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Cultura

EPITTETO, IL MANUALE

LIVIO GHIRINGHELLI - 05/07/2019

epittetoNato a Ierapoli nella Frigia meridionale intorno al 50 d.C. , schiavo emancipato in Roma di Epafrodito, potentissimo liberto di Nerone, Epitteto, filosofo greco può frequentare lo stoico Musonio Rufo,nativo di Volsinii in Etruria, cacciato da Nerone e richiamato da Galba.

Tiene lezione nell’Urbe fino al 94-95, soprattutto sotto Tito. Da Musonio eredita la forte impronta cinica e con lui condivide la difficile sorte in un clima politico avverso, la concezione energicamente pratica della riflessione etica, l’abitudine al rigore del ragionamento. Divenuto presto famoso, nell’89 è bandito da Domiziano e ripara a Nicopolis, città costruita da Augusto in Epiro dopo la vittoria d’Azio, fondandovi una scuola. Muore probabilmente tra il 125 e il 130 sotto il principato di Adriano. Tra i discepoli va ricordato lo storico Arriano di Nicomedia, console nel 130, che raccolse le sue lezioni dal 117 al 120 nelle Diatribe e nel Manuale.

Le Diatribe constano di 8 libri, ma ce ne sono pervenuti soltanto quattro . Al pari di Socrate Epitteto non scrisse nulla. Il Manuale, compendio di etica stoica, fa ricordare nella sua fortuna la traduzione fattane da Giacomo Leopardi e ci presenta una casistica morale in accordo con la cultura giuridica dell’Impero. La logica è importante, però il suo ruolo è strumentale rispetto all’etica.

Epitteto non risparmia comunque critiche all’azione ed esalta l’ideale dell’autosufficienza. Ogni oggetto, come tale, è sprovvisto di valori; questo attributo si presenta soltanto se l’uomo prende posizione rispetto ad esso; chi agisce determina atti buoni o malvagi, assumendoli come suoi termini; le cose sono in funzione delle figurazioni che le riguardano. La felicità dipende dall’uso e dal controllo, che l’uomo è in grado di operare su tali rappresentazioni. Basta operare sui giudizi.

Nel Manuale Epitteto raccomanda di comportarsi nella vita come a un banchetto, “che se tu non toccherai pur quello che ti sarà posto innanzi e non ne farai conto, allora tu sarai degno non solo di sedere cogli Dei a mensa, ma eziandio di regnare con esso loro”.

Il segreto sta nel combinare azioni e bisogni. La felicità non consiste nell’acquistare e godere, ma nel non desiderare nulla, perché risiede nell’essere libero. Epitteto predica indifferenza verso il mondo, l’ideale dell’astinenza, il godimento senza interesse , l’attenuazione di ogni bisogno, la svalutazione della vita, la partecipazione apatica per il dolore altrui (Diogene di Sinope, Seneca, Zenone e il Portico). I tribolati e afflitti non lo sono per l’accaduto, il dolore che provano nasce dalla considerazione che hanno per quanto è capitato. Importante è l’autopossesso interiore (filosofia dei periodi di decadenza).

In merito a Epitteto si ha scarsità di notizie significative. Frequente è l’interferenza di deformazioni mitizzanti, per non parlare delle distorsioni accumulate dalla cultura europea. L’unica testimonianza è nell’Enciclopedia bizantina Suda del X secolo.

Altre massime di rilievo: Non dir mai di cosa veruna, io l’ho perduta; ma bene: io l’ho restituita. Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che eglino hanno delle cose. Innanzi di metterti a qualsiasi operazione, divisane teco stesso le antecedenze e le conseguenze. La pietà verso gli Dei consiste massimamente in aver sane e rette opinioni intorno a quelli. Stabilisci a te stesso, come a dire, un carattere e una figura, la quale tu abbi a mantenere da quindi innanzi sì praticando te stesso e sì comunicando colle persone. Vuolsi por cura che le donne si avveggano di essere avute in pregio, se non in quanto si dimostrino costumate, vereconde e caste. Non darti mai titolo di filosofo e tra gente comunale non volere, se non fosse alcune poche volte, entrare in ragionamento di dottrina speculativa, ma, in quella vece, opera secondo cotal dottrina. Quando alcuno ti dirà che tu non sai nulla, e tu, per udir questo, non ti sentirai pungere, allora sappi che tu cominci a far frutto.

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