avvelenata, e la fioritura della primavera non arriverebbe mai.

Un’altra forma di misericordia che trova il misericordioso, veramente preziosa, è quella nei confronti di se stesso. Chi è capace, per gratuità e per virtù, di praticare la misericordia con gli altri si ritrova un giorno con occhi diversi con cui guardare anche le dimensioni della propria vita che non vorrebbe ospitare e che lo fanno soffrire. In quel giorno le nostre viscere iniziano a muoversi nell’incontro faccia a faccia con la persona che non volevamo diventare e che invece siamo, con gli appuntamenti persi, con i bivi sbagliati, con la storia che non volevamo scrivere e che invece abbiamo scritto. “I misericordiosi troveranno misericordia”» (Luigino Bruni)

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