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Attualità

PASTORALE DELLA CHIESA

LIVIO GHIRINGHELLI - 12/07/2019

policoroLa Chiesa italiana, a partire al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (autunno 2015) è andata elaborando un progetto di rinnovamento della pastorale sociale in base alla proposta dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium e al paradigma di ecologia integrale introdotto dall’Enciclica Laudato si’.

Questi i verbi del Convegno di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare, celebrare. Nella dinamica dell’abitare si pongono i problemi di una Chiesa che abita come comunità un territorio, con tutti i suoi conflitti, facendosi carico del vissuto personale e sociale, comunicando il Vangelo a partire da esperienze concrete in modo nuovo, mediante i moderni mezzi digitali. Ci deve essere un ascolto sapienziale del territorio, adottando come metodo il discernimento comunitario alla luce della Scrittura e della dottrina sociale della Chiesa.

L’impegno si concretizza in formazione politica e di cittadinanza, accompagnamento, prossimità e sostegno, nelle situazioni di fragilità e di conflitto personale e istituzionale, proposte culturali su questioni di fondo, promozione di iniziative e opere sui territori. Bisogna risignificare secondo la carità evangelica tutte le relazioni sociali, economiche, politiche e quelle con il creato. Ne è investito, tra gli altri, anche il Progetto Policoro, concepito per dare risposte concrete al problema della disoccupazione, in particolare quella giovanile (ne è uscita negli oltre venti anni di attività una rete territoriale articolata e capillare).

La Chiesa non è interessata a imprimere il proprio marchio su idee e iniziative, difendendo spazi di potere e di prestigio, bensì a innescare e sostenere processi virtuosi, che coinvolgano chiunque voglia porsi in dialogo.

Il lavoro va umanizzato soprattutto in ordine ai conflitti che lo caratterizzano e alla tecnologia che lo trasforma incessantemente. Preoccupa un’economia sempre più globalizzata e spesso privata della sua dimensione sociale; urgono le soluzioni da dare alle sfide globali dell’ecologia e delle migrazioni. Va favorita la partecipazione democratica, con tutta una leadership da ricostruire.

 Si avvertono distorsioni quali i fenomeni di desocializzazione, i conflitti generazionali, etnici e sociali, la disoccupazione e la precarietà soprattutto giovanile, la speculazione economica, il degrado ambientale, illegalità, corruzione e degrado delle istituzioni.

Bisogna promuovere percorsi di riconciliazione e di dialogo, di ricerca della pace sociale, prassi virtuose di economia civile e sociale, di consumo di energia e di materie prime e nuovi stili di vita, costruire luoghi ed esperienze di comunità, solidarietà e prossimità.

Più che parlare e discutere importa fare qualcosa insieme, vivere in mezzo alla gente in modo discreto, senza grande risonanza mediatica, porsi come lieviti, non pretendendo privilegi o uno status concepito come acquisito per sempre.

E vanno abitati anche i socialnetwork e le piattaforme digitali quali modi di interazione tra esseri umani.

Estremamente prezioso è il sapere pratico e circolare della Chiesa, che nasce dal continuo incrocio tra Vangelo e storia. Le singole Chiese si ispirano alla dottrina sociale e al contempo contribuiscono al suo sviluppo. Fa d’uopo insegnarla (v. le scuole diocesane di formazione sociopolitica), senza tradirne la natura pastorale e pratica, senza farne una ideologia.

Ci si deve mettere dal punto di vista dei più poveri e della creazione. La Chiesa indica uno stile nuovo, quello del dialogo e dell’ospitalità e delinea il paradigma dell’ecologia integrale, coltivando una spiritualità ecologica. Non è solo maestra di verità immutabili, ma testimone di misericordia.

La conversione interiore si riverbera in una dimensione comunitaria.

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