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Opinioni

SANITÀ MALATA

SAMUELE ASTUTI - 12/07/2019

sanita-lombardaIl sistema sociosanitario arranca anche in Lombardia. La tanto sbandierata eccellenza della sanità regionale è ormai solo un ricordo destinato a svanire rapidamente non appena si varca la soglia di un ospedale. Intendiamoci, il livello del personale resta altissimo, ma l’organizzazione complessiva del sistema è tale da compromettere la qualità e soprattutto la tempestività delle prestazioni erogate, tutto a danno della salute complessiva dei cittadini. Se nel 2011 le performance del sistema sanitario lombardo erano al secondo posto, subito dietro a quelle dell’Emilia Romagna, dal 2012 ad oggi la Lombardia non è mai più arrivata sul podio e raccoglie, per questo 2019, un misero sesto posto.

Il calo delle performance dura insomma da diversi anni e può dunque dirsi strutturale. Le risorse destinate alla sanità si sono ridotte in termini assoluti, ma restano il 77% del bilancio di Regione Lombardia, pari a più di 1.800 euro procapite all’anno. Trovare solo nella contrazione economica facili alibi è fuorviante, tanto è vero che altre regioni italiane, a parità di tagli e con sistemi in cui l’incidenza del privato è minore hanno comunque saputo fare meglio.

Il blocco del turn over ha impedito il ricambio generazionale e aumentato l’anzianità del personale medico-sanitario. Si calcola che su un totale di 7.500 medici di medicina generale operanti in Lombardia, da qui al 2022 ne andranno in pensione 1.800, mentre da qui al 2028 ben 4.167, senza che siano previsti efficaci piani di sostituzione. Senza un’inversione di tendenza, nel 2025 in Lombardia mancheranno 510 pediatri, 377 medici di medicina interna, 315 anestesisti e rianimatori, per citare solo gli ambiti più in sofferenza.

Il primo segnale che i cittadini possono cogliere direttamente rispetto all’emergenza che sta colpendo il sistema è il prolungarsi vertiginoso delle liste d’attesa. Da tempo proponiamo un monitoraggio dell’offerta e delle attese in tempo reale, con la costituzione di una agenda unica per tutti gli erogatori pubblici e privati accreditati, consultabile anche dall’utente. La Giunta Fontana recentemente è intervenuta promuovendo l’uso dell’agenda unica quale modalità di prenotazione per le strutture sanitarie pubbliche e private, pena la mancata remunerazione di ogni prestazione prenotata al di fuori di tale sistema. Tuttavia, l’agenda unica dovrebbe essere requisito vincolante per le strutture private per mantenere il contratto con la Regione.

Altro tema spinoso, che qui accenno solamente, riguarda i posti letto: il 17% è inutilizzato per cattiva ripartizione o per mancanza di personale.

Ma come stanno i Lombardi? Un anziano su due, dopo i 65 anni, assume dai 5 ai 9 farmaci al giorno. Quasi il 60% manifesta scarsa aderenza alle terapie, tutti sintomi di scarsa efficacia e spreco di risorse. Il nuovo modello della presa in carico del paziente cronico non ha sin qui avuto l’effetto sperato e la riforma è ben lungi dall’essere a pieno regime.

La provincia di Varese non naviga in acque migliori rispetto al resto della regione, anzi. La carenza di personale colpisce soprattutto le realtà più piccole e isolate, compromettendo il diritto alla salute dei cittadini che abitano i territori di montagna. Molte strutture poi andrebbero ristrutturate e riorganizzate. Un possibile aiuto per migliorare una situazione in alcuni casi drammatica potrebbe venire dalla realizzazione di presidi sociosanitari territoriali per le cure a bassa intensità, i cosiddetti PreSST, in modo da decongestionare gli ospedali e i pronto soccorso per la cura di pazienti con problemi di salute lievi che possono essere risolti in strutture minori. Per alleggerire il carico degli ospedali andrebbe inoltre incrementato il numero dei POT (Presidi Ospedalieri Territoriali), strutture fondamentali per il territorio che nascono dalla conversione di ospedali generici in ospedali per la presa in carico.

Ad oggi questa rete territoriale stenta a decollare e, per trovare risposta ai loro bisogni di cura, i malati si rivolgono spesso alle strutture ospedaliere, in particolare al Pronto Soccorso. Si tratta di una modalità inappropriata per richieste che potrebbero invece, se ben programmate, trovare risposta in un modello innovativo di presa in carico. D’altra parte proprio la scarsa implementazione di POT e i PreSST nel territorio regionale contribuisce, insieme ad altre criticità, a non far decollare il nuovo modello di gestione del paziente cronico.

Serve un’inversione rapida di marcia, ma la Giunta Fontana sarà in grado di compierla?

 Samuele Astuti, Consigliere regionale del Partito Democratico

Dall’11 marzo alla fine di giugno di quest’anno Samuele Astuti ha visitato tutti e undici gli ospedali varesini afferenti alle due Aziende socio sanitarie territoriali Sette Laghi e Valle Olona: è partito da Luino, Cittiglio e Angera, poi Saronno, Tradate e Somma Lombardo, quindi gli ospedali di Varese, il Circolo e il Del Ponte, i due destinati a diventare ospedale unico, Busto Arsizio e Gallarate e, infine, Cuasso al Monte.

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